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Sardegna, i festival di poesia e musica a Seneghe e Palau
Al “Cabudannu de sos poetas” festival di poesia ma anche teatro e attualità. In Gallura da non perdere la musica internazionale di “Isole che parlano”
CAGLIARI _ Sardegna d’estate. Non solo mare e spiagge ma anche vacanze intelligente. Anche in questo mese di settembre ci sono appuntamenti da non perdere con la poesia e la musica. A Seneghe e Palau. Il primo centro, a pochi chilometri da Oristano, è un paese di grande ospitalità e apertura al mondo : qui da ventuno anni si tiene un festival che è quasi un unicum, “Cabudanne de sos poetas”. Un evento originale che accoglie ogni estate poeti da tutto il mondo invitati a raccontare i loro mondi, scambiare idee e, soprattutto, far conoscere i propri versi. In Sardegna la poesia è una forma di espressione sacra. Tuttora esistono i poeti improvvisatori che si esibiscono nelle feste di paese ma non solamente, apprezzati, venerati e amatissimi. E siccome la poesia dei Sardi ha da sempre un filo rosso con la realtà contemporanea, dialogando e confrontandosi con altre arti, si occupa anche di quanto accade in posti lontani. Laddove c’è la guerra, di questi tempi in luoghi martoriati e offesi come la Palestina e l’Ucraina. Alza la voce in difesa della pace, così come reclama un mondo migliore, libero dai disastri climatici, senza fame e senza guerre. E’ una costante così di questo festival, usando il filtro della poesia, ospitare testimonianze, ricevere imput di studiosi e giornalisti che conoscono quanto succede, ma anche ospitare teatranti e musicisti con una visione originale in grado di regalare appunto poesia. “Cabudanne” è in pieno svolgimento e si concluderà il 7 di settembre. Ogni giorno, dal mattino alla sera sono previste decine di iniziative, mostre, incontri e spettacoli. Sono allestiti per tutto il villaggio, in slarghi, corti, piazze e giardini. Seguendo il flusso sarà difficile perdersi.
SENEGHE
Il 3 settembre ecco alcune indicazioni. Ecco cinque appuntamenti, tutti alla Prentza de Murone. Alle 19.30 incontro con il poeta bielorusso Dmitrij Strocev. Nel suo libro “Terra Sorella”, (edito da Valigie Rosse), testimonianza in poesia sulla guerra di confine, sulla Bielorussia che protesta per la guerra in Ucraina, il rapporto tra le culture slave. Dialoga con l’autore Giada Scanu. Alle 21.30, si parla de “L’ordine del discorso nella crisi dell’ordine globale. Potere e contro-poteri nell’informazione di guerra” con il giornalista Enzo Nucci, inviato di del Tg3, Michele Giorgio, giornalista, con lunga esperienza in Medio Oriente, Manolo Luppichini, regista e filmaker tra i pionieri del media-attivismo in Italia, eLidia Ginestra Giuffrida, giornalista, esperta di migrazioni e Medio Oriente. ModeraAntonello Petrillo, docente di Sociologia Generale presso l’Università di Napoli. Alle 22.30Federico Crobe introduce alla lettura del libro “Zia Mame” di Patrick Dennis.
A seguire Giuseppina Pintus rende omaggio allo scrittore Sergio Atzeni, con una lettura da “Araj Dimoniu – il demonio è cane bianco” dello stesso Atzeni.
Alle 23.30 l’attore Roberto Magnani, proveniente del Teatro delle Albe, ed in passato primo animatore della “non scuola” di teatro del Cabudanne, per le letture della notte legge “Autobahn” da “Altri libertini” di Pier Vittorio Tondelli.
Il 4 settembre nel Campo della Quercia (ore 17) è prevista l’azione teatrale della non scuola del teatro delle Albe a cura di Laura Redaelli, Cinzia Baccinelli, Pina Di Gennario e Militant A.
Alla Prentza de Murone incontro con il poeta Lello Voce a cura di Antonio Bove. Alle 21,30 in Putzu Arru a tu per tu con Luca Persico, in arte Zulù, rapper leader dei napoletani 99 Posse. Con lui dialogano Antonello Bove e Antonello Petrillo. Alle 23 monologo teatrale e musicale di “Arrogalla”, regia di Elio Turno Arthemalle.
