Storia

DICTATURA di Barbara Biscotti

Come nasce il termine Dittatura e, nella formulazione originaria, quali limiti comportava? A queste domande risponde il lucido saggio di Barbara Biscotti

28 Dicembre 2025

Il concetto di dittatura, come altri termini fondamentali della storia e della politica, ha subito un’importante trasformazione nel corso dei secoli. Questa evoluzione rende necessario distinguere con precisione le diverse forme storiche assunte dal fenomeno rispetto al suo effettivo significato politico.

Oggi, il termine “dittatura” viene solitamente associato all’esercizio di un potere assoluto da parte di un singolo, di un gruppo o di un partito, collocandosi al di sopra delle istituzioni statali; spesso, questa accezione si contrappone direttamente al principio democratico. Entrambi questi concetti trovano origine nelle antiche strutture di potere e nei modelli organizzativi della Grecia e di Roma.

Inizialmente la parola “dittatura” aveva un senso molto più limitato. Nel diritto romano, come ci informa Barbara Biscotti nel libro “Dictatura, Roma e l’invenzione di un potere assoluto” (Solferino), questo concetto era riferito ad una magistratura pensata per proteggere la repubblica durante crisi politiche; in questo modo, si distingueva nettamente dai concetti di tirannide e dispotismo, utilizzati nelle varie epoche storiche per descrivere monarchie corrotte. Il dictator romano aveva, infatti, poteri assoluti, ma limitati nel tempo (di norma sei mesi), e il suo ruolo, assolutamente positivo, era quello di salvaguardare la pace e l’ordine repubblicano.

D’altra parte, il personaggio che assumeva il ruolo di dictator non era un uomo qualunque ma un individuo dotato di un carisma che talora sconfinava nella sacralità e che, nell’immaginario collettivo per le sue qualità personali si considerava in grado di governare le emergenze.

La dittatura, dunque, come estremo rimedio che, nel caso di Roma, nasce da una scelta collettiva plebiscitaria dettata dalla paura. Un rimedio che viene adottato già nei primi anni dell’era repubblicana, il primo dittatore, Tito Larcio Flavo, fu eletto proprio per rispondere all’incombente pericolo del ritorno della dinastia etrusca dei Tarquini cacciata dalla rivolta promossa dall’aristocrazia senatoriale, nel 509 a.C. Dopo Larcio Flavo furono ben 67 i dittatori che scandirono le fasi critiche della storia repubblicana, alcuni dei quali – come Marco Furio Camillo, Marco Claudio Marcello, Quinto Fabio Massimo o il più celebre Lucio Quinzio Cincinnato – vengono presi in considerazione dall’autrice per evidenziarne le loro esperienze particolari nell’esercizio della magistratura. Ultimo di questa lunga serie fu Giulio Cesare che, sfruttando il favore popolare, trasformò l’istituto in dictator perpetuo,

Fu, tuttavia, Ottaviano Augusto, il principe che rifiutò la dittatura che il popolo romano esaltato gli offriva, a sancire il de profundis dell’istituto che scomparve fra le magistrature romane e, tuttavia, “L’idea della dittatura – scrive però la Biscotti – immortalata nella storia antica … si conserva irremovibile e giunge attraverso gli sviluppi del pensiero filosofico politico sino alla contemporaneità”.

Il termine dittatura sopravvisse dunque nel tempo, assumendo, però, sempre più caratteristiche poco conciliabili col semantema originale, e cioè divenendo sinonimo di regime autoritario che soffoca la libertà, fonte di abusi e sopraffazioni.

Sul ritorno e sul significato di questo termine l’autrice riporta le opinioni di alcuni intellettuali che potremmo chiamare politologi ante litteram i quali si sono soffermati soprattutto a descriverne la sua metamorfosi. Sono personaggi del calibro di Machiavelli, Tocqueville, Rousseau, Bodin, Mazzini, Schmitt. Ad essi è dedicata la parte finale del saggio dove, anche se sinteticamente, si sofferma sullo sviluppo del nuovo concetto di dittatura che “solo in apparenza [è] mutuato dall’esperienza romana”.

Rispetto al passato, infatti, la dittatura prescinde da una previsione normativa che ne fissa la durata e in qualche modo ne perimetra il potere.   Il concetto formale di dittatura è, così, declinato, inesorabilmente, in quello di tirannide: regimi liberticidi che “nel secolo delle dittature”, cioè il Novecento, hanno trovato forme diverse di inveramento.

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è anche piattaforma di giornalismo partecipativo

Vuoi collaborare ?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.