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Noi e l’auto: i tempi stanno per cambiare?

di Gianluca Ruggieri
25 Settembre 2015

Lo scandalo delle emissioni truccate era il segreto di Pulcinella. Tra gli addetti ai lavori da tempo circolava il sospetto che le grandi case automobilistiche mondiali usassero il controllo elettronico dei motori per ottenere risultati più favorevoli nei test di consumo e di emissione.
Lo sapevano gli scienziati del Centro Comunitario di Ricerca di Ispra e lo sapevano gli attivisti dell’International Council on Clean Transportation.
La consapevolezza era così diffusa da portare Altroconsumo a lanciare una class action contro Volkswagen e Fiat, ormai più di un anno fa.
Del resto chiunque abbia acquistato un’automobile nuova, conosce cocenti delusioni ogni volta che tenta di raffrontare i consumi reali (ormai facilmente verificabili con i computer di bordo) con quelli dichiarati dalle case automobilistiche.
Finora però i sospetti erano trasversali, non concentrati su un’unica casa automobilistica. La novità è la possibile multa al colosso tedesco che alcune agenzie americane stanno valutando.

Se tutti barano, la concorrenza non è falsata, ma le conseguenze sono pesanti per tutti. Oggi sappiamo che i motori a combustione interna disponibili sul mercato hanno prestazioni inferiori ed emissioni più elevate di quanto dichiarato. Sappiamo che i nuovi standard (come gli Euro 5 obbligatori dal 2011) non sono probabilmente rispettati.
Sappiamo quindi che le rottamazioni portano meno benefici ambientali di quanto era lecito attendersi. Sappiamo che le esenzioni del bollo, gli sconti sulle tariffe di ingresso (come quelli previsti dal vecchio Ecopass in vigore a Milano tra il 2008 e il 2010) e gli altri sistemi di incentivazione (come il bonus malus francese) non avevano una giustificazione reale.
Viviamo tempi interessanti, anche se forse è ancora presto per dire che questo sia l’inizio della fine dei motori a combustione interna e dell’automobile come la conosciamo.

Il nostro paese per lungo tempo è stato uno di quelli con il maggior numero di città con la peggiore qualità dell’aria in Europa, con il maggior numero di automobili per abitante e con il maggior numero di automobili per chilometro di strada. Con una concezione dello sviluppo ancora incentrata sulla costruzione di nuove autostrade che poi nessuno usa (e che paghiamo tutti, alla faccia del project financing).
Servirebbe uno scatto di fantasia e di immaginazione. Quello che sembrano avere le nuove generazioni che stanno cominciando un lento esodo in uscita dalle automobili.
Ma i cambiamenti profondi avvengono quando l’immaginario è pronto. E per stravolgere l’immaginario forse contano di più notizie passate sottotraccia, come i progetti di Apple o di Google per una nuova auto elettrica. O una novità, ignorata dai più, che forse è la più importante del giorno: la Rai trasmetterà in chiaro i gran premi della Formula E, campionato mondiale aperto solo ad auto a trazione elettrica.
Nel campionato, che inizierà fine ottobre a Pechino, sono impegnati grandi marchi come Renault, Citroen e McLaren. Che un campionato del genere inizi a fare breccia anche nel paese del cavallino rampante forse è il segnale della svolta. Del resto la petizione che Regione Lombardia ha lanciato per convincere la FIA a non cancellare lo storico Gran Premio d’Italia di Formula 1 a Monza (“sommergeremo Ecclestone di firme“) ha raccolto solo 40.000 adesioni: un flop clamoroso.
E chissà se prima o poi la Formula 1 non sarà destinata a recitare il ruolo che oggi ha il palio di Siena.

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