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Governo

L’omicidio stradale, il daspo e altre fantastiche storie

di Luigi Della Morte
26 Marzo 2015

Omicidio stradale, ergastolo della patente, daspo a vita, daspo europeo; tra quanto il daspo dei patentati?  Se fosse una poesia si chiamerebbe Parole in libertà, autore il Ministro Alfano, che ha sempre una soluzione “diversamente ineccepibile” per ogni circostanza. Questa settimana si è sbizzarrito sul tema degli incidenti stradali, dei quali ciclicamente (purtroppo) si torna a parlare in occasione di tragici eventi. La sua soluzione pare essere l’introduzione di un nuovo reato di omicidio stradale e di un ergastolo della patente. Tralasciando la seconda trovata, che personalmente mi fa volare l’immaginazione ad un carcere con celle nelle quali rinchiudere delle patenti, il tema del reato è di sicuro interesse. Spesso se ne parla in modo scomposto e fine a se stesso, tipo “il colpevole deve andare in galera e bisogna buttare la chiave” o quando va bene, sui social network come sfogo collettivo di tre ore. Nel frattempo, parallelamente a tutto ciò, esiste un mondo reale popolato di aule di giustizia, avvocati, magistrati, parenti delle vittime, dove quotidianamente si celebrano processi per omicidio stradale, un reato già previsto dal nostro ordinamento all’articolo 589 commi 2 e 3 del Codice Penale.

Che la politica baratti l’onesta intellettuale per un po’ di demagogia non è una novità, anche usando il diritto penale: l’introduzione di reati simbolici che poco hanno a che fare con serie scelte di politica criminale o l’aumento di pene fatto un po’ a caso, ciclicamente e in modo schizzofrenico, sono dinamiche che si verificano spesso. Sorprende, viceversa, che nessuno a partire dai giornalisti che tale esternazioni le raccolgono e le riportano, abbia avuto un sobbalzo, abbia alzato un sopracciglio o fatto qualsiasi altra cosa (tipo una domanda, questa sconosciuta) nell’ascoltare queste sciocchezze o quelle di altri, in altre occasioni.  Delle due l’una: o il Ministro ignora l’esistenza del reato di omicidio stradale e la cosa è preoccupante poiché è laureato in Giurisprudenza, è un avvocato abilitato alla professione ed è stato dottore di ricerca in materie giuridiche; oppure ci prende un po’ in giro come altri suoi colleghi, in nome di una comunicazione politica più immediata e diretta “alla pancia” piuttosto che alla testa delle persone, sapendo che tanto il suo interlocutore (tutti noi) è un po’ cretino.

In fondo io preferisco avere il dubbio che si tratti di una politica intelligente che si relaziona con dei cittadini cretini ai quali è possibile veicolare qualsiasi messaggio, anche errato, senza timore di essere smentiti, piuttosto che avere la certezza che si tratti di una politica cretina.

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