La morte della stampa: uno stillicidio annunciato

22 Ottobre 2022

Quando, nel 1941, Orson Welles presenta nei cinema il suo capolavoro “Citizen Kane”, il giornalismo mondiale è all’apice della sua influenza[1]. Nonostante la popolazione mondiale viva in condizioni di alfabetizzazione ancora deprimenti, ogni giorno almeno un cittadino su dieci compra un quotidiano, e spesso ci si riunisce in sale pubbliche, per chi non può concedersi la spesa, per leggerne in tanti una copia sola e scambiarsi opinioni in proposito[2].

Sono anni gloriosi. Fino da allora, il giornalismo si dimostra capace di scoprire verità scomode e produrre scandali tali da costringere l’intervento della magistratura, o le dimissioni di politici in posizioni prominenti. Il caso più famoso è quello dello scandalo Watergate: nel 1974 il presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon, viene costretto alle dimissioni dopo che il “Washington Post”, per due anni, ha messo in piedi una squadra di giornalisti che, giorno dopo giorno, scopriranno un’operazione illegale atta ad influenzare l’esito delle elezioni presidenziali[3].

In Italia il giornalismo è nato oltre un secolo prima, e non è da meno di quello d’oltremare, tant’è vero che la storia di questo paese è costellata di omicidi di giornalisti ingombranti che indagano sulla mafia, sui funzionari dello Stato, su avvenimenti mai chiariti[4]. Un esempio su tutti: dopo il 20 settembre 1870 Raffaele Sonzogno, figlio di una famiglia di editori lombardi, viene a Roma e fonda un quotidiano, “La Capitale”, che denuncia la corruzione e le spese folli sostenute dal Regno per trasformare Roma nel centro della neonata nazione – lo ammazzano con 17 pugnalate, e tra i sospetti (che non verranno mai veramente indagati) ci sono politici, garibaldini, e persino il figlio di Giuseppe Garibaldi, Ricciotti, tutti coinvolti nei fatti di corruzione per la concessione degli appalti edilizi[5].

Nella prima metà del XX secolo, il quotidiano, dopo l’introduzione della stereotipia, diventa un mezzo di informazione e di opinione fenomenale, tant’è vero che le dittature di tutto il mondo proibiscono la pubblicazione di qualsiasi foglio che non sia controllato dal regime, il fascismo introduce l’albo dei giornalisti (per poterli controllare[6]), e l’opinione dell’opposizione viene divulgata soprattutto grazie alla pubblicazione di giornali clandestini[7]. Nonostante la clandestinità, questi fogli coraggiosi riescono, nel 1924, a scoprire la verità sull’assassinio del segretario nazionale socialista Giacomo Matteotti, di cui Benito Mussolini è il mandante[8].

1975: la TV di Stato italiana ricorda l’omicidio Sonzogno con un film basato sugli atti processuali[9]

Trent’anni più tardi quest’era finisce[10]. Non lo fa in un colpo, ma con uno stillicidio infinito: in Italia, nel 1960, ogni giorno vengono venduti oltre 5 milioni di quotidiani[11]. Anche a causa della diffusione della televisione, sessant’anni più tardi, nonostante la popolazione sia aumentata di quasi il 20% da allora, e l’alfabetizzazione raggiunga tutti, in Italia vengono venduti 1,4 milioni di quotidiani, di cui 230’000 sportivi[12]. Nel resto del mondo occidentale lo stillicidio è parallelo a quello italiano – e gli esperti calcolano che, nel 2025, solo un terzo dei quotidiani e settimanali che esistevano 50 anni fa nell’Occidente industrializzato e nell’area del Patto di Varsavia sarà ancora in edicola, spesso con tagli umilianti alla diffusione, al numero di giornalisti e di pagine, e persino la rinuncia alla quotidianità[13]. Questa cifra di fallimenti aumenta ancora se si considera la stampa locale[14].

In queste condizioni, il giornalismo d’inchiesta muore. Gli editori non hanno i soldi per affrontare i costi delle ricerche e, dopo aver pubblicato, resistere alla pioggia di reazioni giudiziarie, che nel corso degli anni raggiungono cifre e tempi proibitivi. I giornalisti sono i primi ad accorgersene, e nel 1997 fondano ICIJ (International Consortium of Investigative Journalism), che riunisce le migliori firme del pianeta e porta dapprima alla scoperta delle lobbies segrete dell’industria del tabacco e, poi, alla pubblicazione dei Panama Papers, che per la prima volta raccontano le fitte reti della finanza offshore, del riciclaggio di denaro sporco e dell’evasione fiscale[15].

