Effetti secondari del Coronavairus
Non credevo fosse più possibile. Eppure è successo. In un periodo in cui il popolo italiano è totalmente rincretinito dai social, dalla politica becera di qualsiasi orientamento – certo ci sono delle perle e dei beceri maggiori e minori, e non si fatica a individuarli – avviene una palingenesi.
Il virus corona, coronavairus per alcuni snob vesuviani che vogliono dimostrare che le recenti lezioni d’inglese sono servite a qualcosa, ha compiuto l’apocalisse e subito dopo la rinascita dalle ceneri. Vengo e mi spiego. Il popolo italiano, anziché reagire come quello cinese, intruppato e monopensante, è riuscito anche questa volta a ridere di sé stesso.
Certo, va detto che la tradizione inizia da Plauto e prosegue nei secoli per esplodere nel Novecento con Totò, i De Filippo, Tina Pica, Vittorio De Sica, Carlo Giuffrè, Vittorio Gassman, Sophia Loren, in maggioranza tutti vesuviani o del Centro, il Nord ne sforna pure di buoni, ma pochi in paragone.
Sono bastati pochissimi giorni in cui si è passati dalla calma piatta e quasi annoiata di un febbraio tiepido a una quarantena di massa forzata e a climi da film catastrofici – la mente corre al cult La città verra distrutta all’alba di G.A. Romero (1973) – dove su Codogno e Lodi e Vo’ Euganeo quasi si addensa l’ombra di un B52 armato di missili nucleari per distruggerle qualora il coronavairus esca dagli angusti confini delle cittadelle padane, allo scopo di non diffondere il terribile contagio che ha decimato la popolazione costretta a non uscire di casa e illusa che le mascherine, visti i tempi carnevalizi, avrebbero potuto essere utili a restare sani e salvi, oltre che a festeggiare un carnevale domestico.
Ebbene, questo popolo italiano, così maltrattato e abusato da tutti, salvini e sardini, renzini e melini, berluschini e zingarini, grillini e cortini dei miracolini al seguito, questo popolo che veramente non ne può più della demagogia è stato contagiato dal coronavairus.
Il contagio ha prodotto un effetto collaterale inatteso; che in Cina non si è manifestato, o che a noi non è stato fatto conoscere, forse è troppo presto, forse non arriverà mai, forse non ci sono abbastanza sottotitolatori per renderci edotti di ciò che realmente succede nel Celeste Impero.
Il contagio ha risvegliato la CREATIVITÀ degli italiani. Creatività che sembrava assopita o anestetizzata da un continuo Prozac, forse disciolto nelle acque comunali, forse perché privatizzate, e quindi coi pozzi unti da criminali untori che volevano un popolo asservito. Ebbene, il coronavairus ha annientato il Prozac d’ordinanza e ha scatenato, attraverso i social, assai più che le sardine, ormai quasi dimenticate e dimostratesi alla fine assai anodine e inutili, come avevo previsto al loro apparire, una vera corsa al video o alla foto o allo slogan più creativo di buonumore, in contrasto coll’atmosfera cupa da fine del mondo che arriva dalle televisioni pubbliche e private, dove sfilano città deserte, supermercati depredati, polizia e sanitari in tute da guerra batteriologica.
Invece sui social ci si sganascia dalle risate.
In sole otto ore un video geniale di The CereBros (ossia Berardino Iacovone), postato su youtube, instagram, facebook, TikTok, sta spopolando.
Ed è qui che l’umorismo perfido e disarmante del Sud vince in assoluto 1000 a 0 su quello del Nord, che proprio non ce la può fare mai e poi mai. In perfetta ricostruzione Gomorra, la camorra abbandona la cocaina, l’eroina, l’anfetamina e ogni tipo di droga, anche la più costosa, e spaccia l’amuchina perché nel frattempo, in pochissimi giorni, è diventata l’oro trasparente e perfino i fratelli colombiani stanno riconvertendo le raffinerie di coca in laboratori per produrre amuchina per italiani amuchinodipendenti che hanno saccheggiato supermercati, farmacie e si rivolgono pure ad Amazon per la preziosa sostanza, indicata dal governo come unica risorsa per difendersi dal coronavairus.
