Letteratura

“So cosa vuol dire il nome fratello”

Una raccolta di documenti che testimoniano l’affetto e l’orgogliosa fierezza nutrita da Pier Paolo Pasolini per il fratello minore Guido, morto diciannovenne mentre combatteva come partigiano sulle montagne friulane.

13 Settembre 2025

Garzanti raccoglie in un piccolo volume testi di Pier Paolo Pasolini, in parte già noti, dedicati al fratello minore Guido, ucciso il 12 febbraio del 1945, poco prima della fine del conflitto mondiale, nel corso di un atroce e controverso episodio della Resistenza, l’eccidio di Porzûs, in cui diciassette partigiani delle Brigate Osoppo furono trucidati da un gruppo di combattenti delle Brigate Garibaldi alleati  con gli sloveni di Tito, per motivazioni politiche non legate alla lotta contro il nazifascismo. Guido era entrato in clandestinità nel maggio del 1944, subito dopo aver conseguito la maturità scientifica a Pordenone, assumendo il nome di battaglia di “Ermes”. Catturato il 7 maggio del ’45 da un gruppo di partigiani comunisti appartenenti ai GAP friulani, fu processato in modo sommario, e fucilato. Il suo cadavere venne riesumato alla fine della guerra insieme a quelli delle altre vittime della strage, e il funerale fu celebrato nel giugno dello stesso anno. Ora riposa nel cimitero di Casarsa, a pochi metri dalle tombe di Pier Paolo e della madre Susanna.

Lettera al fratello e altri scritti è organizzata intorno a tre temi principali: storico, artistico, famigliare. Si apre con la commovente e lunga missiva del poeta, da lui definita “diario”, scritta giornalmente dal 12 al 18 maggio del 1945, e ritrovata in un fascicolo dal titolo  Scartafaccio Aprile 1945-Dicembre 1945, lasciato nella vecchia casa di Casarsa e recuperato – con altri materiali cartacei – solo dopo il 1975. Destinatario spirituale della lettera è l’amato ragazzo “pieno di una bontà senza mondo”, da allora in poi divenuto protagonista della maggior parte degli scritti di Pier Paolo, fino all’inizio delle sue produzioni più famose di narrativa, poesia e saggistica. La frase iniziale assomiglia a un vero e proprio patto di sangue (“Caro Guido, ora che so che tu sei morto mi pare di conoscerti veramente; e so cosa vuol dire il nome fratello”), e continua ricordando i momenti più toccanti della loro vita in comune: l’infanzia nella stessa camera da letto e allo stesso tavolo, le camminate in montagna, l’ultima mattina prima della partenza del giovane verso una clandestinità fino ad allora ignorata, accompagnato alla stazione con una valigia che insospettabilmente nascondeva armi: “Eri lì col tuo capo, i tuoi occhi, e i tuoi vestiti; il tuo corpo, ancora assonnato, forse avvertiva il freddo dell’erba bagnata… Abbracciandoci, sentivamo la vergogna di quell’atto; non so che parole ci siamo detti (come vorrei ora riudirle!)”. La rivisitazione dei momenti più teneri e dolorosi della loro vita in comune è raccontata con pudore, con la stessa discrezione appresa nella riservatezza propria dei carnici: “Ci siamo sempre vergognati di certi sentimenti reciproci, e si taceva”.

Pier Paolo mette in luce l’ingenuità, la purezza, l’ardore e il coraggio di Guido, quasi però rimproverandogli il candore fanciullesco che l’aveva convinto a immolarsi per una causa non degna di tale sacrificio e della fiducia eccessiva prestata a persone meschine, pronte a tradire la sua innocenza: “Tu sei morto per la libertà. Ma per me, sei semplicemente morto; io non credo a nessuna di queste illusioni umane, a cui tu hai umanamente creduto, non solo inesperto, ma, insomma, uomo. Ho promesso alla mamma di esaltarti, di cantarti, con tutta la tua vita. Di far conoscere a questi stupidi uomini il tuo eroismo… L’idea per cui tu sei morto, morirà, se ne andrà, sembrerà una parola di tempi inutili perché passati…  e ti sei sacrificato col gratuito entusiasmo dei diciannove anni; è stata la sorte del tuo corpo entusiasta che ti ha ucciso; non potevi sopravvivere al tuo entusiasmo, Guido”. Ricorda la sofferenza inconsolabile della madre: “lei è lontana e chiusa in un dolore ormai senza lacrime e tutto silenzio, rotto ogni tanto da uno di quei suoi sospiri, che, tu lo sai, riescono incredibilmente dolorosi e quasi insopportabili”.

Lettera al fratello - Pier Paolo Pasolini - copertina

Nella prima sezione del libro, più documentale, vengono ricostruiti gli eventi relativi alla morte di Guido, a partire da un suo resoconto in prima persona della “situazione penosissima e grave” creatasi all’interno della lotta partigiana. Segue poi il discorso pronunciato da Pier Paolo al funerale e infine lo stralcio di una lettera a un amico, contenente informazioni dettagliate sulla strage di Porzùs, in cui ancora si ricorda con strazio la figura del fratello: “Non ha potuto sopravvivere al suo entusiasmo. Quel ragazzo è stato di una generosità, di un coraggio, di una innocenza, che non si possono credere. E quanto è stato migliore di tutti noi”. La seconda parte del volume testimonia la partecipazione emotiva del poeta attraverso la sua produzione in friulano e in italiano (Il martire ai vivi, Còrus in muàrt di Guido, La passione del ’45), fino al primo accorato canzoniere, Odi in morte di Guido. Ecco alcuni tra i versi più appassionati ed emozionanti della raccolta: “Tu sei stato fanciullo per sempre / e intanto gli anni mutavano: / ecco, tutto è mutato. / La tua è la fanciullezza di un morto”, “In che giorno sia nato / nella tua vita il martirio / e senza scampo / ti abbia rapito alla tua casa / adesso è chiaro. / È chiaro il tuo volto ferito / è chiaro il tuo riso / è chiaro il tuo pudore / è chiara la tua elezione / è chiara la tua innocenza”, “Ah, non c’è confronto tra il tuo silenzio, / da quando non sei più figlio né fratello, / e ogni voce di questo mondo. / Resti indietro inascoltato…”, “I ti podevis salvati, / ma tu / i no ti às lassat bessoi / i to cumpains a murì (Potevi salvarti, / ma tu / non hai lasciato soli / a morire i tuoi compagni)”. Infine, altri testi riportano stralci di lettere scambiate tra i vari componenti della famiglia Pasolini, o con personaggi ad essa vicini: testimonianze non esaustive della quantità e complessità dei documenti a disposizione negli archivi della Fondazione dedicata al poeta, ma senz’altro importanti per inquadrare una vicenda penosissima, anche da un punto di vista politico, che ha visto l’ingiusta morte di un diciannovenne trovatosi a “scegliere fra la sua vita e la libertà. E ha scelto la libertà, che vuol dire lealtà, generosità, sacrificio”.

 

PIER PAOLO PASOLINI, LETTERA AL FRATELLO E ALTRI SCRITTI

GARZANTI, MILANO 2025. Pagine 96

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi collaborare ?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.