Lavoro
Lavorare per eMAG, la Amazon di Romania
Intervista a un lavoratore del gruppo Emag.ro., il “clone“ romeno di Amazon
eMAG, la Amazon di Romania, fattura circa due miliardi offrendo milioni di prodotti in Romania Ungheria e Bulgaria. Abbiamo parlato dell’organizzazione del lavoro e della sua storia con un lavoratore che ha chiesto garanzie sulla protezione del suo anonimato.
La moneta cattiva scaccia quella buona: è una legge dell’economia che si può applicare anche al lavoro. L’organizzazione del lavoro di Amazon, ad esempio, ha prodotto in giro per il mondo la nascita di una serie di aziende-clone, che hanno copiato pedissequamente l’organizzazione del lavoro del colosso americano e occupato il mercato dell’e-commerce dove questo ha deciso di non insediare la propria rete di distribuzione. Tra questi Mercado Libre in America Latina e dal 2001 il gruppo rumeno Emag, che sulla sua piattaforma offre milioni di prodotti a chi vive in Romania, Ungheria e Bulgaria e dal 2019, grazie a una partnership con Extreme Digital, vende dispositivi elettronici prodotti in Romania, Austria, Croazia, Slovenia e Repubblica Ceca. Da qualche anno il marketplace che permette ad aziende terze di vendere tramite la piattforma di Emag, che nel 2021 ha generato ricavi per quasi due miliardi di euro, sta attirando l’attenzione anche delle imprese italiane: Barilla, Campari, Moretti, Mutti, Rummo alcuni dei marchi alimentari presenti nello store virtuale.
In Romania Emag ha approfittato del vuoto lasciato da Amazon, che non è presente col servizio di e-commerce, ma a partire dal 2005 ha aperto centri di sviluppo a Iași, Bucharest and Timișoara, assumendo circa 4.000 dipendenti per fare ricerca e sviluppo. La Romania, infatti, è un serbatoio di forza-lavoro qualificata a basso costo, in particolare nell’IT. Tuttavia l’anno scorso si sono diffuse notizie circa la possibile chiusura dei servizi di machine learning di Amazon, col potenziale licenziamento di 400 dipendenti. Il clima di paura tra i lavoratori è forte, tanto che un dipendente della sede di Iași, che inizialmente si era dato disponibile per un’intervista in forma scritta per proteggere la propria identità, al momento di procedere si è ritirato per timore di avere comunque ritorsioni da parte dell’azienda. Ci è andata meglio col tecnico di un’azienda del gruppo Emag, fornitrice di articoli di telefonia, che ci ha concesso un’intervista anche lui in forma scritta. In un’intervista scritta è difficile andare a fondo, ma uno degli aspetti interessanti che sembra emergere dalle riposte è che i bassi salari permettono al gruppo Emag di evitare investimenti cospicui in tecnologia per portare la catena del valore a valle del magazzino al massimo dell’efficienza e che tuttavia alcuni passi in direzione di un efficientamento siano già in corso.
Cos’è Emag.ro? È corretto dire che si tratta di una sorta di clone di Amazon?
Sì, le sue ambizioni, che si stanno rapidamente concretizzando, sono quelle di conquistare il mercato dell’e-commerce nell’Europa orientale e meridionale.
Ok, ora parlaci del tuo lavoro.
Io lavoro come tecnico per Flip.ro, una società affiliata al gruppo di cui Emag è socio di maggioranza. Il nostro modello di business consiste nell’acquistare telefoni cellulari usati e rotti, principalmente iPhone, e ripararli con pezzi acquistati all’ingrosso dal gruppo Shenzen China per poi rivenderli come prodotto finito ricondizionato in Grecia, Bulgaria, Ungheria e Romania.
Come sono condizioni di lavoro e salari?
