I Minibot sarebbero azioni: e se funzionassero da vaccino contro la No-Eurite?

22 Giugno 2019

A quelli della mia generazione nella stessa vita è capitato da bambini di vedere al cinema da “Totò contro Maciste” e da adulti maturi Borghi Aquilini contro Draghi, nella realtà.  O qualche film a episodi in cui la storia girava intorno a una “cambiale” (e non so perché mi viene in mente Aroldo Tieri). Ebbene, per un momento è parso che la cambiale del nostro sviluppo economico stesse per tornare, ma non emessa da tuo padre per comprare la seicento. No. Emessa proprio dallo Staro. Comunque, sappiamo che nello stato c’è il padre di sessanta milioni di italiani, e tutto torna.

Ma la vecchia cambiale con il nuovo nome, il minibot, non tornerà. Abbiamo capito che fa parte della danza di guerra. Sono i seguaci celtici di Braveheart che mostrano il culo e la faccia truce al nemico prima della battaglia. E siccome né il culo né la faccia impressionano più nessuno, eccoli sventolare la cambiale, o rivendicare i dobloni. Peccato, perché per una serie di motivi che mi accingo a spiegare qui, io questi Minibot li avrei voluti proprio vedere. Ci avrebbero risolto dei problemi, anzi forse proprio il problema di fondo: quelli che li hanno proposti.

C’è un motivo di fondo per cui i Minibot sarebbero stati un esempio unico al mondo: si sarebbe trattato del primo caso di capitale azionario di uno stato sovrano. Chi si occupa di rischio di fallimento sa che c’è una difficoltà di fondo nell’applicare le tecniche che si usano per le aziende per la valutazione del rischio di fallimento di uno stato. Il punto è che per le aziende esiste il capitale azionario e il suo valore va verso zero quando l’impresa va in default. Modelli che misurano la probabilità che il valore delle azioni vada a zero sono modelli della probabilità di fallimento di un’impresa. Questo modello, insegnato da sempre, oggi ha anche un nome. Si chiama KMV dalle iniziali di quelli che l’hanno commercializzato (KMV-Moody’s da quando è stato acquisito dall’agenzia di rating) e lo trovate in tutte le banche.

Il problema antico è che non esiste il corrispettivo del capitale azionario di uno stato (sebbene esista una misura KMV per debitori sovrani). E il tentativo più vicino alla definizione di capitale per un emittente sovrano è stato il debito detenuto in valuta interna, o il debito detenuto da creditori interni. Ma il paragone non è mai stato soddisfacente. Non è mai stato facile delimitare i titoli emessi da uno stato più vicini al concetto di capitale azionario. I Minibot, un titolo di debito scambiabile solo all’interno di uno stato, sarebbero la cosa più vicina al capitale azionario mai emessa da uno stato sovrano.  E da quello si potrebbe misurare davvero il grado di fiducia nella capacità dello stato di ripagare il debito. Altro che sondaggi. Come dicono gli inglesi: “metti i tuoi soldi dove sta la tua bocca”. E De Finetti in maniera più elegante diceva la stessa cosa.

Pensate a come funzionerebbe un mondo con i Minibot. I detentori dei Minibot sarebbero quelli e solo quelli che credono nella capacità dell’Italia di farcela. I duri e puri. Il primo a essere pagato in Minibot sarebbe ovviamente Borghi Aquilini e i suoi audaci compagni. Lui dovrebbe avere il numero uno dei Minibot, semplicemente per dare il segnale che valgono esattamente il loro valore facciale. E tutta la classe politica dovrebbe essere pagata, visto che il progetto è stato votato all’unanimità, per stipendi e qualunque altra fonte di costo, in Minibot. Se chi stampa i Manifesti non accetta i Minibot la politica non stamperà più manifesti. E se gli spin doctor non accettano il pagamento in Minibot smettano di fare i dottori e lo spinning.

“Queste le stampiamo noi. E ne stampiamo quante ne vogliamo”, ha ripetuto Borghi Aquilini in un video che ha girato in rete. E’ ovviamente il modo migliore di infondere fiducia in una cambiale. Pensate se vostro padre per comprare la seicento avesse detto al concessionario: tanto di queste ne firmo quante ne voglio. Geniale iniezione di fiducia verso un prodotto finanziario.

E ovvio che con questa partenza sarebbero pochi quelli che accetterebbero questi Minibot, ma qualcuno lo farebbe. Del resto c’è chi nella disperazione si rivolge agli strozzini per compare un po’ di tempo. Chi si trovasse questa carta in mano, senza una scadenza, o con una scadenza che un o stato Ponzi ha promesso di rinnovare ad libitum, non avrà molta scelta.  Alla fine potrà vendere il suo titolo al 10% del valore, pagando quindi lo stesso interesse che avrebbe pagato allo strozzino. E in caso che lo stato non riesca più a piazzare i BOT ai furbi e ai ricchi e i Minibot agli sfigati e ai poveri, ci sarà un default. I BTP saranno protetti, ci sarà un piano di risanamento, e i creditori perderanno il 75%, come è successo con la Grecia e con l’Argentina. Alla faccia della protezione, diranno in miei piccoli lettori. Sì, perché i Minibot varranno zero e saranno utili per tappezzare casa, come ai tempi di Weimar. Perché? Perché in caso di default non verranno mai ripagati. Ed è per questo che sono capitale.

TAG: capitale, Default sovrani, Minibot, no euro
CAT: Bilancio pubblico, macroeconomia

4 Commenti

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  1. vincesko 5 anni fa

    Io aborro il governo gialloverde, ma mi sembra un articolo confuso. Se avesse scritto di ippica sarebbe stato meglio. Peraltro, né la piccola Grecia, né la povera Argentina, dopo tutti i casini che hanno combinato, sono ancora fallite. E l’Italia è molto più ricca ed ha un avanzo primario da 28 anni (tranne il 2009, in piena crisi).

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  2. umberto.cherubini 5 anni fa

    Mi riferisco al concambio di debito dell’Argentina del 2005 e riaperto nel 2010 e del concambio di debito della Grecia nel 2012. In entrambi i casi, la perdita sui titoli di stato è stata intorno al 70%. E questo è il modo in cui definiamo fallimento di ente sovrano. Per il resto la ringrazio del commento e soprarttutto dell’ottimismo. Mi sa che se di questo passo l’avanzo primario dovrà continuare per altri 100 anni…ma le generazioni che hanno vissuto nella GUERRA dei 100 anni ne hanno senz’altro viste di peggio…

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  3. marco-bellarmi 5 anni fa

    Non definirei “povera” l’Argentina: è governata da demagoghi e ne paga il prezzo.
    Come in un altro paese a forma di stivale.

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  4. marco-bellarmi 5 anni fa

    Non definirei “povera” l’Argentina: è governata da demagoghi e ne paga il prezzo.
    Come in un altro paese a forma di stivale.

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