Letteratura

Il Natale infantile di un poeta “bestia, angelo e pazzo”

Un inaspettato, tenero e nostalgico racconto di Natale composto dal dissacrante poeta gallese Dylan Thomas.

30 Ottobre 2025

 

Il rosso, etilista, provocatore, dissoluto Dylan Thomas scrisse incredibilmente un delicato racconto sul Natale, che oggi esce per la prima volta in italiano nelle edizioni di Ignazio Pappalardo, con testo a fronte in inglese, illustrato da dieci acquerelli originali del pittore romano Roberto Pavoni. Nato a Swansea, in Galles, nel 1914, Thomas morì a New York nel 1953 per una polmonite curata erroneamente con una dose eccessiva di morfina, che stroncò il suo fisico molto debilitato dall’alcol. Amato e odiato sia per l’esibita trasgressività della sua vita, sia per la labirintica e immaginosa originalità della sua poesia, in reazione all’algido intellettualismo di Eliot e al classicismo di Auden allora dominanti nel mondo anglosassone, Dylan Thomas conobbe già giovanissimo un grande successo internazionale, galvanizzando soprattutto gli entusiasmi giovanili, e fungendo da apripista alla Beat Generation. Si andò formando intorno alla sua persona in quegli anni un mito, cui contribuirono non poco la personalità rabelesiana del poeta, la vita disordinata, l’alcolismo, e la simpatia umana che ispirava.

Nelle sue lettere scriveva di sé: “Sono un gallese, sono un ubriacone, e amo il genere umano, specialmente la parte femminile”. E “Contengo in me una bestia, un angelo e un pazzo”. Ma anche un bambino, potremmo aggiungere, ancora immerso nell’atmosfera nostalgica del passato nel “piccolo mondo” di Swansea, con le stradine acciottolate, le campagne brinose, il vento freddo dell’oceano, e le case piene di oggetti e di parenti, immerse nelle tradizioni folkloriche e contadine, nutrite da una religione antica, più panteistica che cristiana. Impressioni che si fanno più vive e malinconiche in occasione delle feste di fine anno, quando le famiglie si riuniscono per scaldarsi intorno alla stufa e in una reciproca affettuosa vicinanza. Così ricordava il poeta: “Nevicava sempre a Natale. Dicembre, nella mia memoria, è bianco come la Lapponia, solo che non c’erano renne. Ma c’erano gatti”, postillando: “I ricordi d’infanzia non hanno ordine né fine”. I suoi racconti in prosa ricalcano le suggestioni dei versi: “Conobbi il messaggio dell’inverno, / Le frecce della grandine, la neve infantile”, “Se fossimo bambini potremmo arrampicarci, / Catturare nel sonno le cornacchie, senza spezzare un rametto, / E, dopo l’agile ascesa, / Cacciare la testa al disopra dei rami / Per ammirare stupiti le immancabili stelle”.

Conversazione sul Natale faceva parte di una serie di radiodrammi scritti per la BBC e indirizzati soprattutto al pubblico giovanile: l’edizione attuale ne preserva l’intendimento didattico, con la sua stampa a larghi caratteri e il testo a fronte in inglese, e con le belle illustrazioni a colori di Roberto Pavoni, che richiamano gli album scolastici delle classi elementari di anni fa. Tenerezza, rimpianto, ambientazione fiabesca in questo dialogo intessuto tra un Ragazzino (small boy) e un Io adulto (Self) su quanto la festa natalizia sia mutata nelle diverse esperienze delle loro due differenti età (“What was Christmas like?”)

Conversazione sul Natale. Testo inglese a fronte. Ediz. a colori - Dylan Thomas - copertina

Il bambino chiede, con insistita curiosità: “Years and years ago, when you were a boy…” E l’adulto risponde che le cose non sono molto cambiate, da allora: “It snowed”. La neve forse cadeva più abbondante, cresceva di notte sui tetti come il muschio, copriva il naso e le scarpe dei postini che portavano regali utili e noiosi (guanti, sciarpe, libri) e regali inutili ma divertenti (dolci, soldatini, fischietti, monetine). Poi gli zii e le zie arrivavano carichi di pacchetti e di cibo, la mamma cucinava tacchino e pudding flambé. “Nevicava”, ripete l’adulto, e il bambino gli fa eco: “Anche l’anno scorso ha nevicato: io avevo fatto un pupazzo di neve e mio fratello l’ha buttato a terra e io ho buttato a terra mio fratello e poi abbiamo preso il the”. L’adulto diventa romantico: “Guardando attraverso la finestra della mia camera da letto, fuori, nella luce della luna e nella neve volante infinita color del fumo, potevo vedere le luci nelle finestre di tutte le altre case sulla nostra collina, e sentire la musica che si innalzava da esse su verso la notte che continuava a precipitare”. Al ragazzino il Natale del passato sembra “come un Natale qualunque… per niente diverso dal Natale di adesso”. In realtà era diverso, risponde l’adulto: perché ciascuno ha il suo Natale, quello che vive nel presente e quello che ricorda degli anni trascorsi.

La prefatrice del volume Giorgia Latini, Vicepresidente della Commissione cultura, scienza ed istruzione della Camera dei Deputati, nel sottolineare l’universalità della festa che celebra la nascita di Gesù, ne indica il mistero che la rende nuova e irripetibile anche nel suo riproporsi uguale ogni volta, “conservando la dimensione incantata dell’infanzia”: un senso di innocenza che il dissacrante Dylan Thomas ha saputo rendere nel tono fiabesco e privo di retorica di questa sua Conversazione sul Natale.

 

DYLAN THOMAS, CONVERSAZIONE SUL NATALE

IGNAZIO PAPPALARDO EDITORE, ROMA 2024. Pagine 48

Prefazione di Giorgia Latini. Traduzione di Bruno Del Greco. Illustrazioni di Roberto Pavoni.

 

 

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è anche piattaforma di giornalismo partecipativo

Vuoi collaborare ?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.