Teatro

Il futuro visto a teatro da Arlecchino

2 Dicembre 2025

Bologna. “Arlecchino nel futuro”, della compagnia Dammacco/Balivo, è uno spettacolo affascinante e, in qualche modo, volutamente inafferrabile. Dopo aver debuttato l’anno scorso è stato riallestito ed è andato in scena, dal 18 al 23 novembre ‘25, nella Sala Thierry Salmon dell’Arena del Sole di Bologna. In scena ci sono Serena Balivo, capace come di consueto di dominare, al contempo rigorosa, sorniona e tagliente, una grandissima gamma di sensi e sfumature di testo e sottotesto e una sorprendente Mariachiara Falcone che, complice anche l’uso delle maschere, si rivela del tutto in grado di stare accanto alla Balivo e spesso di scambiarsi e confondersi con lei, in uno sdoppiamento di ruoli che è di per sé una delle qualità più interessanti di questo spettacolo. La drammaturgia è di Mariano Dammacco che l’ha elaborata in feconda collaborazione con quel genio di cultura teatrale e amico dei teatranti che è Gerardo Guccini. La regia è sempre di Dammacco che ha disegnato anche le scene insieme con Gioacchino Gramolini. Le maschere sono realizzate da Renzo Sindoca e da Leonardo Gasparri mentre le musiche originali sono di Marcello Gori. Una commedia amara (con la memoria e il ritmo della commedia dell’arte) e a suo modo distopica: un arlecchino, dal costume e dalle movenze tradizionale, dall’accento lievemente veneziano, si trova catapultato nel futuro, nel 2125, in un posto qualunque dell’Italia del nord che nel frattempo, a causa del cambiamento climatico, è diventata una terra molto più calda di quanto ci dica l’esperienza comune. Un riscaldamento che nutre una volontà di fuggire a qualunque costo, magari sulla luna e tutta una serie di difficoltà, presenze, machere, incontri (il vecio di centocinquantaquattro anni, l’androide 17-22, lo sbirrandroide, il puteo) che complicano e arricchiscono l’intreccio lo intridono di pensiero, pensieri, inquietudini (il riscaldamento globale appunto, la paura tossica d’invecchiare e di morire, l’impossibilità di fuggire realmente dal mondo o al contrario l’utopia di scapparsene sulla luna, l’inquietudine per le crescenti presenza e potenza della tecnologia e oggi dell’intelligenza artificiale, l’aumento delle disparità proprio a causa dell’uso massimo della tecnologia e dell’intelligenza artificiale). Non sveliamo il finale di questa commedia perché è giusto che il pubblico possa godersela in pienezza, ma c’è un punto su cui occorre ragionare e su cui s’incentra la sua qualità migliore e al contempo forse la sua fragilità. E il punto è perché proprio Arlecchino? Perché ragionare sulla contemporaneità e sul futuro che in essa è involto e potenziale a partire da una maschera dell’antica cultura popolare del nostro paese? È possibile che intervengono delle ragioni filosofiche e, non a caso, il regista parlando di questo suo lavoro cita il filosofo Byung Chul Han. E si potrebbe ricordare anche la riflessione di Giorgio Agamben sulla figura di Pulcinella. Ma in una recensione teatrale si deve volare basso: probabilmente nella scelta di Arlecchino ha contato la consapevolezza (forse un po’ venata di intellettualismo) che vedere e comprendere la contemporaneità e il futuro, che in essa già oggi è incistato, è impossibile se non a partire da un punto di vista che sia altro e altrove. Un’alterità mitica – oppure mascherata – che ci renda possibile cogliere i disequilibri e le contraddizioni della realtà senza correre il rischio di restare afasici (e acritici) perché totalmente interni e organici ad essa.

Arlecchino Nel futuro

Bologna, Arena del Sole, Sala Thierry Salmon, dal 18 al 23 novembre 2025. Ideazione, drammaturgia e regia di Mariano Dammacco. Con Serena Balivo e Mariachiara Falcone. Scene di Mariano Dammacco e Gioacchino Gramolini, maschere realizzate da Renzo Sindoca e Leonardo Gasparri. Collaborazione alla drammaturgia di Gerardo Guccini. Musiche originali di Marcello Gori. Scene costruite nel Laboratorio di Scenotecnica di ERT, responsabile del Laboratorio e capo costruttore Gioacchino Gramolini, costruttori Tiziano Barone, Sergio Puzzo, Veronica Sbrancia, Leandro Spadola, scenografe decoratrici Benedetta Monetti con Alice Di Stefano, Bianca Passanti, Martina Perrone, direttore tecnico Massimo Gianaroli. Elettricista Sergio Taddei, sarta realizzatrice e di scena Eleonora Terzi. Produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale. Foto di Matilde Piazzi

 

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