L’attentato di Hanau e la fretta di dare un contesto

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20 Febbraio 2020

I giornali tedeschi stanno dicendo solo ora, nella giornata del 20 febbraio, che le aggressioni di Hanau sono opera di un estremista di destra.

Eppure, già da ieri sera diverse testate italiane davano per certo (nei titoli quanto negli articoli) che la strage, causata da un singolo attentatore che avrebbe sparato in due shisha-bar del centro uccidendo 11 persone e ferendone 4, sarebbe opera di un simpatizzante neonazista.

Tra le testate tedesche, l’unica a sbilanciarsi da subito è stata Bild, riconosciuta da gran parte dell’informazione e dell’opinione pubblica tedesca come non esattamente affidabilissima. Certo, stamattina sappiamo che l’ipotesi era vera: è stato ritrovato un video in cui Thobias Rathien (questo il nome dell’attentatore quarantatrenne) dice di voler sterminare i popoli che non si riescono a espellere dalla Germania.

Ma il poterlo dire ora, con prove sufficienti, non giustifica l’averlo detto prima, quando era solo un’ipotesi gridata come certa da molte testate italiane (e trattata invece come nulla di più una possibilità dalla maggioranza di quelle tedesche): in questo caso dare una notizia prima che sia confermata, presentandola come fosse certa, è come dare una notizia falsa. Cosa sarebbe successo, se l’ipotesi fosse stata poi smentita? Quali effetti avrebbe avuto sull’opinione pubblica, quale distorsione si sarebbe creata nel circuito informativo? In generale, c’era davvero bisogno di saltare a conclusioni affrettate prima di avere certezze?

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CAT: Editoria

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