Teatro
Sofocle, Filottete, regia di Monica Felloni
Con gli alunni del Liceo Classico Nicola Spedalieri di Catania. Parco dei Miti, Zafferana Etnea, 14 Giugno 2025
Il teatro nelle scuole esprime la paideia nel senso più alto di incarnazione e vita del sapere appreso tra i banchi. Da più di dieci anni, NèonTeatro forma gruppi di giovani studenti del Liceo ginnasio Nicola Spedalieri di Catania attraverso laboratori di teatro classico nel quale la recitazione in greco antico si fonde con un’esperienza totale sulla scena. La scelta di quest’anno è caduta su un’opera di Sofocle: Filottete.
Questo dramma antico si colloca extra muros, lontano dalla civiltá. Il giovane eroe, ferito da un serpente velenoso e poi abbandonato dai compagni nella remota Lemno su ordine di Ulisse, ha perso tutto ed è rimasto solo sull’isola a patire sofferenze indicibili per via della piaga al piede che gli procura tremende sofferenze esalando miasmi. Adesso la profezia di un celebre indovino lo richiama al centro della storia poiché l’unica cosa che gli è rimasta, il suo prezioso arco donatogli da Eracle, potrà valere la vittoria greca a Troia. La tragedia di Sofocle si apre con Odisseo e il figlio di Achille, Neottolemo, che sbarcano a Lemno con il compito di riportare Filottete sul campo di battaglia e, soprattutto, di sottrargli la preziosa arma con ogni mezzo.
La regista di NèonTeatro, Monica Felloni, affronta questa vicenda scarna mettendo al centro i corpi degli attori, studenti del liceo classico Spedalieri di Catania, con i loro movimenti ritmati, patici. Le voci dei ragazzi modulano il greco antico con profondità evocativa facendolo riemergere dalla sua cava silenziosa di lingua morta. Lo spettacolo, nella messa in scena che stiamo evocando, si svolge nella cornice del Parco dei miti di Zafferana Etnea ove si respira la calata fuori dal tempo e si entra nel paesaggio del mito con le sue pietre, i fili d’erba e la luce mediterranea.
Filottete in questa resa di Felloni della tragedia sofoclea è una giovane donna fasciata e claudicante accompagnata da un vigoroso Neottolemo e da un coro di divini kouroi e korai sfrontati e bellissimi. Nello spettacolo del Liceo Spedalieri il coro non rimane sullo sfondo della scena ma vive tutta la vicenda come un impresso che muta e trasforma la storia evocata. Tutti gli attori sono muniti di frecce e danzano, accostano i protagonisti rivivendone le movenze, le esitazioni, i dolori. La ferita di Filottete, la sua solitudine e il suo arco diventano facce della stessa vicenda, la declinano mimandola, cantandola, combattendo la pena della ferita con il talento dell’arco, la piaga della solitudine con l’incontro, gli spasmi del corpo purulento con la danza.
Sulla scena assistiamo a una riconversione dell’esilio e del fallimento di Filottete in un’aurea promessa di apertura, di vittoria eudemonica attraverso l’incontro con l’altro, rappresentato dal giovane Neottolemo che l’eroe ferito riconosce immediatamente come figlio, compagno, paredro.
Sia Filottete che Neottolemo vivono il dilemma dell’autenticità e la promessa di un futuro corrispondente alla loro natura, esaltato in questa rappresentazione anche grazie alla traduzione della Prof.ssa De Santis che si alterna alla recitazione in greco antico. L’eroe ferito ha subito l’abbandono dei compagni e la diminuzione del proprio vigore per il morso del serpente, il figlio di Achille invece ha attirato a sé l’eroe di Lemno con l’inganno ordito da Odisseo- è proprio Neottolemo a dichiarare l’antinomia che entrambi per diverse ragioni stanno vivendo quando Sofocle gli fa dire: Tutto è fastidio, tutto è disagio quando tradisci la tua natura.
Lo spettacolo di NèonTeatro restituisce la specularità del talento e della ferita di Filottete (che il dio Asclepio potrà guarire dopo il suo rientro tra le fila dei greci a Troia, come accordo di restitutio ad integrum secondo l’antico principio del contravveleno).
I giovani attori rendono al meglio la promessa di guarigione configurata come emozione timotica, qui rappresentata dalle frecce dell’unico arco capace di restituire la traiettoria del vero combattimento: la partita con se stessi per trovare la propria sostanza e centrare il bersaglio della propria natura. Filottete ferito è artefice del proprio ritorno alla salute. La circolarità del suo arco infallibile segna il rimpatrio alla propria perfezione quale percorso compiuto, tuttavia sempre aperto, di lotta per il proprio thymos, l’emozione che è al contempo anima, attività, motivazione, incontro e compimento incarnato miticamente dai giovani attori.
Sofocle, Filottete, regia di M. Felloni.
Responsabile del progetto e rielaborazione del testo Prof.ssa Francesca de Santis; laboratorio di Teatro classico a cura di Associazione culturale Nèon, esperto primo modulo M. Partanni; elementi di scena S. Samperi; Dirigente scolastico Prof.ssa Vincenza Biagia Ciraldo, foto di scena E. Massimino.
Attori: Dalila Arena, Elena Condorelli, Greta Cosentino, Giuseppe Cucuzza, Lorenzo Cuomo, Sofia Cusumano, Maria Chiara Di Mauro, Giada Finocchiaro, Vittoria Genovese, Andrea Gigante, Chiara Grasso, Maria Antonietta La Rosa, Alessandro Laudani, Cecilia Maccarrone, Giada Messina, Mariafrancesca Messina, Giuliana Mustica, Maria Aurora Oddo, Cassandra Pietropaolo, Emanuele Romano, Mia Odette, Grazia Roose, Marta Maria Salvà, Martina Matilde Maria Sapienza, Haydée Isabella Soto Parra, Anna Spampinato, Lidia Spampinato, Olivia Testa Ventura, Fabrizio Vairo
Foto nell’articolo: Eletta Massimino
Devi fare login per commentare
Accedi