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Eventi

Teatro Olimpico di Vicenza, un ciclo tra classici e contemporanei

di Walter Porcedda
21 Settembre 2025

VICENZA _ Classico? Ma come non l’avete mai visto. Anche perché ad avere pensato e costruito il percorso del Ciclo di Spettacoli Classici di Vicenza -che giunge alla bella età di 78 edizioni – è una coppia di esperti teatranti: Ermanna Montanari e Marco Martinelli, fondatori di quella importante fucina d’arte del Teatro delle Albe di Ravenna, solido centro di ricerca e sperimentazione per l’arte scenica, porto sicuro per pensatori e artisti non proprio in linea, ma impregnati di spirito libero e avantgarde. Questo è anche il secondo anno che la coppia è al timone della rassegna e, dal 25 settembre al 22 ottobre, mostrerà un cartellone stimolante e ricco di sorprese. Montanari e Martinelli si sono buttati infatti, corpo e anima, in quella che è nei fatti una sfida importante: come rileggere e rendere attuali i classici, fuori da vecchie formule  mettendo in corto circuito temi, eroi ed eroine, trame e paesaggi e dare nuova vita? Attraversarli elettricamente e ridestare quello che il tempo e una certa tradizione hanno spento o fatto lentamente sfiorire. Tutto questo accade, probabilmente per la prima volta, tra le mura di quello che racchiude al suo interno il palcoscenico al coperto più antico del mondo, capolavoro dell’arte palladiana: il prestigioso Teatro Olimpico. Luogo sacro dell’arte per eccellenza sarà la sede del festival assieme alla Basilica Palladiana, il Teatro Astra, il Teatro Comunale e il Palazzo Cordellina. Qui si svolgeranno i nove progetti previsti nel Ciclo – di cui ben sette in prima assoluta – tutti attorno al tema dello scorso anno, quello del “Coro” (tradotto anche visivamente dal manifesto del Ciclo disegnato da Igort). Questi gli artisti e i teatranti previsti nel cartellone: Alot, Roberto Latini, Salvatore Sciarrino, Marco Martinelli, Claudia Castellucci, Igort, Anagoor, Masque Teatro e Vinicio Capossela che, naturalmente, si dovranno confrontare nella direzione di lavoro indicata da Montanari e Martinelli. Che così raccontano: “Abbiamo pensato a questo biennio del Ciclo dei Classici al Teatro Olimpico come un dittico unitario all’insegna del “Coro”, una parola che nasconde in sé molte pieghe e svela di volta in volta forme sorprendenti: coro è la giuntura scenica dell’io e del noi; coro è il farsi comunità scenica, scintillio della polis, politico, in un’epoca che innalza muri tra la massa spersonalizzata e il più disperato individualismo; coro sono quelle figure singole abitate da moltitudini di voci, come Meredith Monk, che, al suo ritorno in Italia dopo anni di assenza, ha segnato nel maggio 2024 il prologo emblematico di questa nostra presenza all’Olimpico. Sospeso tra musica, voce, danza, il coro è il segreto dionisiaco che emerge alle origini dell’arte teatrale in Occidente, la cui luce è ancora oggi gravida di futuro. Gli artisti di questa edizione porteranno le loro opere ideate apposta per lo spazio dell’Olimpico, degli unicum che avremo il privilegio d’incontrare”.

Il regista Marco Martinelli e l’attrice Ermanna Montanari fondatori del Teatro delle Albe sono i direttori artistici del Festival “77° Ciclo Classico” di Vicenza (Fotografia di Silvia Lelli)

Sfida esaltante ed impegnativa che, simbolicamente, per l’avvio stato scelto di affidare a una compagnia giovanissima, Alot, un collettivo teatrale composto da tredici giovani (età media 25 anni), formatosi tre anni fa a Milano, ora al debutto nazionale, il 25 settembre alla Basilica Palladiana con la prima assoluta di “VENI, a goodbye”. Si tratta di uno spettacolo musicale corale con interventi grafici dal vivo in tempo reale, nato da una ricerca sulla tradizione dei canti polifonici del Mediterraneo compiuta durante due anni nelle isole maggiori del Mar Mediterraneo: in Sardegna con i Cantores de su Concordu di Orosei in Sardegna, in Corsica con il gruppo Tempvs Fvgit e in Sicilia con i Lamentatori dell’Arciconfraternita di Mussomeli. Il repertorio dello spettacolo comprende segmenti di canti sacri a 3 e a 4 parti vocali in lingua latina, “preghiere distillate con cura per lasciare evaporare il loro più stretto contenuto religioso e farne emergere la ricerca di una risposta, di ascolto e di vicinanza”.

