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Teatro

Teatro e memoria, un Archivio digitale per il Piccolo di Milano

di Walter Porcedda
5 Ottobre 2025

MILANO _ L’indimenticabile Marcello Moretti in “Arlecchino servo dei due padroni”, la straordinaria regia di Giorgio Strehler come le altre anticipatrici di futuro, le brechtiane “Opera da tre soldi” , “L’anima buona di Sezuan” e  “Vita di Galileo”con la possente interpretazione di Tino Buazzelli. Immagini iconiche, pezzi di memoria teatrale d’Italia, registrate dagli anni Cinquanta in poi. Un consistente patrimonio di documenti. E non solo video, ma anche fotografie, audio, lezioni. Documenti che hanno segnato culturalmente Milano e l’Italia: sono oltre seimila supporti di diversa tipologia. E che finalmente troveranno casa nel nuovo Archivio del Piccolo grazie a un progetto quadriennale di recupero e catalogazione finalizzato alla consultazione digitale che nella prima parte riguarderà il periodo strehleriano. Oltre alle opere già citate e riguardanti l’opera del Maestro anche i video delle prove di allestimenti come “L’isola degli schiavi” di Pierre de Marivaux risalenti al periodo 1994-1995. E’ di forte entità imponente anche la massa di materiali e registrazioni del periodo in cui il teatro meneghino era diretto da Luca Ronconi e che verrà esplorata nella ulteriore fase del progetto (una prima ricognizione sull’Archivio sarà possibile già tra due anni, nel 2027). Questo inestimabile patrimonio culturale, “in grado di restituire uno sfaccettato affresco della storia dell’istituzione, si trova oggi a rischio per la fragilità e l’obsolescenza dei supporti”.

Arlecchino interpretato da Marcello Moretti con la regia di Giorgio Strehler al Piccolo Teatro i Milano. In alto una scena da “Vita di Galileo” di Bertolt Brecht interpretato da Tino Buazzelli (Fotografia di Mario Mulas)

“Archivio in scena” nasce dalla collaborazione con il Piccolo di Milano della Fondazione Guelpa e il Centro Sperimentale di Cinematografia-Archivio Nazionale Cinema Impresa di Ivrea. La Fondazione Guelpa, che prende origine dal lascito di Lucia Guelpa valorizza iniziative di memoria storica, mentre Cinema Impresa conserva presso il Csc-Archivio Nazionale Cinema Impresa (Cian) di Ivrea documenti audiovisivi selezionati per il progetto e realizzati “in vari formati in nastro magnetico e pellicola cinematografica” tra l’inizio dei Cinquanta e i primi del Duemila, in grado di ripercorrere “la storia del teatro italiano tradizionale e sperimentale”.

Il progetto di digitalizzazione e valorizzazione del patrimonio legato al teatro – come nel caso del Piccolo- richiede un intervento articolato e multidisciplinare, tale da poter contare su competenze specialistiche e tecnologie avanzate. In questo contesto l’Archivio Nazionale Cinema Impresa rappresenta una risorsa fondamentale. Al suo interno dispone infatti di “un laboratorio all’avanguardia per la digitalizzazione ad alta qualità di pellicole cinematografiche, nastri audio e video, e può avvalersi di depositi realizzati secondo gli standard internazionali della Fédération Internationale des Archives du Film (Fiaf), garantendo così le migliori condizioni per la conservazione a lungo termine dei materiali”. Un know-how che ha consentito all’Archivio di “digitalizzare collezioni filmiche di grande rilievo, tra cui quelle del Teatro Regio di Torino, della Fondazione Ferrovie dello Stato, della Banca d’Italia e di Philip Morris, solo per citarne alcune”.

Una scena da “L’Opera da tre soldi” di Bertolt Brecht con la regia di Giorgio Strehler al Piccolo Teatro di Milano (Foto dell’Archivio del Piccolo). Via a un progetto quadriennale per la digitalizzazione dell’archivio del Piccolo.

“Per la nostra fondazione è un progetto rilevante – spiega Claudio Longhi, direttore artistico del Piccolo Teatro di Milano – nella misura in cui ci consente di mettere a fuoco la natura ancipite (che ha doppio aspetto ndr) di questa specie di “Giano bifronte” che è il Piccolo Teatro di Milano. Natura ancipite perché lavora contemporaneamente a una sorta di culto dell’effimero e della memoria al tempo stesso. Per un verso è il cuore del nostro impegno quella di creare un effimero sublime, cioè lo spettacolo, arte che si disintegra nel momento stesso in cui prende corpo, e dall’altra è nostra missione quella di fare in modo che questo effimero possa precipitare in memoria e consolidarsi in archivio.

“Archivio in scena” tocca esattamente questo snodo fondamentale della nostra attività: e tra l’altro la tocca attraverso uno dei supporti che più si avvicinano al tentativo di catturare l’effimero dello spettacolo: gli audiovisivi. Materiale che, d’altro canto, è soggetto a una deperibilità e ad un rischio di scomparsa: per questo appunto è nato il progetto Archivio in scena. Un progetto particolarmente attento alla parte audiovisiva del nostro patrimonio archivistico, consistente essenzialmente in un processo di conservazione, per alcuni aspetti molto complessa, di quei supporti audiovisivi che per natura sono deperibili.

Quindi si tratta di procedere alla conservazione dei materiali, loro catalogazione e meta-datazione dei dati per tracciarli e digitalizzarli affinché acquistino nuova vita e durata. Tutto questo è naturalmente finalizzato alla valorizzazione del nostro patrimonio. A quando questi documenti- dei veri ”monumenti” – conservati in archivio possano essere restituiti a una più ampia e libera fruizione (anche on line) attraverso il meccanismo che i partner di questo progetto, segnatamente la Fondazione Guelpa e il Centro Sperimentale di Cinematografia hanno messo in atto”.

“L’isola degli schiavi” di Pierre de Marivaux nella regia di Strehler. La fotografia è di Luigi Ciminaghi che è stato il fotografo ufficiale del PiccoloTeatro di Milano dal 1964 sino alla scomparsa di Strehler nel 1997
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