Le condizioni di lavoro erano migliori rispetto alla mia esperienza nel settore quando sono entrato in azienda l’anno scorso, ma hanno iniziato a degradarsi rapidamente quando il gruppo Emag ha iniziato a incrementare il tasso di sfruttamento cercando di tagliare i costi, utilizzando componenti più economiche o eliminandone alcune del tutto dall’assemblaggio e offrendo incentivi per il lavoro straordinario e premi più elevati per aumentare la produzione. I salari sono un po’ al di sopra della media, ma la maggior parte dei miei colleghi con una certa esperienza riceve circa il 20-25% del proprio stipendio in forma di premi, alcuni mesi anche il 50%.
In generale, le condizioni di lavoro sono migliori rispetto ad altre aziende o no?
La mia esperienza di lavoro precedente è stata in un’azienda di medie dimensioni dove lavoravamo con fornitori cinesi per procurarci i pezzi originali e anche la strumentazione, ma spesso eravamo costretti ad adottare soluzioni estemporanee per completare una riparazione e a volte dovevamo affrontare ritardi significativi nella consegna dei pezzi necessari. Come detto prima le condizioni all’inizio erano migliori, ma col tempo sono peggiorate e ora sono ai minimi storici, un giudizio su cui tutti i miei colleghi concordano a prescindere anche dall’anzianità di servizio.
Che tipo di lavoratori scelgono di lavorare nel gruppo Emag.ro: giovani, immigrati, donne?
Per quanto riguarda la mia azienda la totalità, diciamo il 99%, del mio reparto è composta da giovani maschi sui 20-30 anni con diverse provenienze sia in termini di classe sociale che di istruzione. In altri reparti, in particolare il “Front”, che si occupa di pulire e igienizzare il telefono dopo che è stato riparato, rendendolo presentabile per la vendita, e che è anche il reparto con la retribuzione più bassa dell’azienda, ci sono per lo più giovani, anche donne e, più recentemente, l’azienda ha iniziato ad assumere lavoratori nepalesi, che però in generale sono ostracizzati dai miei colleghi.
Puoi dirmi qualcosa sull’organizzazione del lavoro nella tua azienda?
Stiamo iniziando a implementare la filosofia kaizen, che si traduce in un’intensificazione dello sfruttamento. Le nostre condizioni sono più simili a quelle di una fabbrica, che riceve un prodotto non finito e attraverso il nostro lavoro ne realizza uno finito pronto per la vendita. Al contrario di un normale servizio di assistenza in cui un cliente arriva con un telefono che ha un problema e viene riparato e restituito al proprietario. Qui stiamo creando un vero e proprio catalogo di telefoni, in modo che arrivino ordini di quei particolari modelli e noi possiamo prepararli e venderli. Inoltre le festività e i periodi dell’anno in cui le persone sono solite fare dei regali sono molto stressanti, perché dobbiamo produrre molto di più per soddisfare le richieste.
Quali sono i principali problemi del vostro posto di lavoro?
Il problema principale in generale sono ovviamente le retribuzioni misere. Le persone si accorgono che le competenze che stanno acquisendo qui sono meglio ricompensate altrove, ma non c’è ancora stato un esodo di massa di colleghi che si sono licenziati e sono andati altrove, come è successo dove ho lavorato in precedenza. Nel mio reparto, che è quello tecnico dove ripariamo fisicamente i telefoni, il problema principale è la scarsa organizzazione del magazzino e la mancanza di strumenti, materiali di consumo e altre cose che ci rendono la vita più difficile. Anche l’intensificazione del lavoro si è fatta sentire: ogni giorno dobbiamo riparare circa 30 telefoni ciascuno e questo rappresenta un vero e proprio stress per molti dei miei colleghi.
Siete sindacalizzati o almeno avete mai discusso l’idea di iscrivervi a un sindacato?
Con un collega di un altro reparto ho discusso della creazione di un sindacato e l’ho invitato a parlare con me e altri lavoratori e attivisti, ma finora non si è riusciti a concretizzare e quindi sto ancora cercando di ottenere questo incontro e di porre le basi per avere un sindacato nel nostro posto di lavoro.
Intervista tratta dalla newsletter di PuntoCritico.info del 25 luglio 2025.
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