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Costume

Quella mia bandiera francese su FB, un inno alla leggerezza che ho tolto!

di Marco Bennici
16 Novembre 2015

Facebook unisce e divide. Sul fatto che unisca non ci sono dubbi. Sul fatto che divida nemmeno. Perché ognuno può esprimervi sopra le proprie opinioni e le opinioni generalmente dividono, almeno quelle meno argomentate. Di fronte ai massacri di Parigi di venerdì sera la condanna è stata ovviamente unanime e il dibattito si è sviluppato su altre cose. In particolare attorno all’utilità ed alla convenienza di un tool che sul social è apparso worldwide nella giornata di sabato scorso. Un semplice click per trasformare in stile lucido la foto del proprio profilo in una bandiera francese. Un semplice gesto, che non costava niente, per dimostrare il proprio cordoglio per quelle atrocità della notte parigina da cui, tutto sommato almeno noi italiani, siamo tutti più o meno equidistanti. Anche io, solidale, ho aderito all’iniziativa. Bastava un solo click. Fattolo, mi sono prontamente schierato dalla parte di coloro che aderivano ad un’altra delle trovate commerciali dell’impero più che mai commerciale di Zuckerberg.

Nello stesso tempo, esponendomi, evidentemente, ho colto con maggiore fastidio tutte quelle osservazioni dei miei amici che invece trovavano ingenuo dichiararsi francesi per in giorno, almeno virtualmente. Ed ho notato che più o meno eravamo schierati a metà. Tante erano le bandiere, tanti invece i profili di coloro che non avevano accettato le lusinghe del tricolore francofono. E tanti sono stati i commenti di coloro che hanno condannato fin da subito come ipocrita il gesto di apporre sulla propria faccia di Facebook le tre strisce blu, bianche e rosse. Legittimo farlo, come legittimo, ho pensato, è stato intestarsela quella bandiera. Anche se è stato un gesto da poco! Anche se farlo è stato, allo stesso tempo, sia superfluo che ingenuo. Perché facendolo, mi sono reso conto, di avere generato una contrapposizione in primis tra me e tutti quelli che quella bandierina avevano scelto di non metterla. E poi tra me e tutte quelle realtà territoriali, vedi Stati, che recentemente sono state vittime di atti di terrorismo, senza tante bandierine a contorno però. Ma metterla è stato l’unico modo di restare dentro un fenomeno su cui la mia coscienza non poteva rimanere distratta.

Ho continuato a scorrere altri commenti in proposito, fino a che non sono arrivato ad uno in cui veniva citata la parola ‘coraggio’ e mi si esortava anche nelle piccole cose di ogni giorno ad avere coraggio, a fare cose che in qualche modo impegnino la mia coscienza o le mie tasche. Vedi anche nella scelta delle immagini da pubblicare. Tutto il resto rischia di essere solamente passeggero e non serve a niente, specialmente sui social. Quasi a sottintendere una domanda cruciale e cioè quella di quanto ciascuno di noi stia facendo per evitare di non cedere all’oblio da sovraesposizione mediatica, inteso come abbandono del pensiero critico o del sentimento, a cui i social ci stanno bene o male condannando. Quel commento mi ha fatto compagnia più o meno per due giorni, mentre dall’altra parte stavo cercando di capire e di formare un mio pensiero su quanto avvenuto poche ore prima in una delle città più belle del nostro continente. Un po’ mi ha messo anche in crisi, a dire la verità. Perché intanto il mio sabato e la mia domenica stavano scorrendo, per fortuna, tranquillamente. E ieri sera, senza troppe remore, ho guardato dentro la mia piccola coscienza social ed ho tolto quella bandiera dalla mia faccia!

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