Cinema

Cercavo qualcosa, le città di pianura

30 Ottobre 2025

Francesco, Piero, Fabio (1) e altri, amiche e amici poeti mi hanno insegnato a raccogliere descrizioni di paesaggi e territori in forma di emozioni e di straordinarie sintesi narrative, poche parole che aprono gli occhi più di ogni analisi ambientale pianificatoria e burocratica.
Anche il cinema ha talvolta questa capacità di racconto trasversale e questo “Le città di Pianura” (2) mi aveva incuriosito già dal titolo e dall’immagine del manifesto con uno scorcio del giardino della tomba Brion dell’architetto Carlo Scarpa. Poi vedo che tra gli interpreti principali c’è Pierpaolo Capovilla, so del suo passato e presente di musicista ‘maledetto’ e di suoi spettacoli su Pasolini, e quindi torna forse il potere evocativo della poesia di cui sopra. E poi c’è Sergio Romano e anche Pennacchi (quello dei monologhi tv dall’universo veneto) e il giovane Filippo Scotti che interpreta uno studente di architettura nella Venezia universitaria. Tutti spunti che muovono la mia curiosità, magari trovo una chiave di lettura di questo Veneto che so già trasandato e compromesso, chissà se trovo qualche angolo di poesia e sento il profumo di cose vissute.

Alcuni frame dai Trailer

Ma la narrazione delle storie dei personaggi è un viaggio bizzarro e altalenante, a zig e zag, dove la notte e il giorno si confondono, si sente ovunque la precarietà del nordest non più locomotiva economica, il paesaggio divenuto solo infrastruttura, ogni strada una piccola città lineare, curve e semafori, edifici dismessi e luci da discobar.
E’ il Veneto dove la parola astemio suona ancora come una bestemmia, dove ti puoi nascondere dall’inseguimento della polizia nei meandri delle zone artigianali, dove puoi non usare google maps per orientarsi perché è bello perdersi, o sbagliare aeroporto perché son tutti uguali.
Lo studente di architettura cerca di prestare i suoi occhi anche ai suoi “sequestratori”: fotografa un edificio brutalista, fa consulenza improvvisata ad un conte decadente, è il cicerone nostrano alla tomba Brion. C’è anche Venezia, nella sua calma dei percorsi deviati, il baretto dei Tolentini.

E man mano che l’occhio si abitua ad un incessante susseguirsi di periferie urbane e umane, cresce l’affezione ai personaggi, ironici e malinconici, si fa evidente la generosità dell’accoglienza senza pretese, la filosofia dell’improvvisazione, lo slancio onirico, la frequentazione che si fa amicizia. E i luoghi prendono forma perché abitati da persone che sudano della stessa afa di pianura, che ti entra dentro e ne misura l’appartenenza.
Forse cercavo qualcosa. Qualcosa che avesse a che fare con l’urbanistica dei sentimenti, e qui l’ho trovata.

 

 

Note
(1) Francesco Tomada, Piero Simon Ostan e Fabio Franzin sono poeti capaci di descrivere il loro Triveneto.
(2) Le città di pianura, Italia, 2025, 98′ | Regia e Sceneggiatura: Francesco Sossai | Fotografia: Massimiliano Kuveiller | Montaggio: Paolo Cottignola | Musica: Krano | Cast: Filippo Scotti, Sergio Romano, Pierpaolo Capovilla, Roberto Citran, Andrea Pennacchi | Produzione: Vivo Film, Rai Cinema | Distribuzione: Lucky Red

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