Ma nei giorni precedenti sono girati video e foto esilaranti, come un post dell’ex-assessora alla sicurezza del Comune di Milano Carmela Rozza, con un giovane capitano, ancora imberbe e non brizzolato, infelpato di verde colla famigerata scritta in bianco PRIMA IL NORD (altri tempi… quando non aveva ancora scoperto che poteva avere più voti con un bacino d’utenza maggiore). In alto a destra la scritta: Quando il virus ti prende in parola! Naturalmente la Lega si è indignata perché su un virus non si può scherzare, secondo loro (sui meridionali – Forza Etna, Forza Vesuvio, I napoletani puzzano, eccetera- sui barconi e sugli immigrati invece sì). Ma secondo me si è indignata perché è stata proprio messa a nudo. Scarificata. La Lega colle sue contraddizioni, riportate e ritrattate da Libero esattamente come i quadri dirigenti del partito, per chi avesse ancora dei dubbi, dimostra l’assoluta incapacità di capire profondamente qualsiasi situazione e la capacità inversa di riportare ogni cosa alla caciara da bar, perché solo quello sa fare. Altro che governare bene. Meno male che il capitone non è più ministro dell’interno altrimenti ne avremmo viste di tutti i colori e di certo non a facilitare le cose.
O il santino di santa Rosalia – santa taumaturga che, pregata e adorata, sconfisse la peste -, dedicato ai palermitani, dove la santuzza, in ginocchio su una pietra, illuminata dal raggio divino, si esprime in un fumetto: Palermitani, va bene u virus, ma pa lucchìa un sugnu attrezzata! (Palermitani, vada per il virus, ma per la pazzia non sono attrezzata!).
Per restare in ambito sacro, ci pensa Livio Fanzaga, l’ineffabile prete direttore di Radio Maria, che annuncia, con (presunte) sante parole, che il virus ha un’origine extraterrestre, essendo mandato come avvertimento per l’amata umanità direttamente dall’Empireo, e la notizia è arrivata via raccomandata espresso direttamente dalla Madonna di Medjugorie. Questa è la comicità, assolutamente involontaria, di un esponente del Nord. Fanzaga è, infatti, di Dalmine. È sulla buona strada per Zelig. Vita dura per gli attori comici quando la realtà supera la fantasia, difficile parodiare chi già si fa parodia di sé. Se credevamo che il Medioevo fosse un remoto periodo storico che si studia (o si studiava, non so oggi) a scuola possiamo proclamare con cognizione di causa che il Medioevo è vivo e vegeto e che gode ottima salute, soprattutto nella landa cattolica apostolica padana.
Le uniche SANTE parole da ascoltare sono quelle dell’immenso poeta bagherese Ignazio Buttitta: Nta menti s’avi a fari trasiri u suli, c’asciuca l’umitu da gnuranza (Nella mente si deve far entrare il sole, che asciuga l’umido dell’ignoranza).
Innumerevoli sono le parodie di frammenti di film famosi; come quella di @gianny241 che ha usato Gravity, dove un George Clooney basculante nello spazio, nella sua tuta, guardando la Terra da lontano, dice: Coronavirus, ccà m’a suchi (traducendo in termini urbani e non volgari, per non turbare educande e educandi: Coronavirus, qua non mi puoi raggiungere).
Questa autoironia è l’unica risposta possibile alla dissennata campagna terroristica per un virus considerato influenzale o poco più, anche se virologi come il dott. Burioni insistono a dire che è un’epidemia di dimensioni bibliche, il tempo dirà chi ha ragione; mentre la microbiologa Gismondo – da colui sminuita, come se fosse la sciura Camilla di Quarto Oggiaro – direttrice di un reparto fondamentale, quello delle analisi, del Luigi Sacco di Milano, ridimensiona il tutto e dice le cose come stanno, secondo lei. Burioni poi si è scusato colla “signora che era stanca di lavorare” ma l’atteggiamento resta quello che è e l’opinione generale lo sta giudicando proprio per ciò che è. Anche qui, la sovraesposizione non fa sempre bene.
È l’unica risposta possibile, l’ironia verso tutti, ma proprio tutti codesti mediocri di politici che millantano competenze che non hanno; mentre il Capitan de’ Capitani, ormai non più ministro, per fortuna, predica di aumentare la “sicurezza” (ma di chi? DI CHI?) e di chiudere i porti (anche quelli lacustri e fluviali? Anche il traghetto leonardesco di Imbersago? Non fate passare Renzo Tramaglino?), e poi magari di mettere la catena in mezzo allo Stretto di Messina, di alzare i fili spinati alle frontiere, di disinfettare coll’amuchina pure il buco del culo prima di scoreggiare, di passare la Nutella nella macchina pastorizzatrice, istillando paure od odî in una popolazione che veramente non ne può più e che allora affida allo sberleffo l’inevitabile ridicolo di cui tutti coloro si coprono. Sbeffeggiando anche sé stessi, che coloro ad avere quel potere ce li hanno portati col loro voto, dall’Alpi a Sicilia ovunque è Legnano.
Come faceva Totò, come faceva Eduardo, come facevano tutti i grandi attori e autori satirici per svergognare la classe politica della loro epoca. Con una solenne pernacchia.
5 Commenti
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beh … che dire ….. spassoso ….. SE NON CI FOSSE DA PIANGERE SUI TANTI DEMENTI DA RICOVERO IN CIRCOLAZIONE , male fecero per la 180
Ridiamo,che il riso fa buon sangue,e il corona se la prende in saccoccia.
