Lettera aperta a Tavecchio: sul caso Muntari serve coraggio contro i razzisti

1 Maggio 2017

Il grave episodio di razzismo accaduto durante Cagliari-Pescara richiede un intervento coraggioso da parte del Presidente Federale, che deve evidenziare l’errore tecnico dell’arbitro Minelli e far rigiocare gli ultimi minuti della partita, con Muntari in campo

Egregio Presidente Tavecchio,

mi rivolgo a Lei nella sua duplice funzione di presidente della Figc e di commissario di Lega di Serie A. Lo faccio pubblicamente, in quanto ritengo necessaria una sua tempestiva presa di posizione in merito a quanto avvenuto nei minuti di finali di Cagliari-Pescara, disputati senza la presenza in campo di Sulley Muntari.

Come le è noto, il giocatore ghanese ha lasciato il campo per protesta, dopo aver subito ripetuti insulti razzisti da parte da alcuni personaggi presenti sugli spalti e dopo aver chiesto all’arbitro la sospensione della gara, come previsto dal regolamento in questi casi. Trovo davvero incredibile che gli ufficiali di gara – anche il quarto uomo è stato chiamato in causa – al contrario se la siano presa con Muntari ammonendolo per ben due volte: la prima all’inizio della sua protesta e la seconda quando già era fuori dal campo. A questo punto, le regole imporrebbero la squalifica del giocatore del Pescara, a meno che non ci sia un suo intervento autorevole, per non aggiungere la beffa al danno già causato e, soprattutto, per tutelare l’immagine del calcio italiano, che da questo episodio non ne esce certo bene.

Vede, nel mio piccolo anche io mi sforzo di svolgere diversi compiti e tra questi c’è la direzione del sito Eurocalcio24.com. Da molti anni mi occupo di calcio internazionale, anche collaborando con la Uefa, e non si può dire che il confronto con paesi come Inghilterra, Spagna e Germania ci sia favorevole, anche per questo genere di accadimenti.

Un’altra attività nella quale cerco di fare del mio meglio è la presidenza dell’associazione “W il Calcio – Milano”, che si occupa di realizzare progetti nei quali il calcio viene utilizzato come strumento per il superamento delle barriere dettate dal pregiudizio e dalle sperequazioni sociali. Agiamo a livello locale, certo, ma siamo collegati con i nostri “progenitori” dell’associazione “W il Calcio” di Bologna, gli inventori del Trofeo dedicato ad Arpad Weisz, e, nel nostro piccolo, lo scorso sabato abbiamo organizzato l’iniziativa “Calcio e resistenza” all’Arena Civica di Milano: il torneo è stato vinto dai Black Panthers, una squadra di richiedenti asilo, tutti con la pelle dello stesso colore di Muntari, che hanno festeggiato il loro successo tra gli applausi, davanti al Sindaco Sala. E, particolare non trascurabile, lo hanno fatto all’Arena, laddove è cominciata sia la storia gloriosa della nazionale azzurra, sia quella sciagurata delle esecuzioni nazi-fasciste nella nostra città, orgogliosamente medaglia d’oro alla Resistenza.

Fa parte del mio lavoro anche occuparmi di questioni legate alla comunicazione, alle p.r. e ai mass media. In questa veste, meno di un mese fa ho partecipato ai “Reputation Awards” organizzati da Reputation Institute, leader mondiale in questo settore. Ebbene, come forse Le è già stato comunicato, il comparto del calcio è tristemente in fondo alle graduatorie di percezione da parte del pubblico. Vista la popolarità del nostro sport preferito, è ovvio attribuire questo pessimo risultato ai numerosi scandali che purtroppo comprendono anche i frequenti episodi di razzismo e intolleranza negli stadi.

Tutte queste ragioni, a mio modesto avviso, impongono a chi detiene la leadership del calcio nazionale di non lasciar passare questo grave episodio sotto silenzio e, tantomeno, di permettere che Muntari sia ulteriormente danneggiato, invece che essere preso ad esempio di positiva ribellione. Ho la sensazione che lei abbia un solo modo per intervenire: prendere atto del fatto che l’arbitro ha commesso un errore tecnico nel non sospendere la partita a seguito delle manifestazioni di razzismo e quindi far rigiocare gli ultimi minuti di Cagliari-Pescara, ovviamente annullando il secondo cartellino a Muntari, che deve necessariamente essere in campo.

Mi permetto di consigliarle di andare oltre la stretta applicazione delle regole. Dia per scontato che Minelli, dopo la sua sapiente moral suasion, ammetta l’errore tecnico. Non si preoccupi delle conseguenze sulla classifica, tanto il Pescara è già retrocesso e gli ultimi minuti non cambieranno nulla sul piano tecnico. Ma cambieranno moltissimo per l’immagine del calcio italiano.

Tanto le dovevo, quale mero suggerimento da amante dello sport che più amo e che lei rappresenta.

Spero che lei possa trovare utili questi spunti, ma, se per caso non fosse ancora convinto, allora lo faccia per quel bambino che si è messo a piangere di vergogna quando Muntari gli ha regalato la sua maglia, dicendogli: Dì a tuo padre che ti insegni a non essere razzista”.

Il calciatore ha dato a quel ragazzo un grande insegnamento, lo faccia anche lei.

Cordialità

Lorenzo Zacchetti

TAG: calcio, carlo tavecchio, muntari, razzismo
CAT: calcio

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