La città parallela
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Una città che scorre, con le sue luci, i rumori, le strade interminabili e caotiche. E una città immobile, sotterranea, in cui non c’è differenza tra giorno e buio, tra oggi e domani. Sono due realtà che si dubita si siano mai incontrate, si muovono a ritmi diversi e probabilmente si ignorano, nella migliore delle ipotesi si limitano ad immaginarsi.
Sono le angolazioni da cui Burhan Sönmez, scrittore turco e avvocato esperto di diritti umani, racconta una Istanbul fatta di spazi e priva di tempo. Nel susseguirsi di dieci giorni – o dieci notti – si raccontano nell’ombra di una prigione sotterranea e anonima un Dottore che ha rapito l’identità al figlio, un barbiere appassionato di poesia, uno studente che ha intravisto l’amore e un vecchio rivoluzionario.
In un tempo indefinito, scadenzato da sofferenze e dolore, i quattro alternano racconti umoristici a favole delicate, spunti di cronaca realista a reminiscenze della propria infanzia o della semplice vita di prima, ma si guardano dal condividere i ricordi che li hanno condotti laggiù. Sono dissidenti politici, contrari a un regime che si percepisce senza mai essere dettagliato, che potrebbe essere oggi o lontano nel tempo, ogni parola troppo vera rischia di tradirli.
Questo non gli impedisce di dedicare quel che resta tra il rumore del cancello che si apre e il ritorno in cella dopo le torture alle storie che si susseguono creando una speranza di breve durata, in una sorta di Decamerone senza illusioni o di Le mille e una notte destinate a finire. Imparano a distogliere lo sguardo dall’interno e a portarsi nel mondo fuori, a dare più credito alla mente che al corpo, a fingersi sul mare, per le strade brulicanti, seduti a tavola su un balcone che affaccia sul Bosforo:
“Ci ritrovavamo spesso a immaginare la vita fuori, per esempio condividevamo la gioia dei passanti sulla riva. Salutavamo le persone che ballavano su una barca vicino al litorale di Ortaköy con la musica a tutto volume. Passavamo accanto agli innamorati che si abbracciavano, quando il sole scendeva all’orizzonte, il Dottore comprava un sacchetto di prugne verdi da un venditore ambulante”.
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B. Sonmez, “Istanbul Istanbul”
In occasione di Libri Come – Festa del libro e della lettura, Sönmez ha raccontato come siano stati spesso gli stessi lettori a rispondere alla domanda che gli viene posta in merito al periodo storico in cui può ritenersi ambientato Istanbul Istanbul. Sia i lettori ultrasessantenni che i coetanei dell’autore che i ragazzi più giovani hanno dato la stessa risposta: “è la nostra generazione”. Si sono trovati a ritenere che quella descritta da Sönmez sia la propria città e che i personaggi che raccontano a loro volta e che vi sopravvivono facciano parte della quotidianità di ciascuno: nulla è cambiato in Turchia negli ultimi 50 anni, dunque, se ogni generazione è in grado di rispecchiarsi nelle stesse sofferenze e di parlare delle medesime ingiustizie?
“Istanbul Istanbul” di Burhan Sönmez (trad. Anna Valerio), Edizione Nottetempo, 320 pagine.
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