Prima assoluta anche l’indomani con una stella del teatro italiano: l’attore e drammaturgo Roberto Latini che porta in scena al Teatro Olimpico, “Ánghelos”. Prodotto dal Teatro della Toscana,  è da considerarsi come tappa autonoma nel percorso che porterà al palcoscenico una riscrittura de “Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini”. Roberto Latini spiega nelle sue note: che è “una bella occasione per considerare Pasolinifeat. Giambattista Andreini, John Milton, Wim Wenders ed Euripide”. L’angelo, racconta ancora Latini, è il messaggero, colui che arriva tra gli uomini e racconta quanto gli uomini non sanno, porta il suo messaggio” – la “buona novella”, ovvero il Vangelo – “lo svolge, lo racconta, lo consegna, lo affida”. E soprattutto, davanti al Sepolcro, pone una domanda: Chi cercate? Quem Quaeritis? Lo spettacolo si replica anche la sera successiva.

Roberto Latini, attore e drammaturgo al Ciclo di Spettacoli Classici di Vicenza presenterà in prima assoluta “Ánghelos” ispirato dal “Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini (Fotografia di Masiar Pasquali)

Il 1° ottobre al Teatro Olimpico occasione imperdibile per assistere all’opera di un genio della musica contemporanea, “Il novello Perseo” di Salvatore Sciarrino, una nuova versione di “Perseo e Andromeda” scritta dal Maestro nel 1990, dopo aver frequentato per alcuni anni il Centro di Sonologia Computazionale, un centro di ricerca multidisciplinare animato da musicisti e scienziati per indagare la computer music. Qui Sciarrino compì alcuni esperimenti che lo portarono a realizzare un’opera in cui il canto delle voci fu sostenuto dai suoni elettronici prodotti da 4 computer. 24 anni dopo la prima esecuzione di “Perseo e Andromeda” al Teatro di Stoccarda, questa nuova versione amplia l’organico strumentale, integrando i suoni dei computer con nuove pagine orchestrali che espandono le dimensioni dello spazio timbrico, e rinnovando il dialogo fra le voci, i suoni di sintesi spazializzati e i nuovi colori dell’orchestra. La Prima esecuzione assoluta de “Il novello Perseo” è promossa dall’Accademia Olimpica di Vicenza in occasione del 470° della propria fondazione e del 440° dell’inaugurazione del Teatro Olimpico, e dalla Scuola di Ingegneria dell’Università degli Studi di Padova, in occasione del 150° anno di attività, in collaborazione con il Centro di Sonologia Computazionale (CSC-DEI) dell’Ateneo.

L’opera è stata commissionata al Maestro Salvatore Sciarrino dalla Fondazione Orchestra di Padova e del Veneto, che la eseguirà all’Olimpico con la direzione del Maestro Marco Angius.

Si torna al teatro e ai giovani. Sempre al Teatro Olimpico, il 4 ottobre andrà in scena in prima regionale “Lisistrata”, riscrittura da Aristofane, fra le ultime creazioni di Marco Martinelli. Testo assolutamente in sintonia con il nostro presente andò in scena in piena guerra tra Atene e Sparta. Il drammaturgo greco diffidando che si possa arrivare alla pace decide di affidare ad una donna, appunto Lisitrata, la missione impossibile. E costei cosa fa? Per fermare le armi assieme alle altre donne della città inizierà un simbolico sciopero del sesso.

Marco Martinelli, regista del Teatro delle Albe durante le prove dell’allestimento e la messa in scena di “Lisistrata” di Aristofane (Fotografia di Marco Caselli Nirmal)

Lo spettacolo è frutto dell’esito della chiamata pubblica, cioè un invito rivolto alla “cittadinanza a “farsi luogo” (in questo caso gli adolescenti di Vicenza) a “farsi comunità, nell’epoca dei non-luoghi e della frantumazione del senso comunitario”. “Lisistrata” è il nuovo step di “Sogno di volare”, progetto quadriennale del Parco Archeologico di Pompei in collaborazione con Ravenna Festival che vede Martinelli lavorare su quattro commedie di Aristofane con oltre trecento adolescenti dell’area vesuviana. Un progetto della “non-scuola”, pratica teatral-pedagogica fondata nel 1991 dal teatro delle Albe. La popstar Madonna, visitando lo scorso anno Pompei ha assistito a “Pluto. God of gold”, spettacolo precedente del progetto e ha deciso di finanziare direttamente l’edizione 2025 di “Sogno di volare” nato dall’incontro tra Marco Martinelli e il direttore del Parco pompeiano Gabriel Zuchtriegel.

