Teatro
Il pomo della discordia provoca ancora disastri
Catania. Un divertissement certo, un divertissement. Intelligente però, colto, ironico e autoironico, consapevole del peso specifico del suo contenuto e della forza della materia trattata e, seppure un po’ verboso, mai banale. Raccontiamo de “Il pomo della discordia” lo spettacolo creato dalla compagnia Madè, diretto da Nicola Alberto Orofino su una briosa drammaturgia di Luana Rondinelli e con in scena la stessa Rondinelli (Afrodite) insieme con Barbara Gallo (Era), Egle Doria (Eris), Laura Giordani (Atena). Scene e costumi sono firmati da Vincenzo La Mendola. Il ritmo della pièce è sempre sostenuto e ben controllato e le quattro interpreti ci mettono tutte una grande energia, bella, piacevole, divertente: una comicità di sostanza insomma, al di là delle battute. Lo spettacolo, dopo aver debuttato in agosto a Selinunte, è andato in scena il 30 e il 31 agosto nella Corte interna della Galleria d’arte Moderna nel contesto della Rassegna Cataniasummerfest 2025. Si tratta del mito, celeberrimo, del pomo della Discordia che Paride pastore di lignaggio regale e fascinoso principe troiano volle concedere ad Afrodite (e non a Era e nemmeno ad Atena) avendone in cambio come ricompensa l’amore di Elena moglie del re di Sparta Menelao, la più bella tra le mortali, e provocando lo scatenarsi inevitabile e funesto della Guerra di Troia. Forse il primo evento pubblico, se non proprio l’insanguinato atto fondativo della nostra civiltà. Occasione della contesa le nozze di Peleo e Teti sull’Olimpo, artefice e regista dell’intrigo Eris, la dea della discordia, offesissima e decisa alla vendetta perché non invitata alle nozze. L’innesco semplice e infallibile una gara: chi è la più bella tra Era, Atena e Afrodite? Paride risponde Afrodite e le consegna il pomo della discordia. Fin qui, il mito, semplicemente il mito. Ma la materia mitica, si sa, è incandescente perché l’umanità sui miti si è proprio modellata e al cuore di ciò che è umano, e sta nel tempo, c’è da sempre l’attitudine a illuminare ciò che oscuro e dar ordine e forma al caos (quello esterno ed esteriore certo, ma non di meno quello interno e interiore) attraverso i racconti. Così, in questo caso, le dee in contesa rappresentano aspetti diversi della femminilità, potenze e fragilità, vite bloccate, irrisolte, spesso tradite e violate, bellezza e difficoltà a confrontarsi con il tempo, potere e solitudine, saggezza e incapacità di lasciarsi andare, mentre Eris, la discordia che sobilla e dirige il tutto, è in fondo l’idea di una possibilità di liberazione dalle gerarchie di potere, dalle parole che etichettano e dalle maschere, che gli altri, e specialmente i maschi, affibbiano alle donne. È chiaro che il mito diventa così, giustamente, occasione per pensare, per pensare politicamente e soprattutto per farlo insieme a teatro. Riflettere sul potere, sulla felicità, sull’amore, sulla bellezza, sulla guerra. E questo, tutto questo, è un pregio, un pregio superiore a qualsiasi fragilità dello spettacolo. Quali? Due soprattutto: un eccesso di verbosità filosofico-esistenziale in qualche segmento, come si è detto, e la risata cercata e ottenuta un po’ troppo sbrigativamente con l’uso farsesco del dialetto siciliano.
Il Pomo della Discordia. 30 e 31 agosto, Corte interna della Galleria d’arte Moderna (GAM) di Catania. Rassegna Cataniasummerfest 2025. Drammaturgia di Luana Rondinelli, ideazione e regia di Nicola Alberto Orofino, scene e costumi Vincenzo La Mendola. In scena Barbara Gallo, Egle Doria, Laura Giordani e Luana Rondinelli. 𝑰𝒍 𝒑𝒐𝒎𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒅𝒊𝒔𝒄𝒐𝒓𝒅𝒊𝒂 fa parte del più ampio progetto realizzato da Madè e denominato Il mondo salvato dalle ragazzine, destinatario del contributo dei Progetti speciali 2025 Teatro del ministero della Cultura. Crediti fotografici di Dino Stornello.
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