Sono d’accordo su diversi punti.Però, c’è un però, anche in questo articolo emerge una sorta di malcelata “soddisfazione” per quanto sta succedendo nel cattivo Nord. Causa di tutti i mali del povero buonissimo senza colpa alcuna Sud. Questo articolo mi ha fatto venire in mente un titolo del Quotidiano del Sud di qualche giorno fa che diceva, esattamente: “Lombardia, che figuraccia”; si riferiva ai primi contagiati in terra di Lombardia, dove il cielo è bello quando è bello.Che dire di un titolo così? Che non ha bisogno di commenti. Quanto all’umorismo del sud che batterebbe un trilione di volte quello del nord, beh, signor Crispi, le faccio presente due cose: lei non conosce l’umorismo milanese – anche se a Milano trovare un milanese doc equivale a cercare e trovare l’ago nel pagliaio – e le assicuro che nel suo essere costantemente sotto le righe , sa essere efficace come pochi altri, magari urlati, gesticolati e volgari. E’ una questione caratteriale: qui si suggerisce, si lascia spazio all’immaginazione dell’ascoltatore, altrove si spiattella tutto e amen. Qui si preferisce fare e poi dire. P.S. Carmela Rozza (siciliana, la quale in più di un’occasione ha detto di avere lasciato la sua terra perché non accettava il servilismo dei suoi conterranei nei confronti del potere) non è più al comune di Milano, ma in Regione Lombardia come consigliere PD.
Vede, evoque, la parodia si nutre del paradosso e, soprattutto, del surreale. Il mio post è la cronaca del surreale e si fa parodia del reale a cui una cultura egemone vorrebbe costringerci a pensare come unico reale possibile. Riguardo alla malcelata soddisfazione, o così da lei interpretata, provi a leggere meglio tra le righe. Forse lei è troppo milanese – nel senso in cui lo intende lei – per avere un’elasticità a un umorismo a 360°. Riguardo al numero di comici del Nord, di livello, le ricordo che ne riconosco la presenza e l’autorevolezza, ma che per motivi storici la farsa, la satira e il teatro hanno avuto un maggiore sviluppo al Centro e al Sud con Napoli capitale plurisecolare del teatro comico e dell’opera buffa. Il Veneto è discorso a parte, con Ruzante, Goldoni e qualcun altro. Non lo dico io, lo dice la Storia dello spettacolo. Pensi che Orlando di Lasso e Adrian Willaert, due fiamminghi, cinque secoli fa vennero a comporre villanelle in napoletano, d’argomento farsesco, proprio a Napoli. Inevitabilmente, con una tradizione così forte ed esercitata anche nell’idioma, forse derivante anche da una lingua assai idonea alla teatralità, la quantità e la qualità di autori e attori che provengono dal Centro e dal Sud è superiore. Ciò non toglie che Gino Bramieri, Lina Volonghi, Macario, l’immensa Franca Valeri e oggi Crozza e moltissimi altri provengano dal Nord.
Ma non è una questione di confini geografici perché è una questione sterile quanto un seme piantato nel cemento. Tutto il surrealismo della questione coronavairus sta nel saperne ridere. E ridere anche delle tragedie al Sud forse lo hanno saputo fare sempre prima e meglio, forse. Ridicolizzando anche certe prese di posizione tipo quelle del capitan senza paura che è la parodia di sé stesso e la cui ironia è piacevole come un cactus nel sedere.
E poi, lei che ne sa che io non conosco la comicità milanese? Lei, che probabilmente è lombardo, la conosce La sciura di cameli, ossia La signora delle camelie di Dumas, in milanese, dello scapigliato Cletto Arrighi? Io sì. Vada alla Sormani.
A proposito della pacata comicità settentrionale, meno incline alla volgarità, efficace, costantemente sotto le righe, senza urli, dove si lascia ampio spazio all’immaginazione dell’ascoltatore: che ne pensa di Beppe Grillo (che milanese non è ma che a Milano ebbe i suoi esordi)? La satira e la parodia, soprattutto se rappresentate, non possono essere pacate… conosce Plauto? i fescennini?
Grazie per la precisazione sull’attuale posizione di Carmela Rozza, ne farò tesoro.
Caro Massimo, mi hai regalato dieci minuti di intelligente allegria. Alle volte l’ironia riesce a guardare le cose da una prospettiva molto più lucida e veritiera ;-)
La questione del corona virus ci dovrebbe far riflettere molto su come, mentre questo Paese si sta sempre più disgregando, un esercito di Soloni pontifica senza sapere come fare…
Di tutti gli elementi che hai portato ad esempio mi è piaciuta più d’ogni altra quella di Cavez: la cultura ti salva sempre