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Il Presidente Sergio Mattarella a Pavia per i 500 anni della Battaglia
In concomitanza con la visita odierna del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla mostra “Pavia 1525: le arti nel Rinascimento e gli arazzi della Battaglia” abbiamo nuovamente visitato l’esposizione che si è tenuta al Castello Visconteo.
Della Battaglia di Pavia del 1525 abbiamo già scritto su queste pagine – https://www.glistatigenerali.com/cultura/storia/pavia-cinquecento-anni-fa/ – in occasione della nostra prima visita all’esposizione celebrativa allestita all’interno del Castello Visconteo pavese.
Oggi sono finalmente visibili, in coda alla mostra (fruibile sino all’11 gennaio 2026), i famosissimi sette arazzi tessuti a testimonianza di quell’evento bellico che cambiò, irreversibilmente, il corso della storia europea nel febbraio del 1525
L’esposizione, organizzata dai Musei Civici di Pavia e dal Comitato Promotore e Alto Coordinamento per il Cinquecentenario della Battaglia di Pavia, che comprende il Comune di Pavia, la Fondazione Monte di Lombardia, la Camera di Commercio Cremona-Mantova-Pavia e l’Università di Pavia, con il sostegno di Intesa Sanpaolo, Fondazione Cariplo e Fondazione Bracco, si sviluppa in due sezioni principali.
La prima ricostruisce il contesto culturale e artistico della città prima della battaglia, presentando dipinti, disegni, codici miniati, sculture e oggetti d’arte decorativa provenienti da prestigiose istituzioni italiane e internazionali come la Pinacoteca di Brera, il Castello Sforzesco, la Biblioteca Medicea Laurenziana, il Musée d’art et d’histoire di Ginevra, la Royal Collection di Windsor e il Victoria & Albert Museum. La seconda è dedicata interamente ai sette arazzi, a sottolineare la cesura storica rappresentata dal conflitto.
Assecondando un climax ascendente, il percorso espositivo (che ha ottenuto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica) culmina nell’ultima grande sala della mostra, dove il pubblico può godere di una vera e propria “immersione” nella fantasmagoria della rappresentazione della Battaglia offerta dai sette arazzi di Capodimonte, all’interno dei quali si coglieranno – grazie ad un apposito apparato didattico – i vari personaggi e i momenti chiave dell’evento storico che cambiò le sorti d’Europa.
La battaglia combattuta a Pavia il 24 febbraio 1525 rappresentò il momento decisivo di uno dei molteplici conflitti che, a partire dalla fine del quindicesimo secolo, videro contrapposte Spagna e Francia e che ebbero come principale scenario di lotta la penisola italiana.
A Pavia ebbe luogo lo scontro decisivo della quarta guerra d’Italia che si concluse con una grande vittoria di Carlo V d’Asburgo, re di Spagna e sacro romano imperatore. La disfatta francese portò alla cattura in battaglia dello stesso re di Francia Francesco I di Valois. La sconfitta e la prigionia del re (incarcerato in Spagna per oltre un anno) portarono alla firma della pace di Madrid del 1526.
La grande battaglia fu uno straordinario successo militare e politico per Carlo V (non presente sul campo di battaglia). Molte opere d’arte vennero dedicate a questa gloriosa impresa e tra queste la serie di arazzi di Capodimonte, quasi certamente la testimonianza figurativa più significativa giunta sino a noi.
Dopo un tour internazionale che li ha portati fino negli Stati Uniti e un intervento di restauro, i sette monumentali arazzi di Capodimonte sono da poco giunti a Pavia, nelle sale del Castello Visconteo. Precedentemente custoditi in un caveau (complessivamente sono valutati oltre 35 milioni di euro) sono ora finalmente visibili al pubblico.
Una serie di arazzi dedicati alla battaglia di Pavia fu donata nel 1531 a Carlo V – o secondo altra ipotesi a sua sorella Maria d’Ungheria – dagli Stati Generali dei Paesi Bassi (possedimento di Carlo in quanto erede dei duchi di Borgogna e dove Maria governava come reggente) quale omaggio celebrativo per la grande vittoria asburgica conseguita in Italia.
Non è del tutto certo che i panni oggi nel museo napoletano si possano identificare con quelli oggetto di questo dono in quanto un documento vergato a Venezia nel 1533 testimonia che la serie sulla battaglia fu tessuta anche in una seconda tiratura (come del resto era piuttosto usuale nella produzione arazziera). È comunque opinione diffusa a livello storico-artistico che, per l’alta qualità che li contraddistingue, gli arazzi napoletani possano essere proprio l’editio princeps della serie, cioè quella oggetto dell’omaggio dinastico alla Casa d’Asburgo.