Il 5 settembre, al mattino (11,30) performance “Troppo Donna” con Simonetta Ortu, Camilla Cubeddu e Francesca Ortu. Alle 17,30 di scena la poesia catalana con il poeta Enric Casasses. All’incontro realizzato con l’Institut Ramon Llull partecipa Andrià Martin. Segue Giancarlo Piacci intervistato da Carlo Marongiu. Attorno al tema “La ricerca artistica e culturale genera innovazione sociale?”. Ne discutono: Antonio Aiazzi, Armando Punzo, Vincenzo Santoro, Elena Pianea, Massimiliano Tarantino ed Ennio Vacca. Modera Roberta Falcone. “Il loro grido è la mia voce”, raccolta di poesie da Gaza raccolta a cura di Antonio Bocchinfuso, Mario Soldaini e Leonardo Tosti. Dialogano con i curatori: Francesco Ottonello e Youssef Hassan Holgad. Seguono lo spettacolo di Luca “O’Zulù” Persico e Caterina Bianco e il djset di Sibode.
Il 6 settembre incontri al mattino con la poetessa Fosca Navarra e il poeta Andrea Cortellessa. Incontro con Lorenzo Marangoni e Niccolò Fettarappa. Dialoga Ambra Floris.
Alle 19 il poeta palestinese Asmaa Azaizeh incontra il Cabudanne (a cura di Chiara Nielsen), Dopo i versi di Guido Celli (“Un petalo di ferro”) è la volta di Francesca Albanese nell’incontro “Quando il mondo dorme. Storie, parole e ferit dalla Palestina” a cura di Bastiana Madau. Si chiude con il concerto di Giancane e Torreggae al Campo della Quercia.
Il 7 settembre al mattino incontri con Giulia Martini e Paola Ardovino. Al pomeriggio dialogo con Roberta Castoldi autrice di “Animamundi”, la poetessa Deniz Durukanautrice di “Kirmizi Kedi”.
Si parla di metaverso in “Appunti sulla poesia al tempo della scrittura automatica” conGilda Policastro autrice di “Quodlibet”. A cura di Maria Oppo. Si chiude in Partza de Sos Ballos con “Chiudo la porta e urlo”, incontro con il poeta e scrittore Paolo Nori.
PALAU
“Isole che Parlano”, il festival internazionale di casa in Gallura, tra Palau, La Maddalena, Arzachena e Luogosanto, giunge questo anno alla sua ventinovesima edizione, e in realtà sembra appena ieri che il musicista avantgarde Paolo Angeli e suo fratello Nanni, fotografo, avessero deciso di lanciarsi con passione ed energia alla costruzione di un festival che fosse luogo di incontro e scambio di culture, zona franca di dialogo e soprattutto arena per musica improvvisata, musiche del mondo e jazz che incontrano altri linguaggi espressi a cominciare dalla fotografia. L’energia e la passione sono le stesse anche stavolta per questa rassegna-evento che dal 6 al 14 settembre proporrà il suo originale mix di festival multidisciplinare che guarda alla contemporaneità. A cominciare da un programma musicale ricco di idee e originali proposte con i musicisti chiamati ad esibirsi in località incredibili, di bellezza incontaminata. Dalla celebre Roccia dell’Orso al Faro e la Chiesa campestre di San Giorgio a Palau, la pineta e la spiaggia di Palau Vecchio, Punta Tegge a La Maddalena, la tomba dei Giganti di Coddu Vecchiu ad Arzachena, il Palazzo Baldu a Luogosanto,Cala Corsara sull’isola di Spargi.
Grande l’attenzione che il festival ha per i più giovani spettatori. Come è tradizione infatti dall’8 al 10 settembre il via alla sezione curata da Alessandra Angeli “Isole che Parlano ai bambini” con spettacoli e laboratori. Ai ragazzi più grandi invece è dedicato il laboratorio multimediale “Occhi che sognano lontano”, confronto tra generazioni, tra storie, sogni e intelligenza artificiale. A tempo di circo è il laboratorio ludico ,usicale a cura della compagnia Nando e Maila e l’altro grafico e scultoreo a cura di Annalisa Masala.
