Zainetto fuori budget: così i bimbi rom perdono il primo giorno di scuola

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16 Settembre 2015

Dopo circa 20 anni il Comune di Roma ha deciso di chiudere il progetto di scolarizzazione di minori e adolescenti rom. Proprio in questi giorni, infatti, i lavoratori stanno manifestando nei locali dell’assessorato di Marco Rossi Doria per chiedere all’amministrazione di tornare sui suoi passi. Di seguito la riflessione di Andrea Cira di Arci Solidarietà, una delle associazioni che negli anni ha lavorato nei campi rom della Capitale.

Il primo giorno di scuola non è poi sto gran giorno per un bambino. Ti devi svegliare presto, dopo un’estate di anarchia spaziotemporale, hai il magone, gli occhi opachi di sonno, poi arriva la Rai e ti chiede se sei contento e tu alla fine boh, dici di sì ma non è vero. Poteva andare peggio: poteva intervistarti Studio Aperto. A Roma abbiamo risparmiato questo strazio a circa 2000 bambini. Bambini diversi. Suvvia, basta buonismi, i bambini non sono tutti uguali. Ci sono quelli oggettivamente brutti, quelli stronzi che ti tirano i calci negli stinchi, i biondi coi boccoli e poi ci sono i bambini rom. Quelli che fanno l’elemosina nella metro e ti rubano l’iphone che devi finire di pagare.  Siccome sono bambini diversi, vivono in posti diversi, parlano lingue diverse e se ti tirano un calcio negli stinchi, è un calcio diverso, i bambini rom amano la scuola ancora meno della media dei loro coetanei uguali. Cioè diversi. Da loro.

Ragioniamo per bene, in maniera razionale, senza tutta questa emotività fricchettona, di questi tempi ormai si ragiona così: ci sono tre bambini. Due uguali e uno diverso. La società li mette tutti sulla stessa linea di partenza. E, siccome si tratta di una società premurosa, dà loro il via, un via uguale per tutti e tre. Due bambini su tre arrivano a scuola. Il bambino diverso no. S’è distratto, ha inseguito una farfalla o gli fanno male i piedi o quel che gli pare. Ora, la  società li ha messi sulla stessa linea di partenza. Ha dato lo stesso via nello stesso momento. Quanto sarebbe ingiusto se comprassimo, chessò, una mappa a quel bambino? Se lo accompagnassimo fino a scuola, assicurandoci che non segua quella farfalla così come il suo istinto gli dice di fare? Sarebbe ingiusto. E costerebbe del denaro. E’ più o meno così che funziona(va) il Progetto di scolarizzazione di minori rom. Roma spendeva dei soldi per consentire a quel bambino diverso di arrivare a scuola. E possibilmente restarci. Siccome era un progetto di contrasto della dispersione scolastica, lavorava soprattutto su quei bambini e ragazzi che a scuola non ci vanno. È una cosa difficile da fare, io l’ho fatto per tre anni, diciamo che il rapporto delusione/soddisfazione è più o meno 10 a 1. 20 a 1 dopo dicembre.

Lo sa bene l’attuale assessore romano alla scuola, ex maestro di strada nei Quartieri Spagnoli. Chissà in quanti saranno andati da lui a dirgli che, nonostante il suo lavoro, tanti ragazzini dei Quartieri a scuola non ci vanno. Che il progetto costa troppo. Che si impongono dei tagli ma ci stiamo lavorando, affidando il comunicato a Facebook. Che lasciamo il trasporto scolastico speciale, togliendo la mediazione, l’educazione, il sostegno, il lavoro di rete, vaporizzando in un attimo una professionalità unica, accumulata negli anni.

Stamattina è il primo giorno di scuola a Roma. 2000 bambini diversi, per i quali fino ad agosto esisteva un progetto di inclusione scolastica e di mediazione sociale, perché si riteneva ne avessero bisogno, dovranno oggi cavarsela da soli. Il giorno prima c’era una scala a permetterti di uscire di casa. Il giorno dopo boh, prova a saltare. È il welfare del ventunesimo secolo: quando sei pronto a non averne più bisogno non lo decidi tu.

Adesso qualcuno dica e vabbè, spendere dei soldi solo per i rom, che a scuola non ci vanno, quando tanti bambini “italiani” non hanno la stessa fortuna. È bizzarro questo modo di ragionare, forse rassicura ma non ha il minimo rapporto col dato di realtà. Non mi viene in mente una sola volta in cui, togliendo un diritto da una parte, se ne aggiunga o ripristini un altro. Le risorse economiche impiegate fino a ieri nella scolarizzazione dei rom non andranno a migliorare, chessò, la disastrosa situazione dei sostegni scolastici per i bimbi disabili. Forse torneranno alla scolarizzazione dei rom, se le Istituzioni si dovessero ravvedere. Per il momento, sono diventate la dimostrazione che i diritti si possono contrarre dall’oggi al domani, che il Potere Può.

Intanto, caro bimbo rom, posa quello zainetto pieno di cianfrusaglie, che ti spezzi inutilmente la schiena. No, non è premura: è che il tuo futuro è fuori budget”.

TAG: progetto scolarizzazione, rom, rossi doria, scuola
CAT: discriminazioni, Roma

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