Serie A, da Zaza al Sassuolo: il girone degli italiani dimenticati

10 Gennaio 2016

Immaginate se Simone Zaza fosse Simon Zazà, attaccante francese acquistato dal Monaco, e avesse segnato in media un gol ogni 63 minuti. Sarebbe celebrato come un grande acquisto, una geniale intuizione di mercato. Invece la storia racconta di un Simone Zaza, 24 anni, bomber di scorta della Juventus che realizza una rete quasi ogni ora, tra campionato, Champions League e Coppa Italia. Eppure resta una riserva, l’uomo dei pochi minuti, alle spalle di un Alvaro Morata pallido ricordo del grande goleador della scorsa stagione. Sì, lo ammetto è un ragionamento alla Tavecchio (ovviamente senza la componente razzista della gaffe su Optì Pobà). Ma la premessa è necessaria per comprendere l’approccio, anche mediatico, rispetto ai calciatori italiani.

Okay, il girone di andata è finito e ci sarebbe da parlare di altro. C’è il Napoli campione di inverno. E quindi bravo, anzi bravissimo, Maurizio Sarri con tutti gli applausi che conseguono. C’è la Juventus, che sembrava spacciata dopo le prime giornate ma che in piena corsa per conquistare ancora lo scudetto. Per non tacere dell’Inter, che con vizi e virtù ambisce al primato, e delle delusioni di Roma e Milan. Ma il girone di andata dice altro. Molto altro. Per esempio narra la storia dei tanti italiani, spesso giovanissimi, protagonisti assoluti. Eppure lontano dai riflettori mediatici, nonostante il 2016 sia anche l’anno dell’Europeo in Francia. Insomma, dovremmo avere le antenne dritte sui Simone Zaza della serie A. Invece guardiamo altrove, in attesa di lamentarci sulla scarsa attenzione per la Nazionale quando ci sarà Euro 2016.

La storia del Sassuolo si lega idealmente a Simone Zaza. E non solo perché è l’ex squadra del bomber. Il Sassuolo è riuscito a chiudere il girone di andata in lizza per un posto in Europa, davanti anche al Milan. Ma la società di Giorgio Squinzi ha un vero grande merito: la gran parte della squadra titolare è formata da calciatori italiani (almeno 8 su 11). A dimostrazione che è possibile puntare in alto senza per forza pescare in ogni angolo del pianeta. I simboli sono tre: il difensore Francesco Acerbi, capace di sconfiggere un cancro e tornare, a 27 anni, più forte di quando si era ammalato (dopo la bocciatura del Milan); il centrocampista Lorenzo Pellegrini, 19enne promessa che si sta ritagliando uno spazio importante; l’attaccante Domenico Berardi, ormai una certezza del campionato che deve comunque superare qualche intemperanza di troppo in campo. Ma ci sono altri atleti meritevoli di menzione, come Federico Peluso, Francesco Magnanelli e Nicola Sansone (occhio anche a Matteo Politano), che non saranno fenomeni assoluti, ma possono militare nella massima categoria senza troppi timori reverenziali rispetto agli altri colleghi più celebrati. Certo il Sassuolo beneficia di un presidente “importante”, ma bisogna apprezzare la capacità di scegliere sempre calciatori validi. Potenzialmente convocabili da Antonio Conte in azzurro.

Il girone di andata della stagione 2015/2016 ha consegnato al calcio italiano anche il portiere del futuro, che è già una garanzia del presente: Gianluigi Donnarumma, titolare inamovibile del Milan. Ma ha dovuto attendere le défaillance di Diego Lopez per trovare spazio. Marco Sportiello, 23 anni, è “l’Handanovic tricolore”: un para rigori (5 neutralizzati in un anno e mezzo) che però al momento difende la porta dell’Atalanta. Che dire poi di Giacomo Bonaventura, che solo a 26 anni sta raccogliendo applausi a scena aperta con il Milan? Una storia non dissimile da uno degli obiettivi di mercato dei rossoneri, Roberto Soriano, 24 anni, centrocampista della Sampdoria con 6 gol all’attivo e una squadra caricata sulle spalle. Riccardo Saponara, 24 anni, è un caso da terapia psicanalitica: il Milan lo ha tenuto in rosa per un anno e mezzo, trasformandolo da promessa in oggetto misterioso. Il ritorno a Empoli ha confermato, invece, che Saponara è un vero talento. Lo testimoniano 5 gol e una pioggia di assist con il club toscano.

Danilo Cataldi, centrocampista 21 anni, è in grado di competere per un posto da titolare nella Lazio in un reparto ricco di soluzioni. Di lui si parla poco o nulla. Daniele Baselli, altro centrocampista (23 anni), ha fatto la felicità del Torino: l’avvio di stagione è stato fenomenale con tante reti messe a segno a corollario di un rendimento costante. Armando Izzo, 23 anni, è un punto fisso nell’undici titolare del Genoa, raccogliendo l’eredità di Roncaglia (che oggi è alla Fiorentina). Manolo Gabbiadini, a Napoli, ha la sfortuna di trovarsi davanti un gigante come Gonzalo Higuain: ma appena gioca, riesce subito a segnare. Anche regalando autentiche perle.

Non possiamo dimenticare Leonardo Pavoletti, 27 anni, che per diventare un bomber in serie A ha dovuto segnare caterve di gol negli scampoli di partita che gli hanno concesso. Oggi è la manna del Genoa. La stessa manna che Lorenzo Insigne rappresenta per il Napoli: a 24 anni ha trovato gol e fiducia nella squadra campione di inverno del campionato 2015/2016. Ma per essere celebrato dai media è stato costretto a inventarsi una serie di magie, culminato nel pallonetto capolavoro al Torino.

E questi sono solo alcuni dei talenti italici (la lista non vuole essere un vademecum esaustivo): magari non sono fenomeni assoluti alla Messi o alla Iniesta (visto che molti sono centrocampisti), ma calciatori che – forse – meriterebbero tutt’altra attenzione. Perché poi è inutile lamentarsi a frittata fatta, quando la Nazionale azzurra perde male anche a causa della scarsa esperienza dei suoi calciatori.

TAG: Gianluigi Donnarumma, sassuolo, Serie A, Simone Zaza
CAT: calcio

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