Beni culturali
Il Giardino Sonoro di Pinuccio Sciola
Non facciamoci trarre in inganno dalla facilità con cui consideriamo i nostri contemporanei minori: Pinuccio Sciola non è da meno di Pablo Picasso o di Leonardo da Vinci – Moni Ovadia –
“Non facciamoci trarre in inganno dalla facilità con cui consideriamo i nostri contemporanei minori: Pinuccio Sciola non è da meno di Pablo Picasso o di Leonardo da Vinci, la Sardegna lo deve sapere, deve dare a sè stessa la chance di fare di questo artista incredibile un’eredità da tramandare. Attraverso Pinuccio Sciola fate capire la Sardegna, fate dell’arte di questo uomo una meta di confronto, una meta di incontro, una meta di pellegrinaggio.” Moni Ovadia
“San Sperate è Pinuccio Sciola come lo sono tutte le pietre della Sardegna permeate dai suoni che l’artista (scultore, poeta, musicista) ricava ferendole amorevolmente nelle viscere. In una mattina luminosa mi riceve nel suo studio pieno di sculture e disegni ma anche di arpe pietrificate, grandi spighe di trachite, semi di piccoli e grandi sassi, menhir, cavalli di legno e mappe stellari di basalto. La porta della sua casa è sempre aperta e i paesani lo sanno, come sanno che, nel campo-giardino poco fuori dal paese centinaia di monoliti lavorati dialogano con profumati alberi di agrumi. Neanche quel campo ha recinti perché l’arte di Sciola è di tutti. Mi accoglie con l’affabilità di sempre e quando parla delle sue pietre ha gli occhi di un bambino.” Paolo Fresu
“Pinuccio Sciola è uno degli scultori più grandi dei nostri tempi, una personalità tellurica andata a cercare l’anima mistica della pietra”. Philippe Daverio
“C’è un patto tra Pinuccio Sciola e le pietre di Sardegna tant’è vero che assomigliano l’uno alle altre come due gocce d’acqua. Dev’essere la ragione per cui le pietre si lasciano fare di tutto, da lui: tagliare, perforare, frammentare. Riesce persino a farle suonare.” Renzo Piano.
San Sperate è un comune italiano della provincia di Cagliari. Poco più di ottomila abitanti, incastrati in un piccolo paese del Campidano. Incastrati da sempre, sino da quando esiste nell’uomo la tendenza a condividere in comunità un fuoco, un muro a difesa di un campo, un luogo dove seppellire i propri cari. Qui i primi insediamenti umani risalirebbero addirittura al XVIII secolo a.C. Un paese antico che sorge all’intero della regione più antica e centrale del Mediterraneo.
Complice il sole che ti scricchiola la testa potrebbe scapparci la classica frase da metropolitano in gita turistica; quattro pietre in mezzo al nulla. Poi ripensi al fatto che queste pietre sono state messa una sopra l’altra dalla prima civiltà nuragica, dai punici, dai romani, dai vandali, dai bizantini, dagli aragonesi, dagli spagnoli, dai regnicoli di Savoia, dagli italiani e capisci che qui camminiamo su un palcoscenico vecchio quanto può essere vecchia la nostra civiltà occidentale.
E alcune di queste quattro pietre, suonano. Suonano perchè Pinuccio Sciola le ha toccate.
Giuseppe Sciola, detto Pinuccio, nasce a San Sperate nel 1942 in una famiglia di contadini.
Nel Settembre 1959 Pinuccio è un ragazzo di diciassette anni che frequenta a San Sperate un corso per adulti alla scuola elementare. Viene iscritto alla I° Mostra di arti figurative nel circolo de La Rinascente di Cagliari da due suoi amici che, a sua insaputa, presentano tre opere dopo averle rubate dal cortile della sua casa sita in via Concordia.
Un giorno nel parallelepipedo che serviva da seduta ai suoi familiari, accanto alla soglia della casa rustica dove abitava, Pinuccio intuì una figura di scolaretto; l’unico modo per farla “vivere” fu quello di prendere martello e scalpello per creare una statua in tutto simile a lui, goffo nell’abito troppo stretto, con uno sdrucito berrettino da ciclista in testa, ma dal viso intelligente e scaltro.
Dopo il liceo artistico di Cagliari ha frequentato il Magistero d’arte di Firenze e l’Accademia Internazionale di Salisburgo dove ha seguito i corsi di Minguzzi, Kokoschka, Vedova e Marcuse. Nei suoi numerosi viaggi di studio per l’Europa ha conosciuto Giacomo Manzù, Fritz Wotruba, Aligi Sassu e Henry Moore.
Nel 1967 si è iscritto all’Università della Moncloa a Madrid; l’anno successivo, invece, è a Parigi.
