
Eventi
Carlo Sama agli incontri di Villa Mussio
Nella mia Venturina Terme (LI), il quotidiano “Il Tirreno” ha organizzato una serie di incontri su politica, economia e giustizia. Il giornalista de “Il Giornale” Stefano Zurlo intervista Carlo Sama e altri nella bellissima cornice del teatro Mercurio, dentro villa Mussio.
Gli incontri di Villa Mussio
Nella mia Venturina Terme (LI), il quotidiano “Il Tirreno” ha organizzato una serie di incontri su politica, economia e giustizia. Il giornalista de “Il Giornale” Stefano Zurlo intervista alcune personalità nella bellissima cornice del teatro Mercurio, dentro villa Mussio. Il primo incontro ha ospitato Carlo Sama.
Un luogo particolare, lungo la strada che collega la pianeggiante Venturina al capoluogo Campiglia Marittima, in cima a una collina toscana che si affaccia sul mare. La villa ospitò il socialista Giuseppe Mussio, ultimo sindaco prima della dittatura fascista e primo dopo la liberazione. L’evento nasce con il patrocinio del Comune e la collaborazione di due associazioni culturali, Ama Campiglia Marittima e Seiventurinesese.
Sama è uno storico manager italiano, responsabile delle relazioni esterne del gruppo Ferruzzi-Montedison; nonché marito della figlia minore del fondatore del gruppo e cognato di Raul Gardini. Il manager ha quindi vissuto gli anni caldissimi di Tangentopoli in prima persona, venendo arrestato per poi essere assolto dalle accuse. L’anno scorso ha pubblicato il libro “La caduta di un impero” in cui racconta la storia del gruppo Ferruzzi, compresa la scalata Montedison e il fallimento.
La Ferruzzi
Un breve video presenta l’ascesa imprenditoriale di Serafino Ferruzzi, che, da una famiglia della media borghesia di Ravenna, diventò il re del grano e della soia. La sua impresa ha infatti intessuto le maglie nel mondo della guerra fredda, commerciando sui due lati della cortina di ferro. Ottenne rilevanza mondiale a Chicago, dove Ferruzzi aveva un accesso privilegiato al principale mercato di prodotti finanziari legati al settore agroalimentare.
Così facendo, Ferruzzi riuscì a competere con le principali aziende mondiali del settore alimentare, ovvero le “cinque sorelle”. In questo senso, Ferruzzi è pari al presidente ENI Enrico Mattei, che ruppe l’oligopolio delle “sette sorelle” del petrolio. Entrambi rappresentarono la grandezza del paese e morirono presto in un incidente aereo.
Quando morì, Serafino Ferruzzi rientrava a Ravenna perché la moglie non stava bene, ma anche per ufficializzare l’investimento in Generali, il tempio del salotto buono della finanza italiana. Se l’investimento fosse andato in porto, Ferruzzi sarebbe diventato il più grande investitore privato all’interno di Generali. Cosa che avrebbe dato fastidio al sistema finanziario dominante.
Tangentopoli
Sama ricorda Tangentopoli come uno tsunami, una rivoluzione. I magistrati spedivano gli imprenditori in carcere perché non potevano non sapere delle tangenti. Secondo Sama, questo era un meccanismo subdolo per farli parlare. E la gente parlava, perché vinta dalla disperazione.
Il manager paragona questo meccanismo a un racconto di suo nonno sulla Prima guerra mondiale. Nelle trincee, i topi erano uno dei principali problemi dei soldati. Così, chiudevano due topi in una cella, finché uno non mangiava l’altro. A quel punto, il topo sopravvissuto era come modificato e andava a caccia di altri topi. Allo stesso modo, gli imprenditori cercavano di sopravvivere al carcere, anche raccontando balle inventate di sana pianta.
Sama accenna ad alcune strazianti vicende umane. Ricorda il politico socialista Sergio Moroni, suicidatosi seppur innocente, perché aveva paura che la figlia adolescente lo rifiutasse. Poi del presidente dell’ENI Gabriele Cagliari, morto al terzo tentativo di suicidio. Nessun prete voleva celebrare il suo funerale, finché il cardinal Carlo Maria Martini impose al cappellano di San Vittore di dare l’ultimo saluto al presidente ENI.
Proprio mentre si celebrava il funerale, arrivò la notizia del suicidio di Gardini. Sama lo descrive come un suicidio imprevedibile, malgrado fosse chiaramente depresso. Poco prima di suicidarsi, disse che Cagliari “è morto da eroe”. Qualcuno dubita che sia stato un suicidio, ma Sama ritiene infondate queste dicerie.
In definitiva, Sama vede Tangentopoli come una rivoluzione che ha distrutto famiglie, imprese e gruppi industriali. Per sottolineare il disastro umano, ricorda che uno dei suoi figli, all’epoca adolescente, rimase scosso quando un amico lo chiamò “figlio di una puttana e di un ladro”.