Appuntamenti con la musica. Il 6 settembre il via a Luogosanto con il concerto al tramonto del gruppo Descansate Niño del chitarrista Giacomo Ancillotto (Marzo Zanini al contrabbasso e Alessandra D’Alessandro alla batteria) che coniuga jazz contemporaneo, rock strumentale e scrittura cinematica.
Il 7 settembre alla Toma dei Giganti di Arzachena è di scena la cantante, compositrice e contrabbassista messicana Fuensanta, una figura importante dell’avanguardia contemporanea attiva nei Paesi Bassi, Fuensanta costruisce un ponte musicale tra jazz contemporaneo, musica tradizionale latino americana ed elettronica.
Il 9 settembre in piazza Fresi “Suonata per tubi” arie di musica classica per strumenti inconsueti a cura della compagnia Nando e Maila con Ferdinando D’Andria, Maila Serpanti e Marilù D’Andria.
11 settembre a Punta Tegge de La Maddalena live set del gruppo della cantante curda-americana Elena Sasson, residente a Valencia che propone un elegante jazz mediterraneo che mette insieme suggestioni di poesia persiana e quella dei canti curdi. Un suono ricco e contemporaneo. L’album “In between” è considerato uno dei migliori album di world music realizzati in Europa. Con Elena Sasson il colombiano Santiago Bertel al pianoforte, il cipriota Manos Stratis al contrabbasso e il belga Victor Goldschmidt alla batteria.
Nella stessa giornata (ore 22,30) al teatro Montiggia “Isterrida pro Gaza” concerto del Tenore Murales di Orgosolo formato da Franco Corrias, Salvatore Musina, Cosimo Mureddu, Maurizio Bassu e Antonio Musina.
12 settembre al mattino (ore 11,30) nella Pineta di Palau Vecchiu di scena i contrabbassisti Ksawery Wójcinski (Polonia) ed Esat Ekincioglu (Turchia). Al Faraglione (ore 18,30) concerto al tramonto di (Italia) il progetto strumentale di Egle Sommacal (chitarrista dei Massimo Volume) e Sara Ardizzoni (conosciuta con lo pseudonimo Dagger Moth). Con l’utilizzo di due chitarre elettriche e tanti pedali analogici, dipingono paesaggi sonori essenziali e imperfetti, contrappunti immaginifici e minimali, aree di esplorazione astratta, costruita con rigore e libertà, al margine delle convenzioni stilistiche ortodosse.
A Punta Palau, ore 20 esibizione di Matteo Carta (Sardegna): con “King Shepherd and The Lost Sheep” esplora l’anima sonora del banjo, tra descrizione intimista e caos rituale. Ispirato al movimento Primitive di John Fahey, alle musiche tradizionali sarde e nordafricane, il progetto evoca un mondo arcaico, rurale e visionario che si interseca con il suono di campanacci del bestiame e l’harmonium.
A seguire sullo stesso palco si esibirà il gruppo del sassofonista turco Korhan Futaci che fonde tradizione anatolica e improvvisazione radicale con echi di psichedelia. Trasformando il caos urbano in un’atmosfera energica e rituale, intrisa di suoni oscuri e texture astratte, Korhan e i suoi musicisti mirano a “far viaggiare il pubblico oltre il tempo e lo spazio per percepire i colori invisibili della Turchia contemporanea.” A “Isole che Parlano” arriva con un quartetto interamente turco per un concerto che attraversa spazio, tempo e confini stilistici. Con lui sul palco: Barış Ertürk (sax baritono), Esat Ekincioglu (basso) e Erdem Göymen (batteria).
13 settembre. Alle 11,30 nella Chiesa campestre di San Giorgio è di scena Arrepicus(Sardegna) un’officina musicale tra tradizione orale sarda e linguaggi contemporanei. Chitarra, contrabbasso, percussioni e voci si incontrano in una ricerca sonora che rielabora poliritmie, balli campidanesi e canto a cuncordu. Ne fanno parte: Francesco Morittu (chitarre), Stefano Colombelli (contrabbasso, voci), Carlo Pusceddu (percussioni, voci), Giulia Pisu e Irene Coni (voci).
