Governo
Quando muore un politico
“Quando muore un politico molti partecipano al funerale solo per assicurarsi che venga sepolto veramente”.
Lo diceva Georges Benjamin Clemenceau, non proprio l’ultimo arrivato.
Quasi più dei funerali della regina. Il funeralone in Duomo a Milano, con tanto di arcivescovo compreso nel prezzo che ci racconta di quanto l’ex fosse uomo di vita e di gioia, dimenticando che il Vaticano non aveva proprio apprezzato, nel 2010, una delle sue celebri barzellette, quella in cui un ebreo nasconde un altro ebreo dai nazisti e si fa pagare, naturalmente, nascondendo al nascosto che la guerra era finita.
Una cattedrale tutta per lui, piena di un pubblico blasonato – blasonato, oddio, per quanto possa essere blasonata tutta la marmaglia politica e televisiva che incombe su di noi – tutti a rendere l’ultimo omaggio, di Stato, a uno dei più eccentrici e perniciosi politici che l’Italia abbia mai avuto. Pure condannato per frode fiscale (sentenza definitiva nel 2013), truffatore dello stato e anche di privati (via Cesare Previti, pro-tutore dell’orfanella miliardaria e inconsapevole che gli regalò la villa principesca di Arcore per soli 250 milioni di lire, parliamo dei primi anni ’70).
Si potrebbe, volendo, considerare il personaggio anche una specie di Robin Hood de noantri, che ruba ai ricchi per dare unicamente a sé stesso. In fondo, ama il prossimo tuo, certo, ma come te stesso. Amore sparso a piene mani. Una parodia del mondo, come è sempre stato.
Anche da morto il benefattore è riuscito a far parlare di sé, pur con una gravissima macchia sul suo curriculum: non è riuscito a farsi eleggere, almeno una volta, Presidente della Repubblica. Accidenti. Peccato non si potesse comprare, quella carica lì, altrimenti lo avrebbe fatto di sicuro, abituato com’era a comprare tutto e tutti.
Per carità, era anche generoso. E ha rilanciato un’economia sommersa. Credo che le mignotte abbiano alzato i prezzi da quando sono state rivalutate e qualificate col titolo di escort, assai più esotico ed evocativo rispetto a mignotta, appunto. Le intercettazioni delle escort invitate alle cene elegantissime, a cui non si poteva mancare, parlavano di fiorellini regalati dall’ex, ormai ex tutto, a me ne ha dati tre, a me ne ha dati cinque, a me pure un appartamento.
Certo, Vittorio Emanuele II regalò alla Bella Rosina dei castelli e non solo. Ma bisogna anche dire che la Bella Rosina era una sola mentre qui le olgettine, le D’Addario, le Minetti, le Ruby Rubacuori, eccetera venivano fuori come una covata sterminata di conigliette dal cilindro del Mago Silvio, Simsalabungatiktoktak! E che prezzi che avevano raggiunto i fiori, quasi fossero stati tutti le leggendarie rose azzurre delle favole persiane. Che generosità.
Non le ho viste in chiesa, però. Che ingrate. Forse qualcuna, per essere più in tema, si sarà camuffata da suora, come probabilmente avveniva nelle elegantissime cene in maschera, ricordate Senta Berger in Operazione San Gennaro?
Ecco, mancava Bocelli che cantasse Fenesta ca lucive, Da chella vocca che n’ascéano sciure, Mo’ n’esceno li vierme, oh che pietate, e così via. Quanto mai adatta alla circostanza. Come mai non c’era? Eppure le canzoni vesuviane gli piacevano tanto all’ex, gente allegra il ciel l’aiuta, l’ha detto anche l’arcivescovo.
Il CD frutto della collaborazione dell’ex con Apicella diventerà una reliquia preziosissima. Ho già visto su ebay, il CD SILVIO BERLUSCONI – Napoli nel Cuore (Disco CD, 2006) **RARISSIMO SIGILLATO** è offerto a 1.200 euro, perbacco. Però, almeno, viene spedito gratis.
Ci sarà presto un traffico di reliquie notevole. I CD, senza dubbio. Ma chissà quante bandane di Berlusconi venderanno a Napoli, come le parrucche di Maradona. Probabilmente anche i pezzi di corpo sostituiti dalle tante chirurgie plastiche che i chirurghi avranno conservato, un po’ come fece la Madonna col prepuzio del figliolo dopo la circoncisione. Tant’è che il Santo Prepuzio si ritrovò attraverso donazioni, queste sì blasonate, nelle mani del papa Leone III direttamente dalle mani di Carlomagno, il quale l’aveva ricevuto, dicono, da un angelo al Santo Sepolcro: come preghi bene, Carletto, il Signore ti manda il suo prepuzio, tanto non se ne fa niente, ma tu sai cosa farne. Altri dicono che era un dono di Irene Sarantapichena di Atene, la Basilissa dei Romei che avrebbe voluto sposare Carletto.
Sono sicuro che la pompetta del cavaliere verrà in qualche modo trafugata dalla salma del mausoleo di famiglia (se non l’hanno già fatto in clinica) e sarà venerata in un apposito santuario priapico, perché è lì che deve stare, a eterna memoria del suo vigore tanto apprezzato dalle mignotte di prima, in modo che i pellegrini che vogliano avere successo colle donne possano adorare la Sacra Pompa e rivolgere a lui delle preghiere. E anche quelle donne desiderose di gravidanze che, se esaudite, prometteranno che se avranno un figlio lo chiameranno Silvio, e, se femmina, assolutamente non Futura ma Rosa, come la beneamata mamma dell’ex.
Sono sicuro che in questo momento l’ex tutto sta ancora intrattenendo san Pietro colle sue barzellette, per cercare di convincerlo che il suo posto è lì, in Paradiso. Anche perché avrà sicuramente delle proposte di speculazioni e di “abbellimenti” da fare nelle sfere celesti. Forse ci riuscirà.
P.S. un elogio a Tomaso Montanari che si è dissociato da questa farsa
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