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Questioni di genere

Sette donne francesi si candidano a ruoli ufficiali nella Chiesa

di Paola Lazzarini
23 Luglio 2020

Il 22 luglio la Chiesa celebra Maria Maddalena, la discepola che ha seguito Gesù nel cammino della sua vita, che fu con Lui sotto la Croce, colei alla quale il Maestro scelse di rivelarsi per prima dopo la Resurrezione. Maria Maddalena, apostola degli apostoli.
Proprio in questa data sette donne francesi: Laurence, Claire, Sylvaine, Christina, Hélène, Loan, Marie-Automne, hanno presentato formale candidatura ad altrettanti ministeri della Chiesa cattolica al nunzio apostolico a Parigi, monsignor Celestino Migliore. Qual è la notizia? La notizia è che nessuno dei ruoli a cui queste donne si sono candidate (parroco, diacono, nunzio, predicatore) è attualmente aperto alle donne. Pur avendo la formazione adatta, pur essendo battezzate, pur avendo fatto un discernimento vocazionale, mancano dell’unico requisito davvero indispensabile per esercitare un ministero all’interno della Chiesa cattolica: il sesso giusto.
Ad aprire la strada è stata, nel maggio scorso, la teologa Anne Soupa, da più di un decennio impegnata nella promozione del ruolo delle donne nella Chiesa, che si è candidata a guidare la diocesi di Lione; una diocesi provata da anni difficili, sotto la guida del controverso vescovo Barbarin, che ha sfuggito una condanna per omissione di denuncia di abuso su minori solo perché nel frattempo caduto in prescrizione.
Anne Soupa si è detta pronta ad assumere tale incarico, forte delle ripetute dichiarazioni del Papa riguardo all’esigenza di separare l’amministrazione dei sacramenti dalla gestione del potere nell’istituzione più estesa al mondo, la più capillare e strutturata, l’organizzazione religiosa più potente e influente al mondo.
Anne Soupa e queste sette donne non chiedono l’ordinazione: le donne cattoliche da decenni chiedono di poter accedere all’ordinazione, ma questa è stata decisamente negata (il riferimento principale in materia è la lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis di Giovanni Paolo II del 1994), pertanto – dicono queste donne – siamo disposte a mettere da parte la richiesta, a patto però che si progredisca in quella separazione tra governo e ordinazione, la cui sovrapposizione Papa Francesco ha tante volte condannato, chiamandola clericalismo.
Riunendosi in un collettivo, “Toutes apotres”, le francesi affermano che: “c’è un pool di donne interiormente pronte ad accettare una candidatura proibita. Inoltre, il fatto che questo processo si sia svolto solo sulle reti delle 5 organizzatrici dimostra che molte altre donne avrebbero potuto candidarsi. C’è un grande potenziale di donne che sono state chiamate, che nessuno conosce ancora. Sappiamo però che molte donne di valore hanno dovuto respingere la nostra proposta per paura – giustamente – di perdere la loro responsabilità nell’istituzione”.
Non si tratta, come si potrebbe pensare, di una semplice provocazione. Senz’altro c’è una dinamica provocatoria nel candidarsi ad uffici attualmente inaccessibili, ma c’è anche la consapevolezza, ben fondata teologicamente, che in realtà non stanno andando contro alcun magistero, ma solo una tradizione: quella che a capo di una comunità parrocchiale ci debba essere per forza un prete. Purtroppo è proprio dei giorni scorsi la pubblicazione di un documento della Congregazione per il Clero, firmata dal Papa, che riafferma (in barba a qualunque attenzione alla collegialità e sinodalità che sembrava orientare la Chiesa di Francesco) la centralità del parroco prete, nella comunità parrocchiale, tanto da escludere addirittura la possibilità di parlare di un team-guida formato da prete e laici, o prete e suore.
In questo contesto la notizia delle sette donne coraggiose è ancora più importante, nella speranza che liberi e incoraggi quella di altri milioni di cattoliche in tutto il mondo, stanche di essere escluse da qualunque processo decisionale ecclesiale.
La Chiesa farà di tutto per ignorarle, come ignora l’azione di tutte noi che ci battiamo per uguaglianza e pari dignità di tutti i battezzati, ma – come afferma la teologa Tina Beattie: “è il loro futile tentativo per far tornare il genio nella lampada e lo Spirito Santo nel tabernacolo”. Troppo tardi.

Chiesa cattolica Francia Papa Francesco
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