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Letteratura

Vinicio Capossela e le sue ballate per uomini e bestie – L’uro

di Marco Bennici
28 Maggio 2019

Un disco come quello appena uscito di Vinicio Capossela credo di non averlo mai sentito prima, e credo che non possa essere affrontato, e quindi recensito, utilizzando il medesimo canone di altre produzioni discografiche di musica leggera. Si intitola ‘Ballate per uomini e bestie’, contiene 14 brani per circa 80 minuti di musica. Ma definirlo semplicemente un disco sembra assolutamente riduttivo, sembra più un piccolo trattato enciclopedico messo in musica, e con tutti i pregi della musica. Per questo a esso credo sia più opportuno dedicare delle singole puntate-cronache, cercando di descrivere in ognuna di esse gli uomini e le bestie che Capossela tratteggia nei suoi brani. A cominciare dall’uro, il grande bovino estinto. Tre lettere in tutto per indicare una bestia che avrebbe unito due continenti, Europa e Asia. Un animale altissimo, anche a 1 metro e 85, che è quanto sono alto io, e deve essere questo il motivo per cui mi piace particolarmente questo brano che sembra arrivare fino alle corde primordiali della mia persona. E’ il primo brano del disco e ha un incedere incalzante, con un basso ostinato di violoncello, che ci trascina fino nella terra dentro cui l’uro andava a conficcare le corna quando qualche forma di pazzia doveva infilarsi dentro le sue fibre. Qualche forma di follia che si impossessava di lui, come quella che ai nostri giorni viaggia attraverso i social seminando odio e divisione. L’uro, un cavallo bisonte dalla corna di toro, un animale dell’età del ferro e oro, di cui si racconta che Anthropos ne avesse dipinto le sembianze dentro qualche grotta, giocando a diventare egli stesso uro, inventando il gioco e l’arte, e affrancandosi dalla legge della sopravvivenza. 17.047 anni, tanto bisognerebbe andare indietro nel tempo per vedere la luce dell’umanità, canta Vinicio. E sacro e animale tornando indietro coincidono, prendono la stessa forma. Il bos primigenius taurus sopravvisse a due glaciazioni, e l’ultimo di essi, dicono le cronache, sembra essere morto nel 1627 in una foresta in Polonia. Ma oggi ci sono alcuni progetti per riportarlo in vita, dato che la sua esistenza potrebbe essere di una qualche utilità per gli ecosistemi europei, sostengono alcuni scienziati. La genetica uber alles, la tecnologia che consente tutto, e che dall’intreccio di razze diverse di toro riesce a riportare a esistere l’uro. E’ il nostro medioevo presente, quello in cui può succedere davvero tutto, anche riportare in vita un cavallo bisonte dalle corna di toro vecchio di 17 mila e 47 anni.

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