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La cannabis light e i deliri della politica

di Antonio Vigilante
1 Giugno 2019

Qualche mese fa ho provato la cannabis light. L’ho comprata  in una parafarmacia del centro di Siena, che la vendeva in diverse versioni aromatiche. Poi ho dovuto procurarmi le cartine: con qualche imbarazzo, quando il tabaccaio mi ha chiesto di quale tipo. Ho preso quelle più comuni, immaginando che andassero bene per rollare una canna, sia pure light. Ecco, rollare una canna: non avendo a portata di canna qualche studente, ho dovuto far ricorso a un video su Youtube. Esaustivo, comunque. Dopo due o tre tentativi mi sono trovato tra le mani una canna (sia pure light) rispettabilissima. Per essere sicuro di farne esperienza in modo autentico, non ho lesinato sulla quantità.
Seduto sul divano, mi sono dunque acceso la mia canna, sia pure light. Una parte di me sperava che benché fosse light, qualche interessante esperienza psichedelica l’avrei fatta. Ho fatto un tiro, poi un altro, e un altro ancora. Niente. L’ho finita. Niente. Mi son detto: dalle tempo, queste cose arrivano con calma. Ma niente niente. Ogni cosa restava testardamente sé stessa, me compreso. Dopo mezz’ora m’è venuto sonno, ma non saprei dire se per la canna (sia pure light) o per la stanchezza. Nella migliore delle ipotesi, in base alla mia esperienza posso riconoscere alla cannabis light una efficacia paragonabile a quella della tisana al tiglio.
Leggo ora che la Cassazione considera illegale la vendita di cannabis light. E il ministro Salvini si è affrettato a commentare:  “Siamo contro qualsiasi tipo di droga, senza se e senza ma, e a favore del divertimento sano”. Apprendo dunque di essermi drogato, quella sera. A dire il vero a me più che una esperienza Sesso, Droga & Rock’n’Roll è sembrata una cosa Brodino, Pigiamino & Nanna, ma se lo dice Salvini mi fido. Diciamo che mi hanno venduto dell’erba truccata, diversa da quella che ha provato Salvini (perché Salvini l’avrà provata, no, prima di esprimersi? mica sarà uno che parla a vanvera?). Cerchiamo ora di essere consequenziali. La tesi è che la cannabis, sia pure light, dev’essere vietata perché è una droga, e “qualsiasi tipo di droga” va vietata. Ma cos’è una droga? Ricorriamo, per imparzialità, alla Treccani: “Nel linguaggio corrente viene chiamata droga qualsiasi sostanza capace di modificare temporaneamente lo stato di coscienza o comunque lo stato psichico dell’individuo”. Bene: allora è droga anche il vino. E’ droga l’alcol, in qualsiasi forma. In base alla mia esperienza, è una droga infinitamente più potente di una cannabis light. Ed è una droga che fa in Italia quarantamila morti all’anno (dati di www.alcol.info). Un numero che include le persone morte per cirrosi epatiche, per malattie cardiovascolari, per infarto, ma anche le vittime causate dalla guida in stato di ebbrezza. Perché quando qualcuno beve, nessuno è al sicuro. Nemmeno il bambino che attraversa la strada.
Cosa dice Salvini, che è contro qualsiasi tipo di droga, di questa droga pericolosissima, che tante tragedie e tanti lutti provoca? Ecco: “La politica cerca il vino per quattro motivi: primo perché fa bene, secondo perché è un business, terzo perché è tutela del territorio, quarto perché rappresenta l’Italia nel mondo”. Queste le parole al Vinitaly dello scorso 7 aprile. Nelle sue parole, la droga che fa più morti in assoluto diventa un alimento che “fa bene”.
Quella della cannabis light è una faccenda in fondo marginale – i consumatori abituali di cannabis non sanno che farsene, e gli altri la provano per curiosità, e presto lasciano perdere – ma che dà la misura esatta della situazione nella quale siamo finiti. Una situazione di delirio continuo, nella quale il mondo è capovolto, problemi enormi scompaiono dall’agenda pubblica (chi parla del livello scandaloso dell’evasione fiscale?) ed altri inesistenti diventano ossessioni collettive. Un paese sotto effetto costante del delirio alimentato da “una politica che cerca il vino”. E ne abusa anche parecchio.

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