Prima Assoluta il 9 ottobre (in replica il 10 ottobre) all’Olimpico di “Ballo Improprio”, una danza eseguita dalla Compagnia Mòra sui “Canti Znamenny “della tradizione russa, cantati dal vivo dal Coro In Sacris di Sofia, Bulgaria. Lo spettacolo della coreografa e fondatrice della Raffaello Sanzio, Claudia Castellucci, parte da una domanda precisa: è giusto utilizzare in modo “improprio” un repertorio di canti della liturgia ortodossa e di danze popolari dalla tradizione secolare, togliendole dalla loro matrice religiosa? L’ipotesi della coreografa è che forse “proprio attraverso l’abitazione di una materia “aliena” e l’abbandono di forme ed estetiche conosciute e “a portata di mano” si riesce a trovare la dimensione reale del guardare lontano, del guardare oltre, tentando di riallineare danza e moto universale”.

Un momento della coreografia “Ballo. improprio” di Claudia Castellucci basato su tradizioni russe che sarà presentato in prima assoluta a Vicenza (Fotografia di Andrea Macchia)

Il 12 ottobre un debutto davvero speciale è quello -sempre in prima assoluta- che vede al Teatro Comunale di Vicenza in azione un grande autore del fumetto conosciuto internazionalmente come Igort, ma anche regista, sceneggiatore, musicista e, attualmente direttore del mitico mensile “Linus”, che presenterà il suo “I dispacci di Delmore” fra reading e immersione nella musica, “una riflessione sul sogno americano, sul suo mito e sulla sua decadenza” ispirato da Delmore Schwartz, poeta e scrittore statunitense, mentore di Lou Reed. Da qui si snoderà un viaggio di parole e suoni tra poeti e artisti fuori dagli schemi che influenzano tuttora la cultura contemporanea. Fra questi, le poetesse Silvia Plathe Anne Sexton, geni della pop art come Andy Warhol e scrittori radicali come William Burroughs; cantanti e musicisti che hanno scritto la storia del rock come Lou Reed e Alan Vega, fondatore dei Suicide; icone come Nico e figure tragiche come la star della golden age del cinema porno Kandi Barbour.

Anagoor, uno dei collettivi teatrali più originali della scena nazionale, fondato da Paola Dallan e Simone Derai che lo dirige assieme a Marco Menegoni si definisce come “teatro in perenne tensione tra la balbuzie della barbarie e lo splendore del neoclassico”. Il 18 e 19 ottobre presentano in prima assoluta al Teatro Olimpico una rilettura delle “Baccanti” di Euripide. In questa nuova creazione – realizzata per il Teatro Stabile del Veneto -, Anagoor guida gli allievi dell’Accademia Teatrale Carlo Goldoni, immergendoli in un’esperienza che unisce rito, poesia e teatro. Partendo dalla ricerca sullo stato di trance come strumento poetico e scenico, lo spettacolo di Anagoor indaga il senso di identità e di appartenenza, definisce il teatro come spazio di elezione del rito di iniziazione e trasforma il Mito antico in visione contemporanea che interroga il presente. “Questo nostro “Baccanti” – dicono quelli di Anagoor – è una pratica magica curativa per un mondo malato ed arido, terra devastata e sprecata, che transita per una primavera di rabbia, furia e maledizioni, una protesta che chiede di ritrovare ciò che è andato perduto nella pretesa dell’identità, nella follia della supremazia che trascina ogni esperienza politica al fallimento”.

