Un urlo alla Leopolda: eguali diritti per tutti i bambini, ora

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14 Dicembre 2015

Nella giornata di chiusura della sesta Leopolda, irrompe Marilena Grassadonia, Presidente di Famiglie Arcobaleno, a reclamare i diritti per i figli delle coppie omosessuali e a parlare di diritti civili.

Nella kermesse fiorentina, fra i tanti temi trattati dai politici e dagli ospiti, nessun richiamo netto e chiaro al disegno di legge ex Cirinnà. Solo sabato sera parole un po’ più esplicite da Maria Elena Boschi, che in chiusura serata dice: “Tra le riforme che non abbiamo ancora fatto, la più urgente da fare è quella sulle unioni civili (…), bisogna trovare una sintesi tra le varie posizioni.”

Matteo Renzi in chiusura finale non ne ha fatto menzione, ha solo detto all’interno dell suo lungo discorso: “…, abbiamo toccato tanti argomenti, abbiamo parlato di diritti civili, …“. Stop. No, non avete parlato di diritti civili. Almeno questa volta c’è stato il pudore di non promettere ancora una riforma troppo attesa da tempo, senza alcun risultato ottenuto.

Ne ha parlato, appunto, solo Marilena Grassadonia (qui il video), che con una felpa fucsia e una valigia di tenacia, ha emozionato dando voce all’urgente bisogno di diritti che hanno i figli delle coppie di mamme e coppie di papà e, più in generale, tutti i gay e tutte le lesbiche: “Non è pensabile che nel 2015, nell’Europa dei Diritti, in Italia ci siano ancora bambini discriminati. Oggi qui in Italia ci sono bambini, i nostri figli, che non hanno la certezza di continuare ad essere accuditi e cresciuti dall’altro papà in caso di morte del papà biologico. Ci sono bambini, che non hanno la garanzia di poter mantenere la continuità affettiva con entrambe le loro mamme nel caso in cui esse dovessero separarsi. Oggi se mio figlio dovesse farsi male ed essere portato in ospedale io, che sono la mamma non biologica, non posso stare al suo fianco e tenergli la mano. Spiegateglielo!

L’attuale proposta di legge, incardinata al Senato a metà ottobre, tornerà in discussione a metà gennaio. Il maggior rischio è che possa essere peggiorato l’articolo 5, quello della step child adoption, per una misura alleggerita come l’affidamento rinforzato,un istituto che sarebbe inedito nell’ordinamento italiano e con notevoli lacune e rischi proprio per i bambini che sarebbero da tutelare. Questo vorrebbero alcuni senatori cattodem. Ma il gap fra le due opzioni è abissale: lo ha spiegato molto bene qui Marco Gattuso, giudice presso il Tribunale civile di Bologna, e io qui.

Grassadonia conosce bene la materia e l’ha sintetizzata egregiamente alla platea: “Voglio essere chiara qui oggi: la stepchild adoption non risolve tutto questo, la stepchild adoption (il massimo che oggi ci viene proposto dalla politica) è un istituto discriminante per le nostre famiglie e soprattutto per i nostri bambini, nella misura in cui crea un legame giuridico esclusivamente tra adottante e adottato non coinvolgendo o responsabilizzando la famiglia di chi adotta. Se io dovessi morire mio figlio non potrebbe ereditare direttamente dai nonni non biologici. Le coppie separate sarebbe costrette a “unirsi civilmente” per poter accedere alla stepchild. Insomma la stepchild adoption “concede”. SI, “concede” ai nostri figli delle piccole rassicurazioni ma non li “legittima” del tutto nella totalità della loro famiglia e nella realtà dei loro affetti. E vogliamo ancora chiederci se sia giusto o no sostenerla? Siamo qui pronti a ricevere briciole di diritti per i nostri bambini e c’è gente che ha il coraggio di dire che la stepchild è troppo??? Siamo increduli… Voglio essere chiara qui oggi: la stepchild adoption serve ai nostri figli! Ma deve essere un primo passo verso la civiltà. Non vogliamo che i nostri figli siano “figli di serie B.

#figlisenzadiritti appunto, come il nome della campagna lanciata da un paio di mesi da Famiglie Arcobaleno sui social, in cui ogni settimana vengono mostrate le immagini di una famiglia – con due mamme o due papà – e i propri bambini: immagini di sorrisi, di occhi sgranati, di abbracci. Istantanee che sintetizzano storie, facce che trasudano emozioni. Vite che chiedono piena cittadinanza in questo Paese.

Tante di quelle famiglie erano fuori dalla Leopolda oggi ad aspettare Marilena. I bambini giocavano, correvano, sorridevano e si divertivano. Renzi passando di lì si è fermato a stringere le mani e a scambiare due parole con quelle famiglie. Ha detto che “se dipendesse da lui …” . Beh da chi dovrebbe dipendere?

Possiamo dirla tutta sulle unioni civili? Il problema non è più l’ostruzionismo in commissione Giustizia del Nuovo Centro Destra. Quello può aver allungato i tempi la scorsa primavera ed estate, ma non si può ripetere ancora questa cosa: sarebbe una scusa inascoltabile.

Ora il testo va in aula, e Renzi dovrebbe adempiere al suo lavoro di segretario (non di premier!) convocando una direzione del partito, come ha fatto ogni volta in cui in questi venti mesi chiedeva unanimità e collegialità di votazione ai parlamentari PD per qualcuna delle sue riforme, e in tale occasione mettere in campo gli strumenti sufficienti per convincere i senatori conservatori a fare un passo di civiltà in avanti.

Un passo in avanti che sarebbe coerente con le promesse di Renzi  e pure con il programma Italia Bene Comune con cui quei senatori sono stati eletti.

Ne è una prova un post su facebook che Renzi aveva scritto durante la primarie 2013 :

Renzi - ernesto _

Chissà se oggi quando si è intrattenuto con quelle famiglie, guardando tutti quei bambini, ha pensato ad Ernesto. Le famiglie arcobaleno ci pensano tutti i giorni ai tanti “Ernesto” e non smetteranno mai di farlo e di combattere per loro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TAG: diritti civili, diritti lgbt, famiglie arcobaleno, figlisenzadiritti, leopolda, leopolda 2015, maria elena boschi, Matteo Renzi, Monica cirinnà, Unioni Civili
CAT: discriminazioni, Parlamento

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