Ballata di Memmo e il Biondo, di Paolo Maccari

Letteratura

‘Ballata di Memmo e il Biondo’, il romanzo delle illusioni di Paolo Maccari

Il grande racconto accorato della vita di un uomo, è il primo romanzo di Paolo Maccari

28 Maggio 2025

Ballata di Memmo e il Biondo (Elliot edizioni) è il primo romanzo di Paolo Maccari. L’autore del libro, noto poeta e critico letterario, è riuscito a creare una simbiosi perfetta tra prosa narrativa e afflato poetico all’interno di questo romanzo breve e scorrevolissimo. ‘Ballata di Memmo e il Biondo’ è il racconto dell’incontro tra due uomini, il Biondo, un giovane notaio di provincia a cui decide di rivolgersi Memmo, il secondo uomo, un anziano con una vita ricca alle spalle e un ruolo centrale nella storia di Colle Val d’Elsa. L’anziano vuole redigere il suo testamento e l’occasione è perfetta per raccontare al notaio e richiamare a vantaggio del lettore le vicende più importanti della sua vita. Così di Memmo, pagina dopo pagina, conosceremo molte cose, mentre del Biondo, fino alle ultime pagine del libro, sapremo poco o niente. Un interrogativo accompagnerà il lettore per tutta la durata del libro: come può un notaio essere così vicino, intimo, partecipe rispetto alle vicende della persona di cui sta raccogliendo le ultime volontà? 

La dimensione caratteristica e paesana è presente per tutta la durata della narrazione. Ci vado a piedi a casa di Memmo, dice il Biondo nelle prime pagine del libro. Segue una descrizione minuziosa del percorso fatto dal notaio, fino ad arrivare a casa del vecchio, dove ad attendere il Biondo c’è il figlio di Memmo, uomo anche lui, pensa il Biondo, commentando: solo io non lo sono diventato? Un paese, d’altronde, di cosa è fatto? Di tante piccole cose: sguardi, dicerie, punti di riferimento, svolte, odori, monumenti, passeggiate, personaggi, nomignoli, persone comuni, consuete ritualità e molto altro. E Memmo si presta a tutte queste cose, in quanto, probabilmente, ne è il tenutario principale. Alle domande del Biondo, il discorso di Memmo può curvare volentieri, per poi tornare dove lui vuole. E così Memmo divaga, riflette e riparte.  

Memmo aveva una vetreria, venti operai in tutto, un bel po’ di bocche da sfamare. Ecco il mestiere del vecchio, quello che gli ha consentito di accumulare un po’ di fortuna, di farsi ricco, ed avere sostanze di cui disporre in sede testamentaria. È di famiglia buona Memmo, il padre pure aveva fatto soldi, anche lui soffiava nel vetro, con la compagnia però di soli tre operai. E buon sangue non mente, perché Memmo l’azienda di famiglia sa farla crescere e prosperare. La linea ereditaria però, quella che consente il passaggio di doti e capacità da un membro all’altro della famiglia, sembra interrompersi proprio con Memmo. Perché suo figlio non sarà in grado di prendere parte alla ballata e di garantire alla vetreria la fortuna garantita da Memmo e suo babbo, portandola al fallimento. Questa sorte è scritta già nei sentimenti di Memmo, che ama la figlia e il figlio no, il figlio meno. Quasi che in quell’amare meno il figlio della figlia ci sia la premonizione del fallimento che sarebbe arrivato.  

Un inetto, penserà Memmo del figlio, notando che non tornava mai a casa segnato, sporco, pieno di sbucciature alle ginocchia. Cosa faceva tutto il pomeriggio da solo? Come faceva a ritirarsi sempre così pulito? Dove andava dopo la scuola? Seguendolo scoprirà che parlava da solo, come un idiota, facendo la telecronaca di una partita immaginaria, mentre nel campo polveroso i suoi compagni sudavano dietro a un pallone che sembrava non fermarsi mai. Niente in confronto alla figlia, lei che è sempre stata bella e insolente. Lei brava a scuola, contro quel maschietto che aveva poca voglia di studiare e veniva rimandato. È pieno di contrasti il libro di Paolo Maccari ‘Ballata di Memmo e il Biondo’. È un romanzo che parla direttamente a tutti noi, perché il concetto di contrasto che emerge dalla sua lettura è esperienza con cui dobbiamo sempre confrontarci, perché una parte dell’uomo, come pensa Memmo, è rimasta e rimarrà sempre antica.  

Farà testamento Memmo, lasciando il grosso della sua fortuna ai figli, diviso equamente per due. E si porterà dietro quel dolore di avere scoperto, un giorno, che il suo amico più grande gli rubava i soldi. Amico che Memmo sarà costretto a licenziare. L’amico che era un poeta, un poeta allegro. Sandro si chiamava il suo amico e solo in fondo scopriremo la relazione speciale che lo legava a Memmo. Un uomo dalla risata che era un dono grande, uno che se rideva di una tua battuta di dava l’impressione di essere la persona più simpatica del mondo. Farà testamento Memmo, senza sapere di avere lasciato anche nella vita del Biondo un solco grande, perché alla fine la vita è sempre un po’ un grande gioco degli specchi.  

Paolo Maccari, è tra i più stimati poeti della scena contemporanea, seleziona con cura le parole e le accosta con maestria, coinvolgendo in profondità il lettore in un abile crescendo narrativo. Tra le sue opere di poesia ricordiamo Ospiti(Manni, 2000), Fuoco amico (Passigli, 2009), Contromosse (Con-fine, 2013), Fermate (Elliot, 2017). Sul versante critico ha pubblicato una monografia su Bartolo Cattafi, Spalle al muro (SEF, 2003) e Il poeta sotto esame (Passigli, 2012), a proposito di due inediti di Dino Campana. Con ‘Ballata di Memmo e il Biondo’ entra nel campo del romanzo a pieno titolo, consegnandoci un libro intenso, in cui è fortissimo il gioco delle illusioni, come nel mondo del teatro, a cui questo libro dedica uno specialissimo tributo.  

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