El país de no me acuerdo

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6 Agosto 2022

È il titolo di una delle canzoni più commoventi dell’autrice argentina Maria Elena Walsh che, attraverso testi di semplicità straordinaria, camuffandoli da canzoni per l’infanzia, raccontava metaforicamente realtà terribili dell’Argentina dei militari. Il paese del non mi ricordo oggi mi appare come l’Italia, che dimentica perfino com’è fatta, perfino la sua posizione geografica.

La Sicilia, quest’anno, attira parecchio chi ne scrive. E chi ne scrive sembrano essere soprattutto giovani che, presi dall’entusiasmo, si sentono in dovere di suggerire decaloghi e consigli di visita di luoghi siciliani, belli o mostruosi, affollati o abbandonati, comunque di un qualche interesse. È una bella cosa, alla fine, ma…

Nell’articolo precedente ci si era soffermati su un opuscolo in cui il decalogo era denso di errori storici e svarioni, ripresi anche da un quotidiano nazionale, Il Messaggero, dove l’autore (o autrice) si era preso/a la briga di suggerire ulteriormente dei dettagli geografici e storici, macchiando inevitabilmente la sua già scadente pagella.

Oggi tocca al Gruppo GEDI e La Repubblica, di cui fa parte “alfemminile” così, tutto attaccato, “alfemminile” forse perché il grafico ha deciso che è chic, si prende il lusso di chiacchierare sulle città fantasma, presenti sul territorio italiano, da visitare almeno una volta nella vita. Cura quest’articolo Elisa Pietrani il 22 luglio scorso.

Le sette città prese in considerazione (che siano sette città mi riporta un po’ al fumetto del 1954 “Zio Paperone e le Sette Città di Cíbola”, città fantasma costruite tutte d’oro oltremare da sette vescovi fuggiti dall’Europa, subito dopo la scoperta dell’America, secondo la leggenda, e ritrovate dalla famiglia dei paperi, poi soggetto di film e di videogiochi) sono:

1) Consonno 2) Poveglia, l’isola del male 3) Mirteto 4) Monterano 5) Craco 6) Ingurtosu, la miniera fantasma 7) Poggioreale.

Un argomento succoso su cui c’è da dire parecchio. Ma forse colei dice troppo.

Io mi limiterò a Poggioreale, perché conosco bene l’argomento e se parlo di qualcosa è perché so ciò di cui parlo, sennò preferisco tacere. Delle altre città ne ho sentito parlare, ho visto degli speciali documentari in tv, ho letto varie cose, ma non ci sono mai stato. A Poggioreale invece sì.

Elisa Pietrani inizia così:

A spegnere la vita a Poggioreale, piccolo centro della Valle del Belice, fu il terribile terremoto del 1968. La terra tremò e portò devastazione in tutta la zona di Messina.

Due errori in una sola frase, meraviglioso, uno geografico e uno storico. Cominciamo da quello geografico, anche perché abbiamo già visto che la geografia, materia ormai considerata a scuola negletta e inutile, di cui però molti (giovani) vogliono parlare perché forse, siccome ormai quasi nessuno sa riconoscere gli errori, ci si sente al sicuro, è una delle più assassinate dai giornalisti o sedicenti tali. Poggioreale, capra, capra, capra!, non è in provincia di Messina, lontana oltre 200 km, ma di Trapani. L’errore storico, ben più grave, è che il terremoto catastrofico di Messina non è del 1968 ma del 1908. Sessant’anni prima.

Eppure, nonostante la paura che svuotò per sempre la parte antica del paese, a Poggioreale molte strutture di alcuni dei palazzi più rappresentativi ressero…

Continua, l’indefessa Pietrani. La parte antica del paese. Non era la parte antica del paese, era IL PAESE, tutto il paese. Il paese nuovo è stato costruito totalmente da zero qualche chilometro più a valle. Quindi neanche adesso ciò che sono quelle rovine sono “la parte antica del paese”, quelli sono ruderi e basta. Il paese nuovo è un’altra cosa, staccato, un corpo estraneo, ed è ancora più estraneo perché nella ricostruzione si sono sbizzarriti architetti ultrafamosi per creare i loro giocattoli e opere d’arte, chiamiamole così, totalmente scollate da una società frammentata, aliena e assolutamente stupefatta davanti alle nuove proposte di questi pazzi.

Si legge, nel CV della Pietrani:

Amante di scrittura e lettura, nella vita ha fatto delle sue passioni un vero e proprio lavoro. Divoratrice di romanzi con una predilezione per quelli d’avventura. Dopo gli studi in ambito digital marketing decide di intraprendere la strada della scrittura di contenuti in ottica SEO. Collabora con la redazione di Alfemminile soprattutto per la sezione Lifestyle.

Se ama la scrittura e divora romanzi avventurosi ma vuole scrivere di contenuti in ottica SEO, quindi probabilmente per migliorare la visibilità dei propri errori, sarà meglio che studi su quei contenuti prima di scriverne. A meno che lo scopo non sia proprio quello di riscrivere la Storia e la Geografia secondo criteri che a noi appaiono occulti.

Se già alla voce Poggioreale ho riscontrato tre imprecisioni in otto righe posso immaginare che nelle altre sei città fantasma possano essercene altrettante se non di più. Questo non lo so perché le altre città non le conosco per averle visitate. Anche perché se visito qualcosa mi documento per bene. Ma io parlo e scrivo solo di ciò che conosco, altrimenti taccio.

A proposito, tra le tante città fantasma della Sicilia, oltre naturalmente a Poggioreale, suggerisco la visita di Cunziría, presso Vizzini (Città metropolitana di Catania).

Cunziría, Vizzini (CT)

Più che “alfemminile” suggerirei al Gruppo GEDI e a La Repubblica di accogliere in famiglia una nuova nata, aperta a tutti, maschi e femmine per non fare discriminazioni, e di intitolarla “allignorante”, senza apostrofo, naturalmente. Farebbe molto millennial e quindi chic.

Saluti e baci.

TAG: Belice, città fantasma, Cunziría, geografia, ignoranza, la repubblica, Messina, Poggioreale, Sicilia, Storia, terremoto, Vizzini
CAT: Beni culturali, Messina

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