Una scena dallo spettacolo “Voodoo” della compagnia Masque teatro in scena negli spazi del Teatro Astra di Vicenza per il Ciclo di Spettacoli Classici diretto da Ermanna Montanari e Marco Martinelli

Si resta completamente nei territori della trance con “Voodoo” di Masque Teatro, in scena il 21 ottobre al Teatro Astra. Visionaria compagnia attiva dal 1992 , Masque Teatro esprime un’idea di teatro fondata sul dialogo fra filosofia, architettura scenica e produzione di simulacri. In questo spettacolo del 2023, acclamato dalla critica e che vede in scena una sola performer che si fa corpo-teatro, la trance è indagata come via di liberazione individuale e (necessariamente) politica: “È solo attraverso l’alterazione indotta che si può sperare di essere catapultati nella verità del proprio essere. L’alterazione produce simulacri. A questi ci affidiamo per recuperare le forze necessarie ad imbastire la costruzione di un altro mondo nel quale sopravvivere. Col voodoo accogliamo tutti i nostri divenire. Col voodoo abitiamo la buia luce”.

Chiusura sorprendente quella del 22 ottobre in prima assoluta che vedono protagonista al Teatro Olimpico uno dei più amati e geniali musicisti come Vinicio Capossela, un bardo del nostro tempo, che proporrà un evento unico, pensato per la chiusura del biennio di direzione artistica delle Albe. “Nel bosco di latte – Voci, canzoni, storie, narrazioni attorno all’opera di Dylan Thomas” accompagnerà in “un recinto di innocenza del mondo” attraverso l’ultima opera di una delle personalità più affascinanti del Novecento, il poeta e drammaturgo Dylan Thomas: Under Milk Wood. Un testo poetico e visionario del 1954, originariamente pensato dall’autore in forma di radiodramma, che racconta di un ideale paese del Galles: una sessantina di personaggi, tutti parecchio strambi, con i loro sogni e i loro pensieri nell’arco di una giornata. “Una specie di teatro delle voci per un mondo accecato. Bisogna sintonizzarsi alla frequenza dell’umano per entrare nel bosco di latte, ma una volta dentro non ci perderemo. Ci ritroveremo, come in una specie di Eden in cui i nostri passi non sono giudicati dal creatore, ma da un poeta che ha saputo descrivere le nostre anime a partire da quello che sognano, nel momento della più rinnovata purezza: il sonno”. Lo spettacolo è da intendersi come un omaggio al fondamentale lavoro svolto dal Teatro delle Albe sulla voce, “la più ancestrale espressione dell’umano”.

Una singolare immagine del cantautore e musicista Vinicio Capossela che chiuderà il ciclo degli spettacoli Classici di Vicenza con “Nel bosco di latte”  da Dylan Thomas (Fotografia di Charlelie Marange)

Come corollario di questo robusto e ricco programma spettacolare un’ altra serie di iniziative. Il tutto si completa infatti con due sezioni dedicate all’approfondimento teorico riunite nel titolo “Farsi Luogo. 440 anni di incontri all’Olimpico”. Tornano, a Palazzo Cordellina, i “Parlamenti d’Autunno” il ciclo di incontri, curato da Marco Sciotto, che si svilupperà in parallelo agli spettacoli. Quattro momenti di dialogo e confronto con artisti e studiosi intorno alle differenti forme in cui si riconfigura l’idea di ‘classico’ attraverso i linguaggi nel contemporaneo. Dalle riflessioni intorno al ridefinirsi della figura dell’attore sulla scena che scaturiranno dal confronto tra gli studiosi Antonio Attisani e Laura Mariani agli sprofondamenti nelle questioni legate all’immagine artistica grazie all’incontro tra Silvia Ronchey e Christina Nakou, fino a quelli nelle pieghe della scrittura e del suo spingersi costantemente oltre il limite, attraverso le parole di Antonio Moresco e quelle di Luca Doninelli. Il Teatro Astra invece ospiterà gli incontri con la critica teatrale del territorio insieme a Oliviero Ponte di Pino e Roberto Cuppone il 9 ottobre dalle 15 alle 18 al Teatro Astra. Infine, una iniziativa speciale per ricordare un grande intellettuale come Goffredo Fofi che ci ha lasciato di recente. “Per Goffredo Fofi“, questo il titolo dell’iniziativa che si svolgerà il 21 ottobre alle ore 22 e vedrà a confronto gli studiosi Rodolfo Sacchettini e Lorenzo Donati al Teatro Astra.

Il Ciclo di Spettacoli Classici è un progetto del Comune vicentino in collaborazione con la biblioteca civica Bertoliana e l’Accademia Olimpica e sostegno di Regione e Ministero.

Una veduta delle gradinate e delle tribune del magnifico Teatro Olimpico di Vicenza, sito inserito dall’Unesco nel patrimonio dei beni mondiale è anche il più antico teatro coperto al mondo (fotografia di Pino Ninfa)

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