Le trivelle croate che non lo erano

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3 Aprile 2016

Nelle ultime ore è stata molto condivisa su Facebook una cartina che mostra le ventinove aree di concessione per l’esplorazioni di idrocarburi identificate dalla Croazia nel mare Adriatico.

trivelle croate
La cartina è vera, ma inevitabilmente mostra solo una parte di verità. L’identificazione delle aree è quella descritta nella mappa. Una decina di concessioni per nuove estrazioni sono state preliminarmente assegnate a gennaio 2015. Nell’estate 2015 però la Marathon Oil americana e la OMV, che avevano ottenuto la maggior parte dei campi, hanno rinunciato alla concessione ottenuta.
Nell’ottobre dello stesso anno il ministro croato decise di sospendere la firma degli altri accordi, in attesa degli esiti elettorali.  Il tema delle esplorazioni ed estrazioni di idrocarburi era infatti particolarmente sensibile avendo sollevato vibranti proteste tra la popolazione e la coalizione al governo preferiva tenerlo fuori dalle discussioni elettorali.

Alle elezioni del 8 novembre i socialdemocratici al governo furono sconfitti. Dopo lunghe trattative i partiti vincitori (HDZ e Most) designarono Tihomir Orešković come primo ministro. Nel discorso di presentazione del governo il premier annunciò la moratoria alle concessioni che quindi non sono state ancora sottoscritte e rimangono sospese a tempo indeterminato.

Quindi al momento non sono previste nuove esplorazioni in acque croate. Continueranno quelle relative alle concessioni già in essere. Secondo l’agenzia nazionale degli idrocarburi la produzione croata in mar adriatico è pari a circa un quarto di quella italiana.
Allo stesso modo, comunque vada il referendum, continueranno le estrazioni di gas in acque italiane dalle piattaforme esistenti oltre le 12 miglia, visto che non sono sottoposte al quesito del 17 aprile. Oltre le 12 miglia sono possibili anche nuove concessioni e nuove estrazioni.
Per chi volesse sapere quali sono gli impianti che rimarranno comunque attivi in Italia, segnalo il magnifico lavoro di Cittadini Reattivi che ha prodotto una bellissima mappa interattiva.

 

Immagine tratta dal sito della Croatian Hydrocarbon Agency.

TAG: Adriatico, Energia, gas, gas naturale, petrolio, referendum, referendum 17 aprile 2016
CAT: energia

2 Commenti

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  1. sergio-bagnasco 8 anni fa

    Aggiungo che il governo croato ha coinvolto i governi degli altri paesi adriatici per trovare una soluzione unitaria.

    In ogni caso, il tema di cosa avvenga lungo la costa croata o altrove è un capzioso argomento tirato fuori da chi vuole creare confusione e distorcere l’oggetto in discussione.

    Il referendum non è un SI o NO alle trivelle, ma un SI o NO alla durata delle concessioni per i pozzi posti entro le 12 miglia.
    Adesso questa durata coincide con la vita del giacimento, vale a dire sino a esaurimento; di conseguenza è il concessionario che decide la durata della concessione, definendo autonomamente le proprie attività.

    Il tema del referendum, chiesto da 9 consigli regionali, non è la chiusura delle trivelle, ma il ripristino di un principio giuridico che vale anche per le altre trivelle, quelle oltre le 12 miglia, vale a dire una scadenza certa e nel caso la riconsiderazione della concessione al momento della scadenza.

    Se, come qualcuno afferma, non c’è alcun pericolo, perché nessuno propone l’abolizione del divieto di nuove concessioni entro le 12 miglia?

    Se la norma oggetto di referendum fosse giusta, perché non è stata estesa a tutte le piattaforme il concetto di validità fino a esaurimento del giacimento?

    Si potrà mai discutere in questo Paese di qualcosa senza doversi confrontare con un esercito di guastatori perditempo che menano il can per l’aia?

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    1. gianluca-ruggieri 8 anni fa

      sono d’accordissimo, come scrivevo del resto qui
      http://www.glistatigenerali.com/energia-economia-reale/breve-enciclopedia-sul-referendum-e-tre-buone-ragioni-per-votare-si/

      Rispondi 0 1
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