“QuindiciPercento”: il viaggio fotografico di Christian Tasso nella disabilità

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9 Febbraio 2016

Fino al tredici febbraio, presso la galleria “Sabrina Raffaghello Arte Contemporanea” di Milano, sono esposte le fotografie di Christian Tasso, frutto di un viaggio iniziato in Italia per inseguire un’idea nata in Sahara Occidentale. Un progetto, quello del fotografo, prodotto da Giesse, dal titolo “QuindiciPercento”, proprio come il numero stimato dalla World Health Organization (agenzia speciale dell’Onu per la salute) di persone affette da disabilità, perché è di questo che racconta Tasso attraverso i suoi scatti. Organizzata con Gherardo e Titti Barbini, genitori di Pietro, una delle vittime sfigurate da Martina Levato e Alexander Boettcher, la coppia dell’acido, la mostra contribuirà a sostenere ALMaUST, l’associazione del Niguarda che cura gli ustionati.

Nel 2009 il fotografo, su mandato di una ONG italiana, intraprende un viaggio nel deserto del Sahara Occidentale, e vive due mesi nei campi profughi di Saharawi: «migliaia di tende che formano varie città dall’orizzonte rovente e sconfinato, a sud dell’Algeria; tetti di stoffa a coprire migliaia di anime che aspettano di tornare verso una casa che non c’è più».

«Dovevo raccogliere le storie di chi non può fronteggiare la difficile normalità delle dune a causa di qualche problema che il proprio corpo causava. Ragazze e ragazzi non vedenti, con paralisi celebrale infantile, ritardi mentali o impossibilitati nel muoversi; le loro storie divennero la mia vita e per lunghe giornate, impegnato nel racconto, cercai le immagini necessarie a denunciare la loro condizione di esistenza, fatta di battaglie molto spesso perse», si legge nell’introduzione scritta dallo stesso Tasso, nel libro, a tiratura limitata e concepito in due versioni, scaturito dal progetto.

Dhading Besi, Nepal: Dhan Maye Mihar (a destra) con un'amica. La ragazza vive nella comunità degli spaccapietre con la sua famiglia. E’ nata focomelica. In questo villaggio migliaia di persone lavorano raccogliendo pietre per poi sminuzzarle a martellate e venderle al mercato dell’edilizia. La paga per questo lavoro è inferiore a un dollaro al giorno, creando di fatto una condizione di schiavitù per chi vive nella comunità.

Dhading Besi, Nepal: Dhan Maye Mihar (a destra) con un’amica. La ragazza vive nella comunità degli spaccapietre con la sua famiglia. E’ nata focomelica. In questo villaggio migliaia di persone lavorano raccogliendo pietre per poi sminuzzarle a martellate e venderle al mercato dell’edilizia. La paga per questo lavoro è inferiore a un dollaro al giorno, creando di fatto una condizione di schiavitù per chi vive nella comunità. 

Da questo viaggio il fotografo matura così l’idea di «ricercare su larga scala le tracce di milioni di esistenze, di quel quindici percento di persone che tutti i giorni affrontano difficoltà» a noi distanti. Le immagini scattate nel Sahara ne restano però al di fuori, poiché legate ad uno sguardo più giovane e rivolto alla esclusiva denuncia di un’immensa sofferenza.

“QuindiciPercento” è un racconto fotografico, tra Ecuador, Nepal, Romania, di chi lotta intensamente nel quotidiano per conquistarsi la propria fetta di normalità, o forse, dovremmo scrivere, serenità. Quello di Tasso è un lavoro che non è certamente terminato, ma è solo all’inizio, non avendo la pretesa di raggiungere conclusioni specifiche, se non quella di documentare vite per immagini, costruendo un inno all’essere umano, a quella parte di umanità, il quindici percento, che vive, e va avanti, nonostante le barriere, senza eroismo o vittimismo alcuno.

Scrive l’autore, «Ho cercato l’intimità, la normalità in quella che il mondo considera anormalità […] Le persone che ho incontrato mi hanno dimostrato che una gamba può bastare per vivere la propria vita serenamente, che il senno non esiste e se sì è meglio perderlo, che un terremoto può portare via tutto ma non la dignità».

Petrosani, Romania: Lazar Ioan mostra i suoi muscoli da body builder. Quando aveva venti anni ha perso una gamba lavorando in miniera. Per i successivi 17 anni ha continuato a lavorare sotto terra con un arto in meno. Ora è agonista di body building e riabilitatore, attraverso lo sport, di persone che hanno subito il suo stesso tipo di incidente.

Petrosani, Romania: Lazar Ioan mostra i suoi muscoli da body builder. Quando aveva venti anni ha perso una gamba lavorando in miniera. Per i successivi 17 anni ha continuato a lavorare sotto terra con un arto in meno. Ora è agonista di body building e riabilitatore, attraverso lo sport, di persone che hanno subito il suo stesso tipo di incidente.

Guardando alcuni degli scatti di Christian Tasso mi è tornata alla mente una conversazione circa la disabilità e la condizione della libertà, avuta con lo scrittore Lorenzo Amurri qualche tempo fa. Lorenzo, alla domanda «cos’è per te la libertà oggi» mi rispose con una dolcissima fermezza: «È la stessa cosa che era prima (prima di un incidente che lo ha reso disabile, ndr). La libertà è riuscire a fare tutto quello che vuoi fare nel miglior modo possibile. […] E credo stia molto nella testa. Puoi essere anche totalmente paralizzato sul letto ma essere completamente libero. E’ molto interiore, ce la costruiamo noi». Di quella conversazione mi è rimasta la certezza che la disabilità ha bisogno del suo spazio, che, proprio come mi disse Lorenzo, bisognerebbe imparare a chiamare le persone, prima che le cose, solo con il proprio nome, e poi mi è rimasto il ricordo di una buona birra, davanti a una sconfitta della Roma in Champions League contro il Bayern Monaco, ma questo è proprio altro discorso.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Milano

Christian Tasso: Quindici Percento

Galleria d’arte Sabrina Raffaghello
via Gorani 7 Milano Italia

Fino al 13 Febbraio 2016

info@sabrinaraffaghello.com

TAG: #milano, Disabilità, fotografi, fotografia, mostre, ritratti, Tasso
CAT: diritti umani, Fotografia

2 Commenti

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  1. antonio-cavaciuti 8 anni fa

    Sembra davvero un bellissimo lavoro. Non conoscevo questa galleria, ma ci andrò visiterò sicuramente per visitare la mostra.

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  2. francine 8 anni fa

    Sì, secondo me le foto sono molto belle. E poi mi piace il fatto che il progetto sia comunque in evoluzione.

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