Verso il miglioramento della Direttiva Europea sull’efficienza energetica

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23 Novembre 2016

di Guglielmo Ricciardi

Lo sviluppo delle attività e delle esigenze umane, accompagnato dalla crescita economica, è stato fino ad oggi legato ad un cospicuo aumento dell’uso di energia in diverse forme. Per rendere l’idea di tale incremento, si consideri che dal 1973 al 2006 i consumi energetici mondiali sono cresciuti da 4.672 a 8.084 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio. Le attuali proiezioni per il futuro delineano ulteriori aumenti del fabbisogno globale di energia.

Le conseguenze ambientali, sociali ed economiche di consumi energetici sempre più elevati sono estremamente rilevanti ed esigono pertanto risposte immediate ed efficaci, che necessariamente comportano anche il cambiamento di modelli culturali ampiamente consolidati. Il tema dell’efficienza energetica si è quindi inevitabilmente imposto come uno degli elementi chiave nell’ampio dibattito relativo allo sviluppo sostenibile. E’ stato stimato che entro il 2030 il solo incremento dell’efficienza energetica potrebbe contribuire all’abbattimento del 57% delle emissioni mondiali di biossido di carbonio legate al consumo di energia.

Le politiche europee sul tema dell’efficienza energetica sono contenute nella Direttiva 2012/27/UE, che ad oggi ambisce alla riduzione del 20% dei consumi d’energia entro il 2020. Negli ultimi mesi è emersa la volontà da parte della Commissione Europea di proporre in Parlamento Europeo diverse modifiche ai contenuti della Direttiva del 2012 sull’efficienza energetica. La prima azione proposta consiste nel miglioramento della soglia d’efficienza energetica dal 20 fino al 30%, valore ancora al di sotto della proposta fatta dal Parlamento europeo che mira al 40%. Tuttavia, l’azione della Commissione è fondamentale per l’avvio del processo legislativo, che rimane però in mano al Parlamento. Come si riuscirà ad ottenere questo nuovo obiettivo? L’Articolo 7 della Direttiva definisce i regimi obbligatori per il raggiungimento della soglia dell’1,5% di risparmio energetico nelle vendite finali di energia dal 2014 al 2020 per ogni stato membro dell’UE. Ad oggi, per conseguire tali obiettivi, sono stati introdotti degli incentivi a livello nazionale chiamati certificati bianchi, anche noti come Titoli di Efficienza Energetica (TEE). Sono titoli negoziabili che certificano il conseguimento di risparmi energetici negli usi finali di energia attraverso interventi e progetti di incremento di efficienza energetica. Il sistema dei certificati bianchi è stato introdotto nella legislazione italiana dai decreti ministeriali del 20 luglio 2004 e prevede che i distributori di energia elettrica e di gas naturale raggiungano annualmente determinati obiettivi di risparmio di energia primaria, espressi in Tonnellate Equivalenti di Petrolio risparmiate (TEP). I certificati bianchi aiutano le imprese del settore energetico a spostare gradualmente le loro attività verso i servizi che migliorano l’efficienza energetica piuttosto che la mera fornitura d’energia. Tuttavia i calcoli per il raggiungimento della soglia dell’1,5% presentano delle lacune, che di conseguenza riducono i livelli dell’obiettivo ottenuto da ogni stato fino allo 0,75% negli usi finali (ad esempio con l’esclusione dal calcolo delle vendite del trasporto d’energia della linea di base).

 

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Fonte dell’immagine: Friends of the Earth Europe sulla base dei dati di International Energy Agency e European Commission.

È probabile che la Commissione Europea proponga il prolungamento dell’applicazione dell’articolo 7 oltre il 2020. Questo è molto positivo, anche se probabilmente sancirà la persistenza delle lacune, con la conseguenza che l’obiettivo dell’1,5% resterà ridotto di quasi la metà. La revisione della Direttiva Europea sull’efficienza energetica è un’ottima occasione per affrontare i punti deboli dell’articolo 7 e rafforzare questo grande strumento, eliminando le scappatoie e le esenzioni che riducono di fatto il risparmio annuale effettivo. Occorre infatti garantire che almeno l’1,5% di risparmio venga conseguito ogni anno. I vantaggi sul lungo periodo, oltre che di carattere ambientale ed economico, consentirebbero di centrare l’obiettivo che l’UE si è imposta attualmente ed in futuro.

La seconda azione proposta per il miglioramento della Direttiva riguarda il risparmio energetico nel settore delle costruzioni e verte sull’introduzione di apparecchi elettronici per il monitoraggio ed il controllo delle funzionalità degli impianti che richiedono l’utilizzo d’energia elettrica (ad esempio grazie all’introduzione di smart meter, dispositivi che ci consentono di controllare 24 ore su 24 i consumi energetici negli edifici ed eventuali malfunzionamenti). Infine l’ultimo punto della proposta vedrà l’introduzione dell’attestazione di certificazione energetica degli immobili che hanno raggiunto gli obiettivi d’efficienza richiesti dalla Direttiva, inserendoli in una banca dati nazionale.

In conclusione la revisione della Direttiva Europea sull’efficienza energetica nell’ambito del settore delle costruzioni proposta dalla Commissione Europea non riesce ad affrontare alcune questioni cruciali, come il modo per aumentare le ristrutturazioni edilizie o per migliorare il sistema di certificazione energetica, e non garantisce che il potenziale risparmio energetico del settore immobiliare venga effettivamente attuato. Alcune delle misure proposte sono buone (come il collegamento fra incentivi finanziari e certificazione energetica e la costruzione di un database nazionale dei certificati energetici emessi), ma non è chiaro come queste misure creino l’impulso per il rinnovo del patrimonio edilizio esistente, necessarie per de-carbonizzare il settore.

TAG: Efficienza energetica, Unione europea
CAT: energia

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