Sgarbi e la libertà dell’arte nella Costituzione
L’appello di Vittorio Sgarbi contro la chiusura dei musei, cinema e teatro è il grido forte ed incisivo dell’ultimo parlamentare di cultura di un’aula sorda e grigia.
La sensibilità di Vittorio Sgarbi è proverbiale come uomo che coltiva la bellezza in tutte le sue forme e la dimostrazione è stata conferita dalla sua solenne affermazione: “nessuno è morto di Covid per aver visitato una mostra di Raffaello”.
Chiudere cinema, teatri, musei è un attentato, un crimine contro la cultura oltreché impoverisce sino al collasso economico gli artisti e tutti gli operatori dello spettacolo, mentre illogicamente le tabaccherie restano aperte.
Gli assembramenti, se si vuole con appositi regolamenti e turnazioni, possono essere contenuti, quando si visitano musei.
Con l’accorgimento del distanziamento dei posti nei teatri e nei cinema, come avviene sugli attrezzati treni Freccia Rossa, può esserne facilitata la frequentazione.
Ma indiscriminatamente si chiude: è un atto di assoluta barbarie, inaccettabile in un paese civile.
Occorre una sana liberazione da questo governo di inetti che si pone contro la cultura.
Se Mattarella non ha oggettivamente poteri per intervenire, può far sentire la sua voce per il rispetto dell’arte.
Ricordiamolo che l’arte è libera secondo l’art.33 della Carta Costituzionale e non può soffrire di provvedimenti limitativi.
In questo senso si pone l’appello di Vittorio Sgarbi, l’ultimo vero autentico intellettuale del Parlamento Italiano.
“L’Italia ha nella sua natura un DNA di bellezza che la distingue rispetto a ogni altro paese. L’Italia è un’espressione geografica, storica e spirituale, e Italia è il nome della bellezza( Costituzione e bellezza Vittorio Sgarbi e Michele Ainis).
Ecco perché il lockdown non può uccidere la cultura.
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