Mindhunter e di come l’Fbi ha studiato i serial killer

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24 Giugno 2020

Sono un appassionato di storie che ripercorrono indagini vere o verosimili che mi facciano saltare sulla sedia dalle emozioni.
Fortunatamente ho trovato diverse serie che fanno al caso mio (True Detective su tutte), ma devo dire che una mi ha veramente impressionato, per quanto riguarda i temi trattati e la loro “base” costruita su fatti e persone realmente accadute.

C’è una nuova squadra dell’FBI che analizza crimini commessi in modo seriale da killer senza pietà. A capo, a fare da pionieri, ci sono l’agente Holden Ford e il collega più anziano Bill Tench, ma presto in loro aiuto, per dare un tocco più scientifico agli studi viene inserita anche Wendy Carr, analitica, professionale, dal portamento austero, fa come da contrappeso alla più marcata istintività dei due agenti. Provare empatia per entrambi è quanto di più semplice possa capitare a qualsiasi spettatore, soprattutto Ford, nella sua impulsività e nel suo acume risulta essere un personaggio perfetto per una serie come Mindhunter. Siamo in pieni anni ’70, un periodo in cui la storia criminologica americana ha già avuto i suoi eroi in negativo, freddi calcolatori, pazzi e blasfemi, Tench e Ford incontrano e registrano su audiocassette le testimonianze di gente come Ed Kemper, che in undici mesi uccise cinque studentesse del college, una liceale, la propria madre e la sua migliore amica. C’è spazio anche per un incontro con David Berkovitz, carnefice di almeno 12 vittime e molto abile nello sfidare la polizia a mettersi sulle sue tracce.

Non è affatto raro ritrovare Trench a parlare delle sue interviste in normali discussioni da bar, con qualche bicchiere di troppo, soprattutto del caso di Richard Speck che fu operativo come serial killer nel 1966. Ma se dobbiamo dirla tutta, l’incontro più atteso – che ci sarà, non temete – è quello con Charles Manson in persona, un criminale perverso che, secondo Kemper, “non ha mai ucciso nessuno e non sa cosa si prova a farlo”. Nell’incontro con Manson esce fuori la follia criminale, un qualcosa che accomuna tutti i serial killer, ma che in questo caso sublima nel mistico e quasi nel religioso. Manson racconterà la sua esperienza, svelerà il suo vero volto (“Un piccoletto”, sempre secondo definizione di Kemper). Ogni volta, ogni puntata ci si chiede se la profilazione, tecnica ancora inesplorata, possa funzionare. Per Ford gli incontri con i vari killer sono sicuramente un qualcosa di sbalorditivo, tanto da fargli cambiare il proprio modo di porsi nei confronti della sua realtà lavorativa, migliorando il suo acume, ma facendolo precipitare in un abisso di profondo terrore.

 

 

Mindhunter è un nome che già di per sè ci fa pensare ad una caccia serrata agli schemi e agli istinti degli assassini e in realtà è quanto vuole fare David Fincher – regista di Seven, Fight Club, The Social Network, per dire -, che ha materializzato un’idea di Charlize Theron – in veste di produttrice -, permettendole di vedere la luce nel palinsesto di Netflix. Mindhunter non racconta solo la storia dei serial killer più famosi d’America, adottando un taglio talvolta estremamente documentaristico, ma crea una trama che lega tra loro i vari momenti di studio, rapporti, condivisioni, ipotesi che potrebbero ritrovarsi utili per svolgere indagini anche in casi più strettamente contingenti. Le manie di un serial killer, il modo profondamente diverso di pensare e agire di conseguenza, alla fine trovano diversi punti di contatto e riescono ad avere un reale sopravvento soprattutto su Holden e la sua schematica applicazione ai crimini da risolvere.

Attenzione, non aspettatevi da Mindhunter troppa azione, i momenti più tesi e più elettrizzanti sono molto cerebrali e stanno tutti nella definizione dei “serial killer” e nelle deduzioni che la squadra di Holden e Trench utilizza durante la “normale” attività da agente FBI. No, non ho trovato molte somiglianze con una serie come True Detective, che ho adorato, in Mindhunter è forse la presenza altisonante di attori bravissimi che interpretano i più cattivi criminali dietro le sbarre a segnare il passo, soprattutto la figura di Ed Kemper sarà una di quelle che avranno più risvolti, in entrambe le stagioni, finora. Spero davvero che si possa arrivare anche ad una terza, per il momento potete recuperarvi le prime due. Non rimarrete delusi.

TAG: mindhunter, serial killer
CAT: Cinema

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