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Calcio

Il ballo (triste) di Simone

di Gianluca Angelini
12 Marzo 2023

‘Butta in aria le mani e poi lasciale andar muovile ancora con me un po’ di qua e un po’ di là! Batti in aria le mani e poi falle vibrar se fai come Simone non puoi certo sbagliar!’ Erano gli anni Sessanta e ‘Giuliano e i Notturni’ si ritagliavano il loro momento di massima gloria con la cover in italiano di ‘Simon says’ dei ‘1910 Fruitgum Company’. Nessuno riusciva a non saltellare al ritmo de ‘Il ballo di Simone’. Erano gli anni Sessanta, quelli dell’allegria più sfrenata. La stessa che, per alcuni mesi, si è respirata a casa Inter. Trascinata da Simone (Inzaghi) e dal suo ballo. Lo scorso anno – a inizio stagione 2021-2022 – chi avrebbe mai immaginato che una squadra privata in un colpo solo del suo, allora, miglior giocatore (Lukaku); dell’esterno più talentuoso del lotto (Hakimi); dell’allenatore-guru (Conte) e costretta a salutare un fuoriclasse-gentiluomo (Eriksen) fosse capace di correre veloce, recuperare terreno ad avversari indiaviolati, macinare punti e far gol come se piovesse. Nessuno. E allora via, ‘Batti in aria le mani e poi falle vibrar se fai come Simone non puoi certo sbagliar!’. E allora via, col vento e con Simone. con il suo 3-5-2, la costruzione dal basso: passaggi avvolgenti, un tocco qua e uno là e rete. Poi d’incanto, iniziato il 2022 la macchina si era fermata. Due gol di Giroud in tre minuti – nel derby vinto dal Milan in rimonta – e addio ballo. Finite le bollicine. Da lì in poi sette punti in sette partite, a segnare una corsa scudetto infranta, definitivamente, dal Bologna nel recupero marchiato a fuoco da una ‘papera’ di Radu. Simone, però, aveva lo stesso continuato a ballare, portando a casa Supercoppa di Lega e Coppa Italia e incassando rinnovata fiducia per una stagione, questa, da condurre in porto con la seconda stella – ossia lo Scudetto numero venti -, passi in avanti in Champions League e riconferme in Supercoppa di Lega e Coppa Italia. Programmi ambiziosi che Simone, rinforzato dal ritorno di Lukaku, dall’arrivo di Mkhitaryan e Asslani e Bellanova, (per tacere delle conferme di Dzeko e di Skriniar, che se andrà a zero in estate) sta invece vedendo pian piano svanire. Inanellando sì successi casalinghi – e conquistando la Supercoppa di Lega in Arabia contro il Milan- ma anche collezionando 8 sconfitte in campionato, subendo 24 gol in trasferta e perdendo, non solo contro squadre come Lazio, Milan, Roma e Juventus ma anche le meno irresistibili Bologna, Udinese, Empoli (addirittura in casa) e Spezia. Dopo 26 giornate, solo nel 1998-1999 e nel 2011-2012 l’Inter era riuscita a fare peggio con 10 e 11 sconfitte. Volendo, tempo per rendere ancora più amara la stagione, Simone ne ha in abbondanza. E potrebbe pure riuscirci: il Porto in Champions League, martedì, è avversario di ben altro spessore rispetto allo Spezia – che ha comunque vinto in maniera più che convincente – e la Juventus, domenica in campionato e poi in semifinale di Coppa Italia, non ha certo bisogno di presentazioni. Tempo per lasciare in giro altri punti fondamentali per entrare in Champions a fine torneo, Simone ne ha. E visto il gioco della sua Inter potrebbe accadere tranquillamente: mentre gli altri allenatori, quando le cose non vanno, si inventano piani b, piani c, piani d – anche nel corso della stessa partita – Simone a modificare, anche un pochetto, il suo ballo non ci pensa proprio: 3-5-2 immutabile; costruzione dal basso – pure se tutti hanno trovato contromisure per renderla innocua – altrettanto immutabile; cambio di giocatore sistematico alla comparsa di un cartellino giallo pur se è il migliore in campo in quel momento. Giocatori giovani come Asslani, su cui si sono investiti dei bei soldini, come Bellanova, lasciati a guardare in panchina senza mai pensare di dare loro una possibilità di incidere. Un’incomprensibile alternanza in porta quando ormai il titolare è Onana. Mai un guizzo, mai una invenzione. Un onesto ‘tran-tran’: che funziona quando tutto va bene, che appesantisce quando tutto non gira per il verso giusto. Una bella zavorra. Eppure, guardando solo dall’altra parte del Naviglio, Inzaghi potrebbe scoprire che il mondo del pallone non gira intorno a un solo modulo, a una sola idea: Pioli, in poche settimane, ha rivoluzionato la sua squadra, ha cambiato impianto di gioco, prospettive, attori in campo. Ha inserito giovani di carattere come Thiaw, ha ridisegnato le gerarchie, rimesso in piedi uno ‘show’ che sembrava intristirsi sul Viale del Tramonto. Come il ballo (triste, appunto) di Simone.

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