Al pomeriggio a Capo d’Orso (ore 17) è di scena il Tenore Santu Gavinu de Illorai. Il coro a tenore attivo dal 2002 custodisce e tramanda la tradizione del canto a tenore di Illorai, proponendo un repertorio legato a balli e canti cerimoniali del centro Sardegna. La formazione è composta da: Giovanni Michele Filia, Gianni Mula, Angelo Sanna Giuseppe Nieddu e GianGavino Bosilo.
A seguire si esibirà il Coro Gabriel di Tempio tra le voci più autorevoli del “canto a tasgia”, la polivocalità della Gallura. Attivo dagli anni ’50 e dedicato all’etnomusicologo Gavino Gabriel, è composto da: Marco Muntoni, Nico Bianco, Gabriele Farina, Gianmario Pedroni.
A Punta Palau, alle ore 21,30 è di scena il duo formato da Maniucha Bikont (voce) e Ksawery Wójciński (contrabbasso) che mette insieme improvvisazione jazz e canti tradizionali della Polesia, regione di zone umide tra Ucraina e Bielorussia.
Alle 22,30 arriva dalla Catalogna e dalla Spagna Za!+Perrate un progetto stimolante che fonde flamenco, dadaismo, jazz, elettronica e post-rock. Il trio nasce dall’incontro fortuito tra il cantaor di Utrera e il duo catalano Za!, dando vita a un viaggio sonoro improvvisato, visionario e poliritmico, che si muove tra le radici più arcaiche della musica andalusa, reminiscenze dei rave, influenze latino americane, senza confini né definizioni.
14 settembre. Alle tenute Puligheddu alle ore 11 è di scena Heavy Sound è un progetto collettivo che intreccia timbriche acustiche, lirismo ruvido e pulsazione ritmica. Tra improvvisazione e scrittura, dà vita a paesaggi sonori densi ed energici, con l’afro beat sullo sfondo. Sabrina Coda (sassofoni), Andrea Fusacchia (sassofoni), Flavio Bertipaglia(basso), Alessandro Sponta (percussioni), Francesco Pitarra (batteria).
A Cala Corsara, nell’isola di Spargi spazio a Farah Fersi (Tunisia): virtuosa del “qanun”, ha sviluppato una tecnica personale che integra la tecnica convenzionale del pizzicato, con un approccio innovativo percussivo, fondendo le radici della musica araba con visioni contemporanee.
La sezione fotografica del festival ospita quest’anno -dal giorno 8 settembre fino al 12 ottobre- una mostra di importante rilievo, dedicata alla fotogiornalista palestinese Samar Abu Elouf, vincitrice del World Press Photo of the Year 2025 con lo scatto Mahmoud Ajjour, Aged Nine: il ritratto toccante di un bambino di Gaza, fotografato a Doha dove è stato trasferito per ricevere cure mediche dopo l’amputazione degli arti in seguito a un’esplosione.
“Per il Festival -affermano Paolo e Nanni Angeli, direttori artistici – in questo preciso momento storico, ospitare il lavoro di Samar Abu Elouf è un gesto necessario. Significa prendere parola attraverso le immagini, offrire spazio a un racconto indipendente e coraggioso che documenta l’impatto profondo e duraturo dei conflitti, soprattutto sui corpi e le vite delle donne, dei bambini, dei civili. È un invito alla responsabilità dello sguardo e alla consapevolezza”.
La mostra è composta da oltre 50 immagini e si snoda attraverso un percorso cronologico che segue tre direttive principali. Le prime due, con la cesura temporale del 7 ottobre 2023, narrano rispettivamente della “ordinaria” quotidianità a Gaza City e proseguono il racconto con il conflitto, la perdita e i bisogni della comunità palestinese. La terza (tratta dal servizio pubblicato dal New York Times, nel novembre 2024 con il titolo “Out of Gaza”), parla in modo diretto e drammatico delle conseguenze del conflitto, ritraendo persone gravemente ferite a Gaza che, pur con gravi danni permanenti e invalidanti mutilazioni, sono riuscite a raggiungere il Qatar e a ricevere cure mediche per sopravvivere.
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