Una scena di TANTO ORMAI, vicnitore del premio alla miglior regia al Fringe Festival di Roma

Teatro

“TANTO ORMAI” si aggiudica il premio di Miglior Regia al Roma Fringe Festival

Dalla residenza artistica in Puglia, al debutto al Teatro Vascello di Roma, lo spettacolo di Acqua Salata Produzioni raccontato nell’intervista a Damiano Lepri ed Adriano Gardumi

30 Luglio 2025

Dalla residenza artistica in Puglia, al debutto al Teatro Vascello di Roma, lo spettacolo TANTO ORMAI di Acqua Salata Produzioni che si è aggiudicato il premio alla Miglior Regia al Fringe Festival, raccontato nell’intervista a Damiano Lepri ed Adriano Gardumi

Tre giovani chiusi in un appartamento mentre fuori infuria una guerra mai nominata: è da questo scenario sospeso, surreale e claustrofobico che prende vita TANTO ORMAI, tragicommedia sull’inerzia generazionale e sull’impotenza di fronte alla realtà. Lo spettacolo,firmato da Damiano Lepri e Adriano Gardumi (anche regista), con l’aiuto regia di Mery Calamita, porta in scena una tensione crescente tra dialoghi brillanti, silenzi carichi e paure taciute. Interpretato da Damiano Lepri, Jacopo Dragonetti e Luca Di Sessa, è stato sviluppato durante due intense settimane di residenza artistica a Roseto Valfortore, in un rapporto profondo con il borgo  pugliese e i suoi abitanti. L’anteprima si è tenuta il 3 luglio nell’anfiteatro di Roseto, con grande partecipazione. Di lì a poco è arrivata la notizia che la compagnia attendeva: selezionato per il Roma Fringe Festival 2025, TANTO ORMAI avrebbe debuttato il 23 e 24 luglio al Teatro Vascello arricchito dalla voce in scena del noto giornalista Valerio Nicolosi. Cosa è accaduto a quel punto? Arrivato in finale, lo spettacolo ha conquistato il premio come “Miglior Regia”. In questa intervista, Damiano Lepri ed Adriano Gardumi raccontano il dietro le quinte di TANTO ORMAI.

Come siete arrivati al titolo, ovvero all’espressione ‘tanto ormai’?

In verità, non siamo mai arrivati al titolo. Lo spettacolo è stato scritto con uno stile, un’idea e un obiettivo, ma con un titolo sicuramente no. Una volta scritto lo spettacolo, TANTO ORMAI, ci è sembrata la frase più riassuntiva. Scritto così, in maiuscolo, per far capire che ogni volta che lo diciamo, lo diciamo urlando. Perché se questo spettacolo esiste è proprio per la nostra voglia urlata e incontrollabile di NON dire “tanto ormai”. Di non lasciar perdere, di non sminuire, di non far finta di niente. Questo testo è il nostro modo per fare qualcosa rispetto ad un tema, quello bellico, che ci fa indignare. E come tutte le cose che ci innervosiscono, ci spinge a reagire, e il nostro modo per farlo è scrivere, dirigere o recitare. Insomma, il nostro modo per farci sentire è urlare questo titolo. (DAMIANO LEPRI)

Da dove nasce il testo dello spettacolo e come si è evoluto?

Il testo dello spettacolo nasce da una pregressa collaborazione tra me e Damiano nella creazione di un cortometraggio dal titolo “Povero Aldo…” che si focalizza su un linguaggio quasi del tutto teatrale. Finita l’esperienza più che positiva sul cortometraggio, ci siamo ritrovati nell’arco di settimane ad adattare quella che era una commedia brillante da 20 minuti in uno spettacolo teatrale che si sviluppa su tutt’altri temi, inserendo come fondamentale sfondo di una semplicissima dinamica di amicizia maschile lo scenario della guerra. Scrivendolo, cimentandomi per la primissima volta nell’ambiente teatrale, mi sono subito ritrovato nel più totale panico, viste le miriadi di possibilità linguistiche che questa forma d’arte permette. Da quel momento ci è stato subito chiaro che la follia di questi tre personaggi sarebbe stata rappresentata in primis da un linguaggio il più folle e libero possibile. Costruendolo assieme a Damiano, che riceveva stesure fino alle ore piccole, lo spettacolo è riuscito a rimanere con i piedi per terra, allontanandosi da quello che era un plausibilissimo panico linguistico. (ADRIANO GARDUMI)

Qual è l’obiettivo principale della regia nei confronti del pubblico?

