La tragedia di Caivano. Don Maurizio Patriciello, la certezza della luce di Dio
La tragedia di Caivano.
Don Maurizio Patriciello, la certezza di chi ha dentro la luce di Dio.
Don Maurizio Patriciello è la figura più nitida ed adamantina che ci restituisce la tragedia orripilante di Caivano.
È il povero che entra nella cruna dell’ago, perché è l’uomo delle sfide impossibili, che non vede nessun ostacolo, che lotta superbamente contro il Male, anche quando assume le fattezze più devastanti, contrassegnate da violenze e stupri ai danni di povere ragazzine perpetrate da giovani dediti alla pornografia.
Il teatro dove la nefandezza si è dispiegata è una struttura abbandonata, un centro sportivo oggi degradato ad un ammasso di risulta, fatiscente, dimostrante che lo Stato è assente, scomparso, che le Istituzioni hanno tradito il precipuo e fondamentale compito costituzionale di eliminare gli ostacoli culturali, sociali, per assicurare l’evoluzione della Persona umana, come sosteneva un altro grande prete, Don Lorenzo Milani.
Don Patriciello grida il suo dolore: vuole assistenti sociali, educatori, una scuola funzionante, forze dell’ordine che possano presidiare il territorio, oggi una periferia abietta ove regna lo spaccio e la diffusione di droghe, ove si concentra la terra dei fuochi, per lo sversamento dei rifiuti tossici.
È un inferno: c’è pedofilia, incesti, violenze contro i minori.
Quella struttura- il centro sportivo abbandonato-è la configurazione di un campo di concentramento ove Dio non c’è, è il tragico palcoscenico delle scorribande volgari di Gomorra, l’altra faccia quella brutale e bestiale della “napoletaneria”, la feccia di una grande città- Napoli- con aspirazioni diffusa alla bellezza, di respiro europeo.
E la provincia di Napoli di cui Caivano fa parte è quella “corona di spine”, come fu definita da un insigne meridionalista Francesco Saverio Nitti.
Ma Don Patriciello ha la luce di Cristo dentro, è pervaso da una fede incrollabile, indistruttibile, il suo cuore è imbevuto dalla certezza che Dio ha aperto le porte e vuole stare con i poveri i derelitti, quelli che Bauman chiama gli ultimi, la società dello scarto.
E si batte questo prete, che sa di antico, per il riscatto di questa gente, non ha paura di nessuno, è sotto scorta.
Se è vero che la Meloni ha affermato che lo Stato sia stato inerte ed ha la responsabilità più grande per questa immane tragedia ed ha promesso che quello stesso Stato si farà valere, ci sarà anche nell’immediato futuro, sarà Don Patriciello l’unica figura che potrà misurare l’attuazione di questo futuro disegno di redenzione purificante.
Perché Don Patriciello porta con sé la dignità del magistero di Cristo.
È l’unica speranza.
Un commento
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Perché tirare la solita superstizione cattolica in mezzo?
La vuoi tirare? Benissimo, allora fai usare alla chiesa la sua immensa ricchezza per creare lavoro a Caivano, altrimenti taci, insieme a questo prete.
l’Italia ha deciso di abdicare la sua funzione sociale alla chiesa ed alla Caritas, e questo è il risultato:
Chiesa e Caritas ricche e popolazione in condizione identica a prima.
Alla Caritas, oltre al gettito delle monetine della fontana di Trevi, sono andati i soldi di altre 2 importanti fontane romane, per un totale di circa 300.000 euro all’anno, che si aggiungono ai finanziamenti milionari, anche statali.
Il vero punto è che lo stato è assente, in primis perché non ha risorse, anche per il fatto che sperpera 1,2 MILIARDI con 8×1000 alla chiesa cattolica, 1 miliardo per pagare stipendi agli “insegnanti” di religione, assunto senza concorso per fare piacere ai Vaticano. Infine 5, dico 5, MILIARDI di IMU sulle attività commerciali cattoliche sono abbuonati. Vuoi vedere che con un po’ di questi soldi si riesce a salvare caivano?