Ma quale bar? Da oggi siamo una chiesa!

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3 Dicembre 2020

Ci sono delle strane storie caratterizzano questo periodo di lockdown più o meno rigido in giro per il mondo. Una che ho trovato davvero divertente, tanto da volerla raccontare personalmente, è quella del Four Hundred Rabbits di Nottingham, un bar… pardon, un aspirante luogo di culto che, in virtù di questa sua catalogazione, vorrebbe eludere le limitazioni dovute alle misure anti – assembramento in vigore nel Regno Unito in questi giorni.

Questo è un luogo di culto

Il Four Hundred Rabbits è una mezcaleria, un locale etnico concentrato sugli spiriti messicani e specializzato in bevande a base di agave. Lo staff serve tequila, cocktail esotici e raffinati e le migliori birre messicane. Il locale è piuttosto giovane, tanto che anche chi conosce la città ed ha avuto il piacere di visitarla più volte, come chi scrive, potrebbe non conoscerlo se è da qualche tempo che non ritorna. Ciononostante, il locale ha saputo imporsi e diventare ben presto una delle destinazioni più trendy in città, vuoi per la sua posizione centralissima, vuoi per l’irresistibile richiamo dell’etnico, specialmente in una società come quella britannica che non possiede troppe eccellenze locali da difendere, in ambito enogastronomico.

Ovviamente, come tutti i locali che fanno prettamente aperture serali, anche il Four Hundred Rabbits sta accusando il colpo subito dalla pandemia. Vista la chiusura forzata e prolungata, i titolari hanno pensato ad una curiosa strategia per riaprire: diventare un luogo di culto, una chiesa insomma. Come riporta il noto quotidiano britannico, The Guardian, il locale ha inviato una richiesta formale alle autorità al fine di cambiare la sua destinazione d’uso. Il nome della chiesa? The Church of the Four Hundred Rabbits, naturalmente. In parallelo alla richiesta ufficiale, è stata aperta l’ormai immancabile pagina Facebook, la quale, va detto, ha subito riscosso un buon successo.

“Abbiamo avuto una risposta straordinaria. Centinaia di persone, da tutto il mondo, hanno chiesto di iscriversi alla nostra congregazione. Dal Kazakistan alla Nuova Zelanda, dalla Russia agli Stati Uniti. E tutto questo, ancor prima di lanciare il nostro sito.” Si legge in un post.

Poca fede ma tanto buon marketing

L’idea potrebbe suonare bizzarra tanto quanto il nome della religione. Anzi, probabilmente persino di più. Le possibilità che la richiesta venga, di fatto, approvata, rasentano lo zero. Perché il locale possa essere riconosciuto infrastruttura religiosa, infatti, è necessario prima riuscire a dimostrare di essere una vera e propria congregazione religiosa. Ci sono delle difficoltà in questo, quando in effetti sei un posto in cui la gente va per bere dell’alcool, rilassarsi con gli amici e conoscere avvenenti esemplari del sesso opposto – o dello stesso, perché no – e non certo per pregare, partecipare a celebrazioni religiose e coltivare la propria spiritualità. Per quanto oltremanica ci sono numerose località ove la pinta possa considerarsi sacra – e possiamo dire che Nottingham è uno di questi, dal momento che esistono effettivamente locali che sono stati ricavati all’interno di chiese sconsacrate ed è inutile dire che riscuotano ben più fedeli ora, rispetto a prima – i ragazzi del Four Hundred probabilmente hanno esagerato.

Il centro delle East Midlands figura, al momento in cui scrivo, come zona a rischio 3, una sorta di area a cavallo tra l’arancione e la rossa, se volessimo fare un parallelismo con la divisione cromatica adoperata nel nostro Paese, e i locali possono lavorare solo con il servizio da asporto. Lo stratagemma del tequila bar sembra destinato a fallire – sempre che davvero qualcuno a Londra prenda sul serio la richiesta – perché la motivazione non appare esattamente essere legata alla fede in un essere superiore, poiché l’unica divinità – o presunta tale – che viene celebrata in questa storia, sembra essere la sterlina. Ciò non toglie, comunque, che la pubblicità che si stanno facendo sia grandissima. La curiosa vicenda del Four Hundred Rabbits ha già fatto il giro del mondo, rimbalzando ovunque grazie ai social, internet e anche alla carta stampata, la quale si è occupata di questa storia a varie latitudini, comprese quelle italiane.

Comunque vada, per il locale sarà un successo. Qualora dovessero fare un buco nell’acqua e non riuscire mai a diventare una congregazione, sicuramente avranno un bel giro di clienti in più, non appena potranno rialzare la loro serranda.

TAG: #Coronavirus #Covid19, Inghilterra, locali, lockdown, Regno Unito, Restrizioni
CAT: cibo & vino, Lifestyle

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