Il calcio è tornato e si è già ripreso la scena (purtroppo)

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19 Giugno 2020

Abbiamo passato mesi a domandarci se il pallone ci mancasse realmente. Abbiamo discusso, da veri italiani, su questioni soggettive senza una verità assoluta. Alcuni hanno fatto il conto alla rovescia per rivedere alla televisione lo sport più amato al mondo, come se queste sottospecie di sgambate del mercoledì sera possano essere definite “partite di calcio”. Bene, ora è tornato e siamo tutti più contenti e tranquilli. Sì, perché il vero motivo di questa felicità deriva dal pensiero di essere tornati alla normalità, cosa che, razionalmente, sembra ancora lontana. Eppure, sono bastate tre partite per riportare alla luce tutte le azioni da retroscena che tanto ci fanno sentire “a casa”.

Calcisticamente parlando c’è ben poco da dire. I 270 minuti che hanno sancito il ritorno del pallone in Italia non verranno di certo ricordati per le grandi giocate o come partite da manuale del gioco. Anzi, i tre pareggi di Torino, Napoli e Roma resteranno nella storia per questioni che nulla hanno a che fare con lo sport… ma che ci piacciono tantissimo. Tralasciando le classiche chiacchiere da bar sulle questioni arbitrali relative alla semifinale tra Juventus e Milan, il punto più alto (o più basso a seconda dei punti di vista) è stato raggiunto prima, dopo e durante la finale.

Fino a qualche ora fa, l’hashtag primo in tendenza su Twitter era #SergioSylvestre e questo la dice lunga sulla qualità del discorso. Il cantante statunitense è stato letteralmente vittima di una gogna mediatica per aver sbagliato il sacro inno di Mameli. Breve inciso: aprendo random qualche profilo dei detrattori del cantante scopro che sono molto vicini ad un partito politico X che fino ad una decina di anni fa voleva proclamare l’indipendenza di una Regione Y. Ora, partendo dal presupposto che non conoscevo Sergio Sylvestre e dopo essermi informato in modo grossolano posso dire di non essere nemmeno un fan della sua musica, era davvero necessario il polverone per due secondi di silenzio durante l’inno italiano? La domanda è: perché? Forse è stata una scelta politica quella di affidare il compito all’ex vincitore di Amici, ma aizzare la folla contro di lui è al tempo stesso una reazione politica.

La seconda questione di maggiore interesse è stata quella relativa alle tifoserie virtuali. Non è la prima volta che si vedono spalti decorati con teloni raffiguranti i tifosi o cose simili, ma una “cafonata” del genere non si era mai vista. Le bandierine in movimento che danzavano attorno al logo bello evidenziato della Coca Cola sono stati di cattivo gusto sia sul piano stilistico sia per quanto riguarda un fattore più elementare: davano fastidio! Anche qua la domanda è la stessa: perché? È stato un modo per farci vedere per tutti i novanta minuti il nuovo sponsor della competizione? Beh, per inciso, lo conoscevamo già. È stato un tentativo di farci almeno immaginare i tifosi sugli spalti? In quel caso, il tentativo oltre a non essere andato in porto ha fatto più danni che altro.

Ebbene sì, il calcio (o qualcosa di simile) è tornato. La cosa buona è che sui social ora troviamo molti meno virologi e pneumologi e molti più esperti di tattica e di moduli di gioco. E prepariamoci, perché da sabato in poi ci aspettano due mesi di fuoco. Il calcio è tornato, ridiamoci su!

TAG: calcio
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