La città parallela

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3 Aprile 2017

Una città che scorre, con le sue luci, i rumori, le strade interminabili e caotiche. E una città immobile, sotterranea, in cui non c’è differenza tra giorno e buio, tra oggi e domani. Sono due realtà che si dubita si siano mai incontrate, si muovono a ritmi diversi e probabilmente si ignorano, nella migliore delle ipotesi si limitano ad immaginarsi.

Sono le angolazioni da cui Burhan Sönmez, scrittore turco e avvocato esperto di diritti umani, racconta una Istanbul fatta di spazi e priva di tempo. Nel susseguirsi di dieci giorni – o dieci notti – si raccontano nell’ombra di una prigione sotterranea e anonima un Dottore che ha rapito l’identità al figlio, un barbiere appassionato di poesia, uno studente che ha intravisto l’amore e un vecchio rivoluzionario.

In un tempo indefinito, scadenzato da sofferenze e dolore, i quattro alternano racconti umoristici a favole delicate, spunti di cronaca realista a reminiscenze della propria infanzia o della semplice vita di prima, ma si guardano dal condividere i ricordi che li hanno condotti laggiù. Sono dissidenti politici, contrari a un regime che si percepisce senza mai essere dettagliato, che potrebbe essere oggi o lontano nel tempo, ogni parola troppo vera rischia di tradirli.

Questo non gli impedisce di dedicare quel che resta tra il rumore del cancello che si apre e il ritorno in cella dopo le torture alle storie che si susseguono creando una speranza di breve durata, in una sorta di Decamerone senza illusioni o di Le mille e una notte destinate a finire. Imparano a distogliere lo sguardo dall’interno e a portarsi nel mondo fuori, a dare più credito alla mente che al corpo, a fingersi sul mare, per le strade brulicanti, seduti a tavola su un balcone che affaccia sul Bosforo:

“Ci ritrovavamo spesso a immaginare la vita fuori, per esempio condividevamo la gioia dei passanti sulla riva. Salutavamo le persone che ballavano su una barca vicino al litorale di Ortaköy con la musica a tutto volume. Passavamo accanto agli innamorati che si abbracciavano, quando il sole scendeva all’orizzonte, il Dottore comprava un sacchetto di prugne verdi da un venditore ambulante”.

 

B. Sonmez, “Istanbul Istanbul”

 

In occasione di Libri Come – Festa del libro e della lettura, Sönmez ha raccontato come siano stati spesso gli stessi lettori a rispondere alla domanda che gli viene posta in merito al periodo storico in cui può ritenersi ambientato Istanbul Istanbul. Sia i lettori ultrasessantenni che i coetanei dell’autore che i ragazzi più giovani hanno dato la stessa risposta: “è la nostra generazione”. Si sono trovati a ritenere che quella descritta da Sönmez sia la propria città e che i personaggi che raccontano a loro volta e che vi sopravvivono facciano parte della quotidianità di ciascuno: nulla è cambiato in Turchia negli ultimi 50 anni, dunque, se ogni generazione è in grado di rispecchiarsi nelle stesse sofferenze e di parlare delle medesime ingiustizie?

“Istanbul Istanbul” di Burhan Sönmez (trad. Anna Valerio), Edizione Nottetempo, 320 pagine.

 

TAG: carcere, diritti umani, dittatura, Istanbul, letteratura, libri, sonmez, Turchia
CAT: diritti umani, Letteratura

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