ICIJ si finanzia quasi esclusivamente con delle donazioni e con le percentuali assicurate dalla giustizia anglosassone a chi permette allo Stato di recuperare denaro sottratto illegalmente alle sue casse[16]. Al di fuori di questo circuito, chi racconta verità scomode rischia la persecuzione giudiziaria – come nei casi di Edward Snowden[17] e di Julian Assange, che hanno pubblicato migliaia di documenti segreti militari e dello spionaggio occidentale e sono stati condannati a pene detentive di decenni[18]. L’unica grande operazione di informazione globale indipendente è quella della creazione di Wikipedia – un’idea geniale che ha per sempre cambiato il mondo dell’informazione.

Ma questo non impedisce che la stampa quotidiana muoia, anzi: aumenta la velocità di questa tendenza. Le ragioni sono molte, a partire dallo sviluppo del servizio informativo della televisione prima, e di internet poi. Qualsiasi cosa appaia in un quotidiano cartaceo, è già vecchia di ore, e coloro che lo desiderano non solo la sanno già, ma hanno visto delle immagini in TV oppure online. Mentre i costi della televisione, che all’inizio erano giganteschi, continuano a diminuire, quelli della carta stampata aumentano costantemente. Ovunque nel mondo, oggi, far uscire un giornale cartaceo costa più di quanto sia possibile ricavarne, e la forbice tra spese e guadagni si allarga sempre più, fino a raggiungere il punto in cui o si passa ai giornali online tout-court, o si riesce a finanziarli solo come parte di una strategia di propaganda complessiva di organizzazioni ricche e potenti[19]. Attendersi da questi ultimi un’informazione corretta, ovviamente, è superfluo.

10 aprile 2019: Julian Assange viene arrestato nell’Ambasciata dell’Ecuador a Londra, nella quale viveva segregato dal 2012[20]

I social networks hanno dato il colpo di grazia al sistema: da un lato Facebook e TikTok hanno sostituito completamente la parte di intrattenimento dei giornali, e dall’altro Twitter ha profondamente cambiato il modo di comunicare contenuti, notizie ed opinioni. Non solo: questo cambiamento è stato “venduto” alla popolazione come un aumento della libertà di espressione, ed esistono addirittura tendenze che cercano di impedire che ci sia una qualche forma di censura nei confronti delle lobbies più potenti, come quelle reazionaria fiorite intorno a Donald Trump, al suprematismo bianco americano ed al neoimperialismo russo e cinese[21]. Ma è una bugia pericolosa.

Grazie anche alla nascita ed al successo di questi mezzi di comunicazione, la libertà di espressione viene sempre più ridotta – e non solo per la diminuzione delle testate giornalistiche indipendenti: in Russia, in Cina e negli Stati Uniti, chiunque produca contenuti politicamente spiacevoli per i partiti al potere, viene espulso dai social networks senza nessuna delle garanzie costituzionali. Mentre in passato chi si fosse risentito del contenuto di un articolo portava il giornale ed il giornalista in tribunale, e questi erano giustamente costretti a dimostrare di aver scritto il vero, ora basta una rimostranza qualunque per cancellare il diritto di espressione.

Un esempio: la piccola rivista online dell’associazione Democracy Center for Transparency[22], che conta poche centinaia di lettori nel mondo arabo, è stata chiusa da GreenGeeks[23], l’azienda americana che ne gestisce il server, poiché un’azienda tedesca di una certa rilevanza ha protestato, appigliandosi ad una nuova legge federale che invita chi amministra i cloud ad espellere dal web chiunque esprima pareri critici[24]. Non si tratta di fake-news, nessuno mette in discussione la veridicità dei contenuti, ma si tratta semplicemente di un esagerato diritto alla privacy, che difende solo e soltanto chi ha qualcosa da nascondere.

Un altro esempio: un analista di IBI World è stato escluso da Instagram e Facebook, senza possibilità di replica, per aver pubblicato tre articoli – uno sulle persecuzioni degli Uiguri in Cina, uno sulla situazione dei curdi, ed uno critico nei confronti del presidente turco Erdogan a causa del ruolo avuto dal suo esercito nel conflitto nel Nagorno-Karabakh. L’intero collettivo di IBI World è stato escluso da Mediapart (il più grande quotidiano online d’Europa, edito a Parigi) per aver pubblicato un articolo di critica al governo svedese sul trattamento degli immigrati[25]. Su Linkedin, invece, io stesso sono stato escluso da un gruppo internazionale di geopolitica, gestito da Washington, a causa delle mie opinioni troppo filoeuropeiste.

www.mediapart.fr

Non parliamo di cospirazioni, ma di ottusità individuale. IBI World, come molto altri siti giornalistici indipendenti, pubblicano articoli con decine di note a piè di pagina, perché vogliono dimostrare la fondatezza delle proprie ricerche. Le stesse testate che cercano di impedire il nostro lavoro permettono sproloqui altrui contro persone ed organizzazioni messe all’indice dai governi delle tre grandi potenze: eseguono ordini che non sono mai stati impartiti, ed agiscono per eccesso di timore per l’autorità.

