Onde Radicali, il documentario sulla radio nata per essere presidio democratico

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30 Ottobre 2021

Da Giorgiana Masi alle Br, dal caso Tortora a Mani Pulite, da radio parolaccia alle battaglie referendarie e molto altro. Quello che propone Onde Radicali, il documentario dedicato alla storia di Radio Radicale, presentato tra le anteprime della Festa del Cinema di Roma e che andrà in onda su Sky documentaries il 2 novembre, è una cavalcata nella storia contemporanea, raccontata da un punto di vista allo stesso tempo interno ed esterno. Quel ‘dentro ma fuori dal palazzo’ che è slogan dell’esperienza radicale in tutte le sue declinazioni.

Dal 1976, anno della nascita nella prima sede di Monteverde, fino alla dimensione di radio di riferimento in grado di sfidare anche i grandi gruppi editoriali sul piano del racconto delle istituzioni e del dibattito pubblico, quella di Radio Radicale, secondo gli autori, può definirsi un’esperienza unica al mondo.

Ascoltando gli spezzoni d’archivio montati sulle immagini d’epoca, e le testimonianze di chi Radio Radicale l’ha vissuta e costruita, un concetto rimbalza continuamente, ovvero quello del ‘servizio pubblico’.

La Radio Radicale nasce negli anni in cui nascono le radio libere e si propone, sin da subito, di essere la più libera di tutte. Come? Abbattendo l’intermediazione. Facendo parlare più possibile i protagonisti, portando le istituzioni nelle case degli italiani. Raccontando i fatti attraverso i protagonisti dei fatti stessi, possibilmente in presa diretta.

Un approccio per allora poco consueto, ma che oggi è attualissimo e anzi, contemporaneo. “Tutto quello che abbiamo fatto è stato servizio pubblico. Tutto”. Ha raccontato Paolo Vigevano presentando il documentario “Io venivo da un’esperienza in Africa dove avevo visto i media usati per coprire massacri. Radio Radicale è stata concepita come i radicali concepivano il diritto pubblico. Lo abbiamo fatto attraverso la disintermediazione, entrando nei palazzi, con tutte le difficoltà che abbiamo incontrato”.

Onde Radicali è anche un modo per fare un tuffo in alcune delle vicende più note della storia contemporanea. Gli autori si sono trovati a scavare in quella miniera di documenti e testimonianze sonore che è l’archivio della radio.

“Siamo sempre stati più avanti di tutti nell’uso dell’informatica per l’archiviazione di documenti sonori. Il nostro è uno degli archivi più grandi del mondo e ancora poco sfruttato dagli studiosi di storia politica”. dice con orgoglio Vigevano.

Per forza di cose si è quindi dovuto lavorare per sottrazione, concentrandosi solo su alcuni fatti che videro la radio protagonista in prima linea.

Il primo ovviamente, è la tragedia di Giorgiana Masi.  In quel pomeriggio di cariche e spari neel centro di Roma, ci fu il primo esperimento di racconto diretto dalle strade da parte di chi per strada in quel momento stava. I manifestanti telefonavano infatti a Radio Radicale e Radio Futura che avevano condiviso la diretta, per dare informazioni e anche indicazioni agli altri e per raccontare cosa vedevano con i loro occhi.

C’è poi il racconto della vicenda del rapimento D’Urso da parte delle Brigate Rosse, in cui la radio ebbe un ruolo importante per la finale liberazione del magistrato, puntando a sviluppare il dialogo con i terroristi.

E ancora, il caso Tortora che segnò anche una svolta di tipo ‘editoriale,  perché per la prima volta, oltre che dalle aule del parlamento, si decise di trasmettere in diretta un processo da un aula bunker. Il primo, di tantissimi.

E poi, radio parolaccia, che negli anni ’90 che rivelò meglio di qualsiasi analisi sociologica il gorgo nero di odio e risentimento che allora covava e che oggi è completamente esploso.

Ancora, il ricordo del reporter Antonio Russo, testimone nelle zone di guerra più calde del mondo, che facendo il suo mestiere è morto.

In mezzo, aneddoti, curiosità, ricordi, testimonianze di tanti protagonisti e testimoni, da Emma Bonino a Rita Bernardini, da Francesco Rutelli a Roberto Giachetti a Marco Taradash, e nei suoni e nelle immagini d’archivio, ovviamente Marco Pannella, ma anche Leonardo Sciascia e Massimo Bordin, creatore e curatore del seguitissimo ‘Stampa e Regime’, e molti altri.

“Radio Radicale è stata definita da qualcuno l’Università Popolare della Politica perché ha portato la politica direttamente nelle case delle persone”. Spiega il regista del documentario Gianfranco Pannone, spiegando il motivo per cui ha deciso di dedicare il suo lavoro a una realtà che definisce ‘unica al mondo’.

TAG: onde radicali, radio radicale
CAT: Cinema

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