Raul Gardini
Sama racconta anche della personalità di Gardini, un uomo di grande fascino, a cui ha gestito la comunicazione per tutta la vita. Gardini ha combattuto con il fantasma del suocero Serafino Ferruzzi, una personalità ingombrante e totalizzante. L’atteggiamento di Gardini cambiò dopo l’acquisto di Montedison. In particolare, dopo la joint venture con ENI e la creazione di Enimont, Gardini iniziò a respirare quel potere in grado di condizionare la vita politica.
Si era convinto di essere diventato più importante del suocero e ruppe con la famiglia Ferruzzi quando voleva distribuire il 5% delle azioni a tutti i suoi cugini (10 in tutto). Si trattava di un azzardo per controllare il 51% dell’azienda, derivato dalla sua personalità da giocatore incallito.
Gli eredi di Ferruzzi si ribellarono. Secondo Sama dobbiamo cercare qui le vere ragioni del suicidio. Con questo gioco spregiudicato, avrebbe cambiato la storia della famiglia. Inoltre, aveva tenuto all’oscuro la moglie, che non aveva una personalità leggera. A lei dovette ammettere anche le tangenti. A quel punto, la moglie lo offese in malo modo.
L’altro grande azzardo fu l’avventura in Coppa America con l’imbarcazione Il Moro. L’impresa costò moltissimo, probabilmente più di 250 milioni di dollari. Sama ritiene l’investimento nella Coppa America sbagliato e perdente. Racconta che l’equipaggio che vinse il trofeo affermò che Gardini era lo sfidante più importante della storia della Coppa America, “perché l’ha persa con i soldi della moglie”.
Il salotto buono
Carlo Sama mostra il dente avvelenato contro il salotto buono della finanza italiana, colpevole di non aver aiutato il gruppo Ferruzzi, all’epoca il secondo gruppo industriale italiano, dopo la FIAT. Sama pontifica che forse Ferruzzi era il più grande, perché FIAT era decrepita.
Nella sua ricostruzione, il presidente di Mediobanca Enrico Cuccia e l’amministratore delegato di FIAT Cesare Romiti si mostrarono inizialmente contrari all’attività dei giudici del pool di Mani Pulite. Poi, invertirono la rotta, chiamando Paolo Mieli alla direzione del Corriere della Sera e spingendo a favore dei magistrati milanesi.
Carlo Sama ricorda di aver presentato a Enrico Cuccia un processo di ristrutturazione del gruppo Ferruzzi, che prevedeva la vendita del comparto chimico. Cuccia si sarebbe presentato collaborativo, ma nella primavera del 1993 il banchiere presentò l’indebitamento del gruppo in maniera peggiore di quanto fosse in realtà e le banche diventarono spietate.
La situazione precipitò e Ferruzzi andò in default. Sama arriva a definire Cuccia un “delinquente in guanti bianchi” che ha fatto la fortuna di FIAT, mentre ha sacrificato Ferruzzi. Tangentopoli segna quindi un vero spartiacque della politica industriale, in cui l’Italia ha perso il controllo della chimica e di tante altre cose, con la cessione di Edison ai francesi e la Ferruzzi cancellata.
Le conclusioni
Termina il dialogo affermando che ha scritto il libro, perché non voleva che i suoi eredi conoscessero solo la parte infame della sua storia. E anche per Serafino Ferruzzi, magnate dimenticato. Furbescamente, afferma che non pensava che qualcuno comprasse il suo libro, invece in tanti l’hanno comprato.
Mi alzo un po’ deluso perché si è concentrato sulla cronaca giudiziaria anziché sulla storia industriale. Reputo comunque importante la sua narrazione di Tangentopoli dal punto di vista dei “vinti”. Ha raccontato la sua versione dei fatti, che può non essere completamente affidabile, ma è bene conoscere, per aiutarci a comprendere quel ginepraio di eccessi.
Tra magistrati manettari, imprenditori e politici corrotti, oscuri faccendieri e carrieristi, chiaramente c’è chi ha approfittato della situazione. In un momento storico di privatizzazioni, Tangentopoli è stato il detonatore della svendita del patrimonio industriale italiano, compresa la Ferruzzi. Non è difficile accusare il salotto buono, che non ha mai mostrato lungimiranza, sin da quando giudicò la divisione elettronica dell’Olivetti come un “bubbone da estirpare”. Peccato che quel bubbone avrebbe potuto farci essere all’avanguardia nell’informatica.
Al tempo stesso, Sama ha molto criticato FIAT e Romiti, ma dovrebbe considerare non solo i debiti dell’azienda torinese. Difatti, mentre Gardini pensava alla Coppa America, Romiti (malgrado tutti i difetti che conosciamo) lanciava la qualità totale e investiva a Melfi, creando un grande complesso industriale in un’area rurale del sud. L’ultimo grande investimento produttivo di questo paese.
Foto di Lorenzo Manzini
Devi fare login per commentare
Accedi