Una metropolitana ogni mezz’ora: il nuovo anno a Roma ha un sapore antico
Chissà cosa avranno pensato i turisti stranieri presenti a Roma, quando hanno visto che il tempo di attesa di un treno della metro era di 30 minuti… per mancanza di personale. Forse hanno pensato che si trattasse di uno sciopero nella notte di Capodanno, non riuscendo a immaginare che invece era una carenza di autisti per ragioni non meglio identificate. Il 2015 per i trasporti pubblici romani non è cominciato nel migliore dei modi e la speranza di un “anno nuovo, vita nuova” è stata frustrata da un italico vizio: l’assenza nel giorno di festa. I fatti sono facilmente riassumibili: tra il 31 dicembre e l’1 gennaio sono state drasticamente ridotte sulla linea A della Metro (quella che prevede fermate a Barberini, Piazza di Spagna, Piazza del Popolo) per una carenza di autisti, chiamati a svolgere il turno straordinario fino alle 2.30. La conseguenza è stata logica: corse diradate e treni stracolmi; una manna per i borseggiatori che invece hanno dimostrato di non riposare nemmeno nei giorni festivi. E loro sì che hanno fatto gli straordinari. È pur vero che siamo in inverno, con temperature rigide, e molti sono a letto con l’influenza. Quindi molti lavorato saranno stati davvero costretti a dare forfait. Tuttavia, “a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca” e in questo caso la “malattia di massa” dei dipendenti Atac fa sorgere qualche legittimo sospetto. Se poi è stata una forma di protesta, meglio renderlo noto per evitare figuracce e la slavina di rabbia popolare. Almeno un reale chiarimento sarebbe auspicabile per far eventualmente ricredere chi si è irritato. Al di là del disagio legato alla contingenza, c’è un danno di immagine che non è facilmente riparabile: viene consolidata la convinzione che “è sempre la solita Italia”. Roma, la Capitale, non è in grado di offrire un servizio dignitoso nella serata in cui c’è una grande richiesta di mobilità per i vari eventi previsti. Il turista guarda la città come un palcoscenico spettacolare, ma con una gestione quantomeno discutibile. Più in generale, l’Italia viene vista come un paradosso: tanta bellezza e altrettanta incapacità a valorizzarla. Si parla spesso del turismo come “petrolio italiano” e di recente c’è stata un furibonda polemica sulla chiusura degli scavi di Pompei nei giorni di Natale e di Capodanno. Almeno, in questo caso, l’informazione era stata resa nota (sebbene non proprio il largo anticipo, visto che la comunicazione ufficiale è stata diramata solo il 23 dicembre) rispetto al caos di Capodanno. Sembrerà una forzatura, eppure è evidente una correlazione tra servizi complessivi della città e proposta turistica. Il settore può diventare il “petrolio italiano”, ossia una fonte di ricchezza, solo se nasce una sinergia tra tutti gli attori chiamati in causa. Dai Ministeri ai lavoratori, passando per gli Enti locali. È inutile chiedere riforme, accusare il governo e le Istituzioni, se poi la notte di Capodanno – nella migliore delle ipotesi – passa un treno ogni quarto d’ora.
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