
Lavoro
Salario minimo o giusto per vivere a Milano? Che sia per tutte e tutti i milanesi
Piefrancesco Majorino sul Corriere torna a proporre “un salario minimo per Milano”.
Adesso! sta facendo una battaglia lunga per “salari giusti a Milano” e ha promosso una petizione che al momento è in attesa di risposta da parte del Comune.
Non facciamone un discorso di – noiosissime – primogeniture, ma proviamo a capire se i due modelli possono portare a un risultato comune, quello di una Milano più giusta e inclusiva.
1- Il “salario minimo comunale” non deve discriminare. Farlo solo per i dipendenti pubblici e per gli appalti del Comune non è solo molto limitante, ma taglia anche fuori i tanti lavoratori del privato pagati decisamente al di sotto della soglia di povertà. Sarebbe una “gabbia salariale”, come quelle che esistevano una volta tra nord e sud, ma all’interno della stessa città.
2- Il “salario minimo comunale” non può essere al di sotto della soglia di povertà. Molti comuni hanno adottato il parametro minimo dei 9€ per ricalcare la proposta di legge nazionale. A Milano sarebbe ben al di sotto dei 10€ calcolati da Adesso! e dal Think Tank Tortuga.
3- Chiariamoci, chi guadagna poco più di 10€ a Milano sopravvive, ma non può avere accesso alle opportunità che la città offre. Serve uno strumento che, adeguando i minimi, offra respiro anche a chi è sopra i minimi riparametrando i diversi livelli dei contratti. Lo può fare la contrattazione territoriale.
4- Può essere l’occasione per ribadire quello che dovrebbe essere scontato: al Comune spetta intervenire in materia di lavoro, anche al di là delle competenze tecniche, quando la questione lavorativa diventa emergenziale o comunque molto sentita dai cittadini. In un recente articolo di Antonio Lo Faro si fa l’elenco delle amministrazioni locali che sono intervenute: Bari, Benevento, Firenze, Foggia, La Spezia, Livorno, Modena, Napoli, Ravenna, Torino e Venezia. E ancora Bacoli, Cerignola, Fiorano, Noicattaro e San Miniato. Elenco al quale ora si aggiunge Genova. E senza dimenticare le regioni: Puglia, Lazio e Toscana. E Milano?
Milano ha il peggior rapporto tra costo della vita e stipendi tra le metropoli europee. E se alcuni costi, penso agli affitti, sono cresciuti a dismisura negli ultimi anni, l’anomalia sono gli stipendi. Per molti, troppi, inadeguati. E il rapporto tra stipendi e costo della vita è il principale motivo che spinge ogni anno molti milanesi ad abbandonare la loro città.
Senza dubbio il pubblico deve dare il buon esempio e individuare una soglia minima sotto la quale non possono essere pagati i lavoratori del pubblico e degli appalti sarebbe un passo avanti. Ma c’è la necessità e la possibilità di fare qualcosa di più e di rivolgersi a tutte e tutti i milanesi.
Caro Pierfrancesco, noi ci siamo. Possiamo contare sul supporto degli assessori e dei consiglieri comunali del tuo partito attorno alla nostra petizione?
La risposta dovrebbe arrivare in questi giorni e il vostro partito è di maggioranza relativa a Palazzo Marino. In altre parole: sareste determinanti.
Altrimenti, “minimo” o “giusto” che sia, rischiamo che il salario adeguato per i milanesi esista solo nei nostri dibattiti e non nelle buste paga.
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