I froci sono compagni che sbagliano?

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24 Giugno 2015

Lo sdegno capitombola nel ridicolo in questi giorni concitati in cui la politica subisce l’urletto di piazze reali e virtuali. Si fatica a crederci, se non fosse vero, che abbiamo dovuto sorbirci le puttanate di un Adinolfi di turno che insieme a 4 urlatori ha propinato al popolo sciocchezze prive di qualunque senso. Non bisogna scomodare Rawls, ma solo il buon senso, per capire che ciascuno della sua vita fa quel che crede e, se non lede l’altrui diritto, nulla nessuno può eccepire.

Ciascuno ha il diritto di perseguire in modo onesto la propria idea di “vita buona” senza sentirsi in dovere di rendere conto a nessun altro che alla propria coscienza e al diritto costituito  (e anche su quest’ultimo si potrebbe discutere). Poi c’è il tema del riconoscimento pubblico dei diritti e dei diritti speciali; quelli che si riconoscono a speciali categorie di cittadini in forza di caratteri specifici. Su questo, lungi dalle beceraggini sentite da più parti, la filosofia del diritto e i giuristi hanno confezionato tomi. Eppure ancora in difesa della categoria si sentono omosessuali engagé sollevarsi in difesa dei diritti degli omosessuali in quanto tali e non in quanto cittadini. E tragicamente la scempiaggine travalica gli argini della sensatezza e si arriva a ipotizzare a un istituto paramatrimoniale per soli omosessuali. Dopodiché mi spieghino come diavolo distinguere una coppia omosessuale da una coppia di maschietti o femminucce eterosessuali che scelgono lo stesso istituto giuridico ai soli fini economici. Basterebbe studiare un po’, la materia non è né nuova né poco frequentata.

Su questo il Governo Renzi e il PD scontano un’arretratezza di elaborazione intellettuale, stretto tra due storie che l’omosessualità l’hanno sempre maneggiata con fatica. Non si dimentichi che il PCI ha affrontato con non poche ipocrisie il tema dei “diversi” (sic) e con quali pruderie ha gestito personaggi come Pasolini e Visconti.  Dall’altro i cattolici sono rimasti invischiati in una rimasticatura sessuofobica di Sant’Agostino da cui non riescono a liberarsi nonostante una morale privata molto meno manichea. Ciò che è drammatico che la sintesi di queste due culture si è concretizzata in un atteggiamento di commiserazione insopportabile. Quasi che a riconoscere i diritti dei gay (sic) si faccia l’opera pia. Un paternalismo un po’ peloso, un approccio da protezione animali ché  Dolce e Gabbana paiono dei maitres à penser.

Ecco mi rimane a sentire Renzi e i suoi (in pubblico, ché in privato le cose cambiano spesso in meglio) la sensazione che ancora, in fondo in fondo, noi froci siamo compagni diversi, che un po’ sbagliano e che se non sbagliano, hanno fatto una scelta complicata (scelta?). Andiamo tutelati, sostenuti nella scelta, vanno estesi i diritti… Un approccio da servizi sociali dei diritti che è disgustoso perché propugnato come un avanzamento culturale. Se un terreno scivoloso c’è per questo Governo, questo è uno di quelli più pericolosi, non già per la tenuta del consenso, ma perché è la cartina tornasole dello stato intellettuale del Paese.

@matteocolle

 

TAG: dirtti, gay, nozze gay, omossessuali, Roma Pride
CAT: costumi sociali, Scienze sociali

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