Storia
Presenza ebraica in Marocco
L’inizio della festa di Channukha offre un’occasione preziosa per riflettere sulla lunga e stratificata presenza ebraica in Marocco
L’inizio della festa di Channukha offre un’occasione preziosa per riflettere sulla lunga e stratificata presenza ebraica in Marocco, una storia che attraversa secoli, culture e regni, e che continua a vivere nella memoria collettiva del paese. Channukha, festa delle luci e della perseveranza, diventa così una chiave simbolica per comprendere non solo la resilienza del popolo ebraico, ma anche il ruolo che gli ebrei hanno avuto nella costruzione della società marocchina.
La presenza ebraica in Marocco è tra le più antiche del mondo mediterraneo. Già in epoca romana e pre-romana esistevano comunità ebraiche stabilite nelle città costiere e nell’entroterra. A queste si aggiunsero, nel corso dei secoli, ondate successive di ebrei provenienti dalla penisola iberica, soprattutto dopo l’espulsione dalla Spagna nel 1492. Questi sefarditi portarono con sé lingua, saperi, tradizioni religiose e una cultura raffinata che si intrecciò profondamente con quella locale.
Nel contesto marocchino, gli ebrei vissero per secoli come parte integrante del tessuto sociale. Pur mantenendo una propria identità religiosa e comunitaria, essi parteciparono attivamente alla vita economica, artigianale e culturale del paese. Mercanti, orafi, sarti, diplomatici e consiglieri di corte: gli ebrei marocchini ricoprirono ruoli chiave, fungendo spesso da ponte tra il Marocco e il mondo mediterraneo ed europeo.
Channukha, che celebra la vittoria della luce sull’oscurità e la difesa della libertà religiosa, assume in questo contesto un significato particolare. Essa richiama la capacità delle comunità ebraiche di preservare la propria fede e le proprie tradizioni anche in contesti complessi, trovando al contempo spazi di dialogo e convivenza. In Marocco, questa convivenza si è espressa storicamente in una relazione di reciproco riconoscimento tra ebrei e musulmani, spesso caratterizzata da rispetto e quotidiana collaborazione.
Un elemento distintivo dell’esperienza marocchina è stato il sistema dei mellah, i quartieri ebraici presenti in molte città imperiali come Fez, Marrakech, Meknes ed Essaouira. Lungi dall’essere solo luoghi di separazione, i mellah erano centri vivi di produzione culturale e artigianale, in costante interazione con il resto della città. Le feste religiose, come Channukha, diventavano momenti visibili di questa presenza, con luci accese alle finestre e rituali che si inserivano nel ritmo urbano.
Nel XX secolo, profondi cambiamenti politici e sociali portarono a una significativa emigrazione degli ebrei marocchini verso Israele, l’Europa e le Americhe. Nonostante ciò, il legame con il Marocco non si è mai spezzato. La memoria delle città, dei sapori, della musica e delle festività continua a vivere nella diaspora, mentre il Marocco stesso ha intrapreso un percorso di valorizzazione del suo patrimonio ebraico come parte integrante dell’identità nazionale.
Oggi, celebrare Channukha in relazione al Marocco significa riconoscere una storia condivisa. Significa ricordare che la luce della festa non appartiene solo a una comunità, ma illumina un passato di pluralismo e dialogo. In un mondo spesso segnato da divisioni, l’esperienza marocchina offre un esempio di come identità diverse possano coesistere, influenzarsi e arricchirsi reciprocamente. Channukha diventa così non solo una festa religiosa, ma un simbolo universale di speranza, continuità e convivenza.
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