Dopo aver trasformato il suo paese natale, San Sperate, in un autentico “paese-museo” grazie all’esperienza artistica e sociale dei murales, nel 1973 si è recato a Città del Messico per lavorare con il maestro David Alfaro Siqueiros. Nel 1976 ha presenziato alla Biennale di Venezia e nel 1984 ha esposto alla Besana e in Piazza degli Affari a Milano. Nel 1985 le sue opere sono state alla Quadriennale di Roma e fra l’86 e l’87 una grande mostra itinerante ha toccato le più importanti città della Germania.
Nel 1996 sono nate inoltre le pietre sonore suonate per la prima volta dal percussionista Pierre Favre al Time in Jazz di Berchidda, in Sardegna. Nel 1998 ha partecipato alla Biennale Europea di Niederlausitz presso Cottbus in Germania. Nel 2000 sue opere sono state sia all’Expo internazionale di Hannover che all’Avana.
Nel 2002 il Müvészet-Malom Szentendre di Budapest ha dedicato all’artista una grande mostra antologica, mentre agli inizi del 2003 Sciola ha avviato una collaborazione con l’architetto Renzo Piano, che scelse una monumentale scultura sonora per la Città della Musica a Roma. Nell’estate dello stesso anno, l’artista ha esposto una nuova serie di monumentali sculture sulla piazza della Basilica Inferiore di Assisi. Sempre nel 2003 è stato presente con le sue opere monumentali allo spazio Thetis di Venezia e nel 2004 ha inaugurato una grande mostra personale in Lussemburgo. Nel 2006 nel contesto di Villa delle Rose a Bologna viene realizzato Impianto Sonoro Scolpito, un percorso che propone l’arte e il suono delle Pietre sonore sotto forma di installazione interattiva.
Nel 2008 Sciola ha ricoperto con i Semi della Pace il sagrato della Basilica di San Francesco ad Assisi. Il 2 Luglio 2010 è stata inaugurata una sua grande Pietra sonora nel giardino della Triennale di Milano in onore dell’amico Gillo Dorfles. Nel 2011 all’Istituto italiano di Cultura a Madrid ha inaugurato l’esposizione Città sonore. Nel 2012 ha esposto a Cagliari un omaggio a Gaudì-Nostone con le opere in ferro all’interno della Basilica di San Saturnino.
L’11 luglio 2012 il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano lo ha nominato Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.
Nel 2014 Sciola è stato scenografo, presso il Teatro Lirico di Cagliari, dell’opera Turandot di Giacomo Puccini. Sempre nel 2014 ritorna allo spazio Thetis di Venezia. Nel marzo dello stesso anno è stato insignito del prestigioso premio: “Medaglia Beato Angelico” proprio nell’anno del 450º anniversario della morte di Michelangelo.
Pinuccio Sciola muore il 13 maggio 2016.
Nel 1996 la sua ricerca personale sulle pietre e la loro natura intrinseca, e le tecniche di incisione sperimentate lo portano verso una musicalità della pietra.
Le pietre sonore sono sculture simili a menhir (principalmente calcari o basalti) che risuonano una volta lucidate con le mani o con piccole rocce. Le proprietà sonore delle sculture sono realizzate applicando le incisioni parallele sulla roccia. Queste sculture sono capaci di generare dei suoni molto strutturati, con differenti qualità secondo la densità della pietra e l’incisione, suoni che ricordano il vetro o il metallo, strumenti di legno e perfino voce umana.
Il Giardino Sonoro è un museo a cielo aperto, è il luogo utilizzato da Pinuccio Sciola fin dagli anni ’60 come laboratorio, creando un’identità in pieno connubio con la natura sino a renderlo sito espositivo agli inizi del ventesimo secolo. Un orizzonte di pietre megalitiche, uno spazio artistico senza tempo, in continuo divenire che permette ai visitatori di compiere un’emozionante passeggiata all’interno dell’agrumeto in un percorso senza segnali né direzioni, tra i megaliti capaci di amplificare magicamente il senso di smarrimento.
Un luogo d’arte, che si esprime in tutte le lingue del mondo, dove basalto e calcare producono suggestivi suoni arcaici, ancestrali e mistici; dove i “semi” di pietra sono seminati affinché la cultura fecondi la natura; dove i graniti, nel buio della notte, svelano attraverso la luce radente nuove superfici tridimensionali.
Un luogo immerso nel verde, carico di energie, che coinvolge tutti i sensi, dando la possibilità ai visitatori di poter godere, in una dimensione inedita, di Arte e Natura. Una natura viva, fino al suo più immobile e silenzioso elemento: la pietra.
Unica pecca la presenza della vicinissima base aerea NATO di Decimomannu e il passare continuo dei jet a bassa quota; le pietre di Sciola suonano quando i jet riposano. Per il resto il Giardino Sonoro è un posto carico di magia che va visitato. Basta poco più di un’ora per entrare in una dimensione particolare dove è possibile sentire la voce di pietre che sono state create dalla Natura in un tempo così lontano che è quasi impossibile da calcolare.
Per maggior informazioni: https://www.psmuseum.it/
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