Prima di confluire nelle raccolte di Capodimonte gli arazzi furono di proprietà della nobile famiglia napoletana dei d’Avalos e si trovavano originariamente nel loro palazzo di Vasto, in Abruzzo, antico feudo della famiglia.
Alienati nel Settecento per momentanee necessità finanziare sono poi recuperati dalla famiglia, ad inizio Ottocento, e collocati nell’avito palazzo napoletano.
Nel 1862 Alfonso d’Avalos donò gli arazzi al museo napoletano. Quando i panni entrarono nelle raccolte museali nulla si sapeva circa la loro spettanza e in alcune guide ottocentesche sulle opere d’arte custodite nei palazzi nobiliari partenopei si diceva fantasiosamente che gli arazzi d’Avalos erano stati tessuti sulla base di disegni di Tiziano o del Tintoretto.
L’individuazione, a fine Ottocento, di una serie di disegni custoditi al Louvre, chiaramente connessi agli arazzi sulla Battaglia di Pavia, attribuiti al pittore fiammingo Bernard van Orley ha consentito di riconoscere l’autore del progetto grafico dei panni. Questi disegni infatti sono ritenuti i modelletti preliminari utilizzati per la stesura dei veri e propri cartoni in scala 1 a 1 (tutti perduti), seguiti dagli arazzieri per la tessitura al telaio.
Sulla base di un monogramma osservabile su alcuni pezzi della serie si è tentato di individuare anche la manifattura in cui i panni furono tessuti: si tratterebbe di quella di Jan e William Dermoyen sita a Bruxelles. La presenza del monogramma consente inoltre di individuare con più precisione un termine post quem della loro fabbricazione (oltre a quello ovvio della data della battaglia di Pavia). L’obbligo di siglare gli arazzi venne infatti introdotto nelle Fiandre nel 1528. La serie sulla battaglia di Pavia è stata quindi tessuta, con ogni probabilità a Bruxelles, tra il 1528 e il 1531 (o al massimo entro il 1533 se i panni d’Avalos dovessero coincidere, come è meno probabile, con la documentata seconda serie sulla battaglia).
Vari aspetti rendono la serie di Capodimonte un unicum a partire dal tema che ne è oggetto. Per la prima volta infatti in un vasto ciclo d’arazzi viene trattato un accadimento contemporaneo: vi sono sì precedenti parati tessili dedicati a fatti guerreschi ma senza eccezioni si tratta di vicende dell’antichità o del mito.
Gli arazzi di Napoli peraltro sono i primi in cui si registrano dimensioni così ragguardevoli (specie in lunghezza, che sfiora i nove metri per ogni panno). Non è solo un dato tecnico: la forma così allungata è strumentale alle necessità narrative della serie, con la quale si volle immortalare un dettagliato e storicamente fedele racconto della sfolgorante vittoria di Carlo V.
Alla corretta narrazione dei fatti storici si associa l’attenta riproduzione delle armi, delle corazze e delle divise dei combattenti di disparate nazionalità: è probabile che Van Orley si sia avvalso della consulenza di esperti di cose militari. Questi aspetti di forte novità delle serie napoletana vengono in ogni caso coniugati alle caratteristiche tradizionali dell’arte arazziera delle Fiandre, come l’infinità e la varietà di dettagli, l’inserimento di elementi cortesi e di genere (quali alcune elegantissime dame), la virtuosistica resa della vegetazione e degli animali. Tutto ciò è esaltato da sete sgargianti e da preziosi filati d’oro e d’argento.
Se volessimo ora descrivere ogni singolo arazzo dovremmo riempire decine e decine di pagine per ciascun panno perchè ognuno racconta le varie fasi della battaglia con una dovizia di particolari fuori dal consueto.
L’invito è quello di venire direttamente a Pavia per osservarli seguendo la descrizione fornita dall’apparato didattico predisposto dai curatori. Sono cose che si vedono una volta nella vita, chi ama la storia non può lasciarsi sfuggire un’opportunità come questa.
Fonti: ArteMagazine – Quirinale.it – enciclopedia Wikipedia – https://www.battagliadipavia1525.it –
Foto copertina: Quirinale.it
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