Con i sospetti su Chris Froome, il Tour de France ha già perso
Si attendeva un Tour de France 2015 all’insegna dello spettacolo e della chiarezza per cancellare la ferita di 7 titoli non assegnati dopo la revoca a Lance Armstrong. E invece a 5 tappe dalla conclusione il clima è quello del sospetto, dei dubbi indirizzati sulla maglia gialla, quel Chris Froome leader incontrastato della classifica generale. Con un risultato: decretare la sconfitta sportiva di questa edizione della Grande Boucle.
La parola ‘doping’ continua ad aleggiare sulla carovana della corsa, nonostante l’unico caso sia stato quello di Luca Paolini, positivo alla benzoilecgonina metabolita della cocaina. Un caso grave, soprattutto per quello che ha rappresentato il ciclista italiano nella sua carriera. Ma nulla di tale da mettere in dubbio la trasparenza complessiva del Tour de France.
Il problema riguarda il nome più importante, il più che probabile vincitore finale: il britannico Froome. Il lancio di urina nei suoi confronti durante la corsa è un gesto isolato ma che testimonia il livello di polemica e di diffidenza. Il giornale francese Le Monde, in un articolo pubblicato il 20 luglio, esprime un concetto base: “Noi tutti vogliamo la trasparenza”. Un modo implicito per lasciar intendere che attualmente c’è più di qualche perplessità. È vero che l’attuale maglia gialla non ha mai ottenuto un grande supporto mediatico, nonostante la narrazione giornalistica del ‘keniano bianco’ che frulla sui pedali in maniera impressionante. E di sicuro non gioca a suo favore – nelle simpatie – lo stile di pedalata agile (moltiplicato) che era di Lance Armstrong. Non proprio il modello del grimpeur, lo scalatore, che fa innamorare il pubblico. Ma si può biasimare un’assonanza nelle pedalata?
La sensazione di strapotenza, capace di andare oltre lo stile sgraziato, rende il campione della Sky un vero alieno della sella, e finisce così per alienargli le simpatie dei tifosi. Anche dal gruppo giungono voci ‘strane’, raccolte da giornali credibili come Le Monde, appunto. Si parla addirittura di doping meccanico, facendo riferimento alla possibile esistenza di un motorino in grado di aiutare le pedalate. Si dice un po’ di tutto insomma. Certo le immagini qui sotto, risalenti alla 10a tappa, lasciano senza parole. Ma, a vederlo con gli occhi del disincanto, raccontano di un atleta nettamente superiore agli altri. La base del ciclismo.
Tuttavia, di concreto c’è poco, anzi nulla. Solo sospetti. E soprattutto c’è da dire che se qualche ciclista in gruppo ha delle perplessità, potrebbe rivolgersi alle sedi opportune cercando di raccontare l’origine di certi dubbi. Magari potrebbe fornire elementi utili alla costruzione di un quadro più preciso. Perché, bisogna ammetterlo, il sussurro nell’anonimato rischia di assomigliare all’invidia tra comari di quartiere, un’accolita di rosiconi senza uno straccio di prova nei confronti di Froome. Detto in sintesi: chi sa qualcosa parli. Altrimenti è tutto un chiacchiericcio deleterio.
Ecco, lo ammetto: sono tra i tanti a non provare simpatia per Froome. Aggiungo pure che, ora che Nibali non ha più chance di vittoria finale, spero in Nairo Quintana. Sarebbe bello, secondo me, che il trionfatore del Giro d’Italia 2014 possa riuscire nella titanica impresa di conquistare la maglia gialla, inscrivendo nella storia il suo nome come quello del primo colombiano vincitore del Tour de France.
Ma al di là delle tifo personale, ritengo che il tiro al bersaglio contro Chris Froome possa soltanto accrescere quel clima di sfiducia nei confronti del ciclismo. Anche il pubblico esterno, quello che sente distrattamente le notizie sulla corsa francese, si sta costruendo l’idea del “sono tutti dopati, vedete?”. Oggi come oggi, a pochi giorni dalla chiusura, il Tour de France 2015 ha già perso. Sulla base di veleni e sospetti, non meglio certificati.
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