La voglia di essere consumatori sostenibili nell’Italia dell’inflazione

1 Luglio 2022

Le turbolenze economiche contribuiscono a modificare le abitudini dei consumatori che già in questi anni erano sottoposte a forti trasformazioni. Aumentano gli italiani che acquistano prodotti made in Italy e a chilometro zero, e riducono i prodotti di marca; quando vanno a fare le spesa ovviamente puntano sempre più al risparmio, e d’altra parte adottano comportamenti consapevoli, attribuiscono crescente importanza a salubrità, naturalezza e basso impatto ambientale dei prodotti.

La pandemia e il nuovo disordine mondiale che ha segnato il ritorno alla normalità hanno prodotto conseguenze di ogni genere che sono ancora tutte da comprendere e misurare.

Quel che è già certo dell’epoca dell’incertezza è che andrà osservata e interpretata, perché gli schemi sono saltati e occorre trovare  con pazienza nuovi punti fermi su cui imperniare le analisi.

Intanto, solo per restare alla mera descrizione dei fenomeni, stiamo attraversando una fase turbolenta e delicatissima: il caro energia e il caro materie prime hanno risalito le filiere e si sfogano sui consumi; il surriscaldamento inflativo, certificato oggi dall’Istat a oltre l’8%, rischia di avere impatti diretti allarmanti sugli andamenti dei consumi e sui bilanci famigliari. D’altra parte, nessuno sa se questo fenomeno sia temporaneo o duraturo, e dopo decenni in cui la chiave interpretativa era la “deflazione secolare”, ora scommettere sulla “stagflazione” appare prematuro.

Ma veniamo a noi; mentre correttamente ci si preoccupa della diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie, e del rischio che la flessione dei consumi alimenti pericolose spirali, il Report “FragilItalia”, di AreaStudi Legacoop e Ipsos, sul tema “Consumi e transizione green”, contribuisce a capire come evolvono le propensioni degli italiani, in particolare rispetto ai temi della sostenibilità

In proposito, a segnare gli incrementi percentuali maggiori è la propensione all’acquisto di prodotti made in Italy, che aumenta del 28% nel corso dell’ultimo anno, e di prodotti a KM 0 (+18%). Specularmente, il calo più forte riguarda l’interesse per gli acquisti di prodotti di marca (-52%), seguito da quelli dei prodotti etnici (-26%), biodinamici (-24%) e a base di soia (-23%).

Se invece si guarda alla classifica dei prodotti percentualmente più acquistati, le prime due posizioni sono sempre occupate dai prodotti made in Italy (dichiara di acquistarli il 63% degli intervistati, con punte del 72% tra gli over 50, e del 70% nel nordest e nel ceto medio), e dai prodotti a KM 0 (acquistati dal 54%, che sale al 62% tra gli over 50 e al 61% nel ceto medio).

Dal lato opposto, il 74% dichiara di aver diminuito gli acquisti di prodotti di marca (84% nel ceto popolare, 80% al Nordest), il 51% di prodotti biologici (61% nel ceto popolare), il 49% i prodotti equo-solidali, il 45% quelli ecosostenibili (51% tra gli under 30 e nel ceto medio basso).

Sulle motivazioni che hanno spinto a ridurre gli acquisti di tutti i prodotti, il risultato è univoco: il prezzo troppo elevato e la necessità di risparmiare.

Generalizzata una crescente attenzione alle tematiche del green e della sostenibilità rispetto alle future scelte di acquisto. Il 58% degli intervistati dichiara che aumenterà l’attenzione per prodotti che abbiano confezioni riciclabili; seguono, tutte con il 56%, le indicazioni per la salubrità e naturalezza dei prodotti e delle loro componenti, per il prezzo calmierato, per i prodotti ecologici. Il 52% dichiara che aumenterà l’attenzione alla filiera, preferendo i prodotti locali, e all’eticità dei prodotti, che dovranno in primo luogo essere rispettosi dei diritti dei lavoratori. Il 47% dichiara che preferirà acquistare direttamente dai produttori.

Se questo è il quadro dei più significativi driver delle scelte di acquisto del prossimo futuro, il report rileva come essi siano sostanzialmente coerenti con comportamenti di spesa consapevoli ormai molto diffusi: l’88% dichiara di portare da casa sacchetti in tessuto o di utilizzare quelli biodegradabili, l’85% di confrontare il prezzo al Kg/litro dei vari prodotti (90% tra gli over 50), l’80% di acquistare prodotti con confezioni di carta/cartone, il 74% di acquistare, quando possibile, prodotti sfusi, il 73% di acquistare ricariche dei prodotti per la cura della casa per ridurre lo spreco di plastica, il 71% di acquistare prodotti ecosostenibili (76% nelle Isole e nel ceto medio).

In conclusione, mentre certamente occorre adottare misure che contrastino il carovita che già di per se spinge a cambiare le abitudini privilegiando il risparmio e quindi potenzialmente abbassando la qualità, d’altra parte non va disperso quanto maturato in questi anni recenti in termini di consumi consapevoli e verso i temi della sostenibilità ambientale, sociale, economica: le scelte dei consumatori sono un driver molto potente di sviluppo ma pure nella scelta del tipo di sviluppo da realizzare.

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CAT: costumi sociali

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