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Teatro

Dracula non muore

di Paolo Randazzo

Debutta in prima nazionale a Torino, al Teatro Astra – TPE, il nuovo spettacolo di Andrea De Rosa.

21 Novembre 2025

Torino. Dracula, il celebre romanzo di Bram Stoker del 1897, è un grande classico della letteratura europea e non è un romanzo semplice, ma un’opera di grande complessità. Un romanzo in cui all’elemento diegetico si aggiungono e intrecciano moltissimi altri elementi e motivi: storici, simbolici, filosofici, esoterici, folklorici, letterari. E come sempre in casi del genere la possibilità di cavarne uno spettacolo teatrale passa da una significativa capacità di entrare nel testo, smontarlo e, non tanto sintetizzarlo o riscriverlo, quanto ripensarlo per la scena a partire dall’identificazione di quella azione, unica e unitaria, che nella forza del suo accadere attrae, sintetizza e spiega tutti i motivi della vicenda. Ma ripensare, in modo intelligente e consapevole, una vicenda così complessa e misteriosa non può che sfociare, inevitabilmente, nella densa magmaticità del mito e dare allo spettacolo la forma di una folgorante epifania mitica (sogno, incubo, terrore, ricordo, leggenda nera, presagio). Raccontiamo del bellissimo “Dracula” che Andrea De Rosa, dall’11 al 30 novembre 2025, ha portato al debutto nazionale a Torino sulla scena del Teatro Astra Tpe in apertura di stagione. Una stagione dedicata ai “mostri”: i mostri che abitano il nostro essere e che, appunto, nel (e del) nostro essere rappresentano strutture archetipiche oppure estensioni oscuramente potenziali. Il testo lo ha costruito benissimo Fabrizio Sinisi, traendolo appunto dal romanzo di Stoker, la regia è di De Rosa che ha curato anche le scene insieme con Luca Giovagnoli, le luci sono di Pasquale Mari, i costumi di Graziella Pepe, le musiche di G.U.P. Alcaro, mentre in scena ci sono Federica Rosellini (Dracula), Michelangelo Dalisi (Van Helsing), Marco Cacciola, Marco Divsic (Renfield), Michele Eburnea (Jonathan Harker), Chiara Ferrara (una Mina Murray molto convincente nella sua doppia proiezione di antica vittima dei feroci mercenari turchi e di fidanzata di Harker ma poi sposa eterna di Dracula). Perché un mito? Perché tutto ciò che accade in scena, nella sua struttura spaziale, materica e sonora (il Teatro Astra con la scena ri-orientata verticalmente, gelida sala mortuaria e cruento scannatoio, sbalzata a grandi campiture di luce e buio, pareti rocciose, scogli a picco sul mare, murate altissime, finestre illuminate di luce fredda e abitate da ombre, attraversata da ferrose correnti sonore che inquietano e fanno tremare pavimento e sedute), tutto ciò che accade nei corpi degli attori, nella tessitura del testo (anzitutto con la centrale e ossessiva metafora del sangue, vita e morte insieme), tutto ciò supera la lettera e non rappresenta, ma afferma una verità senza porsi il problema d’esser contraddetto. Così funziona il mito e De Rosa lo sa bene e però lo manipola senza farsene irretire, lo decostruisce, lo aggira, lo svela nella sua tossica assertività. Le cose stanno così, non c’è nulla da capire e nulla da discutere e tu, regista, artista, spettatore devi, o dovresti, accettare questo dato. Dovresti: il condizionale è obbligatorio perché questo mito per noi, per il presente in cui si situa sempre il teatro è, al contempo, consonante e dissonante. Consonante perché la rimozione dello scandalo del disfarsi del corpo e il rifiuto della morte come inevitabile elemento della vita, sono elementi tossici che, oggi più che mai, segnano la nostra cultura. Dissonante, e quindi vitale e fecondo di senso, perché poi è lo stesso Dracula a chiarire che diventa vampiro chi non accetta la morte, chi non accetta il cambiamento, chi non accetta la fine di un amore, chi non capisce o non vuole accettare che “l’inferno è vivere per sempre”. Ecco, questa ricostruzione teatrale del mito di Dracula che non muore, questa nuova epifania mitica che, senza perdere in potenza, prende per mano il pubblico e lo induce a una ricezione critica di quanto accade sulla scena, rende questo lavoro necessario ed estremante capace di parlare al presente. Ovviamente tutto questo sarebbe solo vuota teoria se non accadesse davvero nei corpi – e a partire dai corpi – di un ensemble di attori solido e ben affiatato, nel cui contesto si muove benissimo Federica Rosellini che interpreta appunto Dracula e sembra, ancora una volta, in stato di grazia. Della sua interpretazione del Conte Vlad, feroce e fragile insieme, non colpisce infatti soltanto la potenza, quanto la rigorosissima (“atletica”, per molti versi) tenuta espressiva, segmento per segmento, emozione per emozione, gesto dopo gesto, su una tavolozza di colori e sfumature che sembra veramente infinita e conferma il suo straordinario valore d’artista.

 

Dracula, Torino Teatro Astra TPE, dall’11 al 30 novembre. Liberamente ispirato al romanzo di Bram Stoker, testo Di Fabrizio Sinisi, regia di Andrea De Rosa. Con Michelangelo Dalisi, Marco Cacciola, Marco Divsic, Michele Eburnea, Chiara Ferrara, Federica Rosellini. Spazio scenico: Andrea De Rosa e Luca Giovagnoli. Luci di Pasquale Mari, suono di G.U.P. Alcaro, costumi di Graziella Pepe, assistente alla regia Marco Corsucci. Produzione TPE – Teatro Piemonte Europa. Crediti fotografici di Andrea Macchia.

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