L’obiettivo della regia nei confronti del pubblico era e cercherà di essere sempre di più quello di umanizzare queste deliranti figure, rendendole sempre più simpatiche all’occhio esterno, nonostante la posizione sconveniente. Il messaggio, l’interpretazione e la morale poi, non è obiettivo di regia, ma gioco e responsabilità del pubblico. (ADRIANO GARDUMI)

Lo spettacolo è nato in residenza artistica in Puglia: cosa è rimasto di qui luoghi nello spettacolo?

Della residenza e della Puglia è rimasto tutto quello che poteva rimanere. È rimasto il gruppo, rafforzato dal periodo passato insieme, lontano da tutto e da tutti. È rimasto lo spirito politico e artistico che abbiamo condiviso e riportato nel testo. Soprattutto, è rimasto lo spettacolo. TANTO ORMAI non ci sarebbe stato senza la residenza. Si sarebbe sviluppato in molto più tempo, in maniera diversa, più confusionaria e meno unitaria di come poi, per fortuna, è stato. Provare in uno spazio ampio e aperto poi, ha permesso allo spettacolo di avere un respiro ampio, che facilmente può essere riportato e riadattato alla scatola teatrale. Durante la residenza poi, nel periodo esatto in cui abbiamo deciso di staccarci dal mondo esterno, si è consumata “la guerra dei dodici giorni”. Una voce al telegiornale ci ricordava giorno per giorno perché eravamo lì. Nel posto giusto a costruire la cosa giusta per quello che sappiamo e possiamo fare. (DAMIANO LEPRI)

Cosa ha significato calcare il palco del Fringe Festival?

Il Fringe per noi è stata un’opportunità. La prima occasione per mostrare il nostro lavoro, poco dopo averlo creato. Un banco di prova importante, stimolante, perfetto per metterci in gioco e in discussione. Calcare il palco del Vascello poi, per un debutto, è responsabilità e paura, che con la voglia di fare, si è trasformata in gioia di recitare e dire la propria. Siamo contenti e grati di aver fatto parte del Fringe. Per la messa in scena, per il pubblico a teatro a fine Luglio, per le persone che abbiamo conosciuto, per il premio alla miglior regia, per lo spettacolo. (DAMIANO LEPRI)

Avete ottenuto il premio di “Miglior Regia”, una bella soddisfazione? Cosa ha reso questa regia speciale?

Il premio per la miglior regia è stato senza dubbio una splendida conferma di tutto il lavoro che come gruppo abbiamo portato avanti negli scorsi mesi, incentivati solo dalla voglia di fare qualcosa di magico e bellissimo. Penso che la miglior regia a TANTO ORMAI sia un grande plauso alle tre presenze fondamentali in scena (Jacopo Dragonetti, Luca Di Sessa e Damiano Lepri), al loro lavoro su un testo impegnativo e alle loro grandi differenze che portano sul palco qualcosa di davvero enorme di cui non potrei andare più fiero. Tutto questo mentre dietro le quinte ci giocavamo tutti primissime esperienze nel mondo del teatro; dall’aiuto regia (Mery Calamita, che si forma come attrice) al tecnico luci (Marco Chiarelli, che si forma come direttore della fotografia). (ADRIANO GARDUMI)

Pensate che lo spettacolo sia ancora in divenire, che qualcosa possa essere soggetto a modifiche?

Lo spettacolo è e sarà sempre in divenire, è un nostro obiettivo ampliarlo per regalare più respiro e spinta alle scene, portandolo, si spera, a girare di teatro in teatro sempre con solidità e maturità. (ADRIANO GARDUMI)

Prossimi step?

Lo spettacolo è appena nato. Abbiamo fatto tanto, ci sembra di farlo da tantissimo, ma ragionandoci bene tre mesi fa questo lavoro non esisteva. Abbiamo corso, tutti insieme e con un unico obiettivo, e siamo riusciti a creare qualcosa di cui andiamo fieri. Ora dovremmo riposarci eppure vogliamo lavorare. Lo spettacolo deve migliorare e completarsi, ma lo può fare solo andando in scena. Cerchiamo teatri, opportunità e palcoscenici adatti a quello che vogliamo raccontare. Persone e luoghi che condividano artisticamente e moralmente quello che portiamo in scena. Ormai siamo partiti, “tanto ormai” non possiamo proprio più dirlo. Non ci siamo mai nascosti, non inizieremo sicuramente adesso. (DAMIANO LEPRI)

 

 

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