Inutile arrabbiarsi. Ogni scelta va capita e rispettata. Gli Stati Generali[26], che ospitano da anni i nostri interventi, hanno una linea più indipendente e più coraggiosa. Ma non possono permettersi una redazione ed inchieste, perché il quotidiano si regge solo grazie alla sua gratuità, ed all’immane sforzo di chi lo dirige per garantire, allo stesso tempo, per quanto possibile, la qualità. Ma sono certo che anche l’editore de Gli Stati Generali ragiona sul futuro, e forse un giorno deciderà di compiere delle scelte che escludono qualcuno.

Dal momento che questi social networks e quotidiani online sono aziende private, è loro diritto escludere chi vogliono. In un mondo in cui le divisioni politiche sono divenute impalpabili, quelle che contano sono le divisioni del fondamentalismo religioso e nazionalista. Viviamo in un mondo in cui sempre meno persone vanno a votare, ed i partiti seguono sempre più i “like”, che sono spesso contraffazione[27]. Ma si tratta di una tendenza irreversibile e che, probabilmente, diventerà sempre più veloce.

La soluzione è ovvia. Il giornalismo online costa meno, e gruppi organizzati di analisti e giornalisti, come IBI World, può continuare a fare informazione perché esistono editori come Gli Stati Generali, che hanno il pubblico, e perché esistono università ed ONG internazionali che, anche in futuro, sono disposte a pagare per avere un risultato professionale. Lo stillicidio, insomma, riguarda la carta stampata. Il bisogno di sapere e di libertà, vogliamo credere, non morirà mai.

 

[1] https://www.criterion.com/current/posts/7613-citizen-kane-the-once-and-future-kane
[2] https://www.treccani.it/magazine/atlante/societa/Era_la_stampa_bellezza.html
[3] Shane O’Sullivan, “Dirty tricks; Nixon, Watergate and the CIA”, Skyhorse Publishing, New York 2018
[4] https://www.studenti.it/giornalismo-inchiesta-italia.html
[5] Roberto Mazzucco, “I sicari di Trastevere”, Sellerio, Palermo 2011; https://escholarship.org/content/qt3f8449v2/qt3f8449v2_noSplash_5948bac8b133270834afcece5e080b61.pdf?t=pn9sz4
[6] https://www.odg.it/la-storia
[7] Mimmo Franzinelli, “Non mollare”, Bollati Boringhieri, Torino 1955
[8] Mauro Canali, “Il delitto Matteotti”, Il Mulino, Bologna 2004
[9] http://angologiallo.blogspot.com/2017/11/litalia-che-fu-il-delitto-sonzogno.html
[10] https://www.treccani.it/enciclopedia/giornale-e-giornalismo_res-7e54d2a9-87e9-11dc-8e9d-0016357eee51_%28Enciclopedia-Italiana%29/
[11] https://www.treccani.it/magazine/atlante/societa/Era_la_stampa_bellezza.html
[12] https://www.fieg.it/documenti_item.asp?page=1&doc_id=484
[13] https://localnewsinitiative.northwestern.edu/research/state-of-local-news/report/
[14] https://www.brookings.edu/wp-content/uploads/2019/11/Local-Journalism-in-Crisis.pdf
[15] https://www.icij.org/investigations/panama-papers/
[16] www.icij.org
[17] https://edwardsnowden.substack.com/
[18] https://wikileaks.org/
[19] Charlie, meno giornalismo – Il Post
[20] https://fr.style.yahoo.com/en-images-arrestation-julian-assange-120757488.html
[21] PETER THIEL: IL SOGNO DI UNA TECNOCRAZIA MISTICA | IBI World Italia ; ELON MUSK: LO SBRUFFONE PIÙ PERICOLOSO DEL MONDO | IBI World Italia ; CAMBRIDGE ANALYTICA: I CRIMINALI CHE CI CONVINCONO A VOTARE TRUMP | IBI World Italia
[22] https://dctransparency.com/de/demokratiezentrum-fur-transparenz/
[23] https://www.greengeeks.com/legal/tos ; https://www.greengeeks.com/legal/privacy
[24] https://www.dmca.com/Takedowns.aspx?r=m
[25] IL GENOCIDIO DEGLI UIGURI: INTERVISTA A DOLKUN ISA | IBI World Italia ; SOLI COME CURDI | IBI World Italia ; LA SVEZIA MULTICULTURALE – LA FINE DI UN MITO | IBI World Italia
[26] https://www.glistatigenerali.it/
[27] CAMBRIDGE ANALYTICA: I CRIMINALI CHE CI CONVINCONO A VOTARE TRUMP | IBI World Italia

